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Coronavirus, il sindacato annuncia: "Sciopero in Marcegaglia"

Sciopero in Marcegaglia: a disporlo è il sindacato Slai Cobas, che ha aderito allo sciopero nazionale programmato per mercoledì 25 marzo

Sciopero in Marcegaglia: a disporlo è il sindacato Slai Cobas, che ha aderito allo sciopero nazionale programmato per mercoledì 25 marzo. "Sosteniamo tutti gli scioperi in corso e condividiamo lo sciopero del 25 marzo per tutte le fabbriche del nostro paese che sono aperte e considerate dagli operai non in sicurezza e non di servizi essenziali - spiegano dal sindacato - Secondo il dpcm del 22 marzo per quello che riguarda Ravenna, la Marcegalia non è un'azienda dove la "produzione è essenziale", quindi la sua attività è sospesa, anche se la stessa Confindustria ha imposto le sue "clausole flessibili" per aggirare il blocco degli impianti previsto dal decreto. Il "protocollo sicurezza" è insufficiente a garantire gli operai, non bastano le misure che si prendono all'ingresso, la dotazione di mascherine e guanti, la sanificazione degli ambienti, quando gli operai lavorano in produzione come prima. Padroni e governo vogliono comunque salvaguardare la produzione e i loro profitti, i lavoratori invece devono battersi per salvaguardare la propria salute e quella dei famigliari, impedendo nello stesso tempo che, con la scusa del Coronavirus, l’azienda peggiori o metta a rischio salari e lavoro".

"Comunque - insistono i sindacalisti - se non vengono attuate rigidamente le misure di salvaguardia della salute dei lavoratori, anche nei giorni successivi bisogna fermarsi, fare sciopero senza aspettare l’indizione sindacale, così come sta avvenendo in altre fabbriche. Lo Slai cobas per il sindacato di classe, a fronte della gravissima situazione posta dall'emergenza sanitaria Coronavirus, ritiene di dover svolgere ogni attività a tutela della salute, della sicurezza, del lavoro e del salario di tutti i lavoratori, iscritti e non iscritti, in tutte le forme necessarie, fatte salve le precauzioni imposte dai decreti sul versante sanitario. Siamo disposizione dei lavoratori e, proprio in questo clima di salute pubblica, abbiamo il diritto/dovere di muoverci, andare alla fabbrica, sui posti di lavoro, con tutte le misure sanitarie necessarie, a tutela del bene comune e senza che alcun ostacolo venga posto alla nostra azione".

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