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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Confesercenti: "Piadina Igp strumentalizzata, parola di Pozzetto"

Prosegue la crociata di Confesercenti e Slow Food contro l'IGP della piadina. A loro sostegno anche il gastronomo Gaetano Pozzetto. Lo dicono in una nota le tre associazioni di Ravenna, Forlì e Cesena

Prosegue la crociata di Confesercenti e Slow Food contro l’IGP della piadina. A loro sostegno anche il gastronomo Gaetano Pozzetto. Dicono in una nota le tre associazioni di Ravenna, Forlì e Cesena: “Dai toni e dai termini usati a sproposito nei giorni scorsi (Jihad???) sembrerebbe proprio che i proponenti l’Igp, che hanno speso circa 10 anni nella costruzione di questo disciplinare che tutela di fatto solo la piadina industriale, siano rimasti molto seccati dalla presa di posizione di Slow Food Emilia Romagna, dell’Associazione per la Valorizzazione della Piadina Romagnola e di Confesercenti, ritenendola una voce isolata e fuori luogo“.

Le associazioni di commercianti e Slow Food citano così anche Pozzetto: “Forse allora è opportuno citare un  “testo sacro” che i proponenti questo Igp hanno consegnato, assieme al disciplinare, a tutti i presenti lo scorso 19 ottobre, a Rimini, durante l’audizione di pubblico accertamento da parte dei funzionari del Ministero delle Politiche Agricole: il libro di Graziano Pozzetto “La Piadina Romagnola Tradizionale”. Del resto, per redigere parte del disciplinare, le stesse associazioni proponenti l’Igp hanno attinto a questo testo e, se l’hanno distribuito in un momento così ufficiale, sarà segno che approvano ciò che esso contiene. Vogliamo riportare anche noi qualche passo dal volume di Pozzetto“.
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E ancora: “Le ragioni del successo della piadina - scrive Pozzetto - sono tante e per lo più legate alla piada tradizionale. […] In proposito non mancano […] strumentalizzazioni, velleitarie e pretenziose, ai fini dell’ottenimento dell’Igp. Lo scrittore prosegue nel libro riportando e sottoscrivendo il pensiero di Michele Marziani: “Fuori dalla Romagna, a Roma, a Milano, a Verona, la piada, anzi le piade, diventeranno riconoscibili come prodotti del territorio dove sono nate. Così dicono i sostenitori dei marchi. Bene, non credeteci, è una grande bugia raccontata per cavalcare la moda dei cosiddetti prodotti tipici. La piada industriale (dove per industriale non s’intende la dimensione dell’azienda, […] ma il sistema di produzione), imbustata e precotta, sarà anche un dignitoso prodotto per la grande distribuzione, ma non c’entra nulla con la piadina romagnola…”.

E infine, sempre nella nota di Confesercenti: “A mio opinabile parere, - commenta Pozzetto - quell’Igp esprime un sistematico, arbitrario, grave tradimento culturale rappresentato da incoerenze produttive, stravolgimenti della peculiarità e delle diversità consolidate dalla piada, che dovrebbero essere esaltate e garantite in un prodotto tipico tradizionale. Certo, gli industriali romagnoli cercano legittimamente di proteggere la loro produzione da chi fa cosa analoga fuori dalla Romagna. Ma la vera Piadina Romagnola è un’altra cosa. È quella dei chioschi e delle azdore e non deve essere strumentalizzata e confusa con la produzione industriale. Quindi, se ci deve essere un marchio di tutela, le istituzioni crediamo dovrebbero garantire che nome e tradizione della “Piadina Romagnola” vengano lasciati a chi svolge la produzione rispettando i criteri di freschezza, quotidianità, manualità e territorialità della “vera piadina”: ciò che fanno i chioschi e le azdore di molti ristoranti“.
 

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