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Economia

Tutti i numeri della crisi, nel ravennate calo del Pil dell'1,2%: soffre l'edilizia

Per la provincia di Ravenna il calo del Pil 2013 è stato dell’1,2%, mentre le previsioni per il 2014 e il 2015 si attestano rispettivamente al +0.6% e al +1,0%

I numeri che misurano l’andamento del sistema produttivo emiliano-romagnolo nel 2013 sono tutti di segno negativo. Per la regione Emilia Romagna, infatti, Prometeia ha stimato una diminuzione del Pil 2013 del -1,5% con una previsione di crescita dell’1,0% nel 2014 e dell’1,5% nel 2015. Per la provincia di Ravenna il calo del Pil 2013 è stato dell’1,2%, mentre le previsioni per il 2014 e il 2015 si attestano rispettivamente al +0.6% e al +1,0%.

Per quanto riguarda l’occupazione, in Emilia Romagna il numero degli occupati nel 2013 è stato pari a 1.938.000 unità, in calo dell’1,6% rispetto al 2012. Il tasso di occupazione è sceso di 1,3 punti percentuali al 66,3%, il tasso di disoccupazione è salito dal 7,1% all’8,5%. Per Ravenna lo scenario del mercato del lavoro ha fatto registrare, nel corso del 2013, un tasso di disoccupazione medio provinciale pari al 9,9 (triplicato rispetto al 2008)  e un calo del tasso di occupazione di un punto in percentuale rispetto al 2012, passando dal 67,6% al 66,6% (dati ISTAT). Su scala regionale lo stock delle imprese si è attestato a 468.318 unità con un tasso di decrescita sul 2012 pari al –0,95%, -4.531. Peggio ha fatto l’artigianato che diminuisce la propria consistenza del 2,1%, portando lo stock a 137.108, -2.951 unità (dati Unioncamere).

“A Ravenna – ha sottolineato Maurizio Gasperoni, responsabile della Divisione Economica e Sociale della Cna  - al 31 dicembre 2013, sono 41.116 le aziende iscritte al Registro delle Imprese provinciale, 694 in meno rispetto al 31 dicembre 2012. E’ il calo più importante degli ultimi quindici anni, in termini relativi pari al -1,7%. Rispetto alla media generale provinciale l’arretramento del comparto dell’artigianato è risultato più pesante. Al 31 dicembre 2013, nel confronto con l’anno precedente, le imprese artigiane si sono ridotte di 389 unità, pari al -3,3%, ad indicare che sono le imprese di minore dimensione e di alcuni settori a tipica vocazione artigiana a subire le conseguenze peggiori della crisi".

"Il numero delle imprese artigiane del settore dell’edilizia, che rappresentano da sole oltre il 40% del totale delle imprese artigiane, è diminuito del 4,1% - ha proseguito Gasperoni -. Analoga la riduzione per le imprese artigiane del settore manifatturiero (-4,3%), più ampia per quelle del settore trasporto e magazzinaggio (-7,4%). In flessione anche i settori dei servizi alle imprese (-1,9%) e degli altri servizi (-0,5%). All’opposto sono in crescita le imprese artigiane più legate al commercio, con un +1,8% e al turismo, +0,5% (dati della Camera di Commercio di Ravenna)".

Quindi una valutazione poi sull’andamento della movimentazione delle imprese relativo al primo trimestre 2014: "Lo stock raggiunto dal Registro Imprese al 31 marzo 2014 è pari a 40.892 unità, con un differenziale rispetto al 31 dicembre 2013 di 224 imprese, il più basso dell’ultimo quinquennio - ha illustrato Gasperoni -. Lo stock raggiunto dall’Albo Artigiani nel primo trimestre è di 11.063 unità, 122 imprese in meno rispetto al 31 dicembre 2013 ed anche in questo caso con il differenziale più corto dell’ultimo quinquennio. Questo trend, se si confermerà nel corso del 2014, può determinare un bilancio di fine anno della movimentazione aziendale provinciale del Registro Imprese e dell’Albo Artigiani ancora in rosso, ma sicuramente con differenziali negativi molto più contenuti rispetto al 2012 e al 2013".

Infine, l’andamento relativo a credito e investimenti: Nel corso del 2013 sono stati concessi in ambito provinciale, attraverso “Unifidi” filiale di Ravenna, 776 finanziamenti, contro i 925 concessi al 31 dicembre (-15,60%). Per quanto riguarda gli importi dei finanziamenti concessi, si è registrato un decremento al 31 dicembre del 13,21% rispetto a quanto concesso al 31 dicembre dell'anno precedente. In merito all’operatività dei finanziamenti concessi nel corso del 2013, circa il 65% dei finanziamenti si riferiscono a richieste per liquidità aziendale, consolidamento passività e acquisto scorte di magazzino, mentre solamente il 35% è stato invece impiegato per investimenti. Tale situazione conferma lo stato di crisi in cui versa il Paese, e riflette la necessità delle aziende, sempre più rivolte verso il sostegno finanziario per sopperire al calo degli ordini e/o delle commesse, che agli investimenti produttivi. Nel 2008, il 66% dei finanziamenti concessi riguardavano investimenti produttivi (beni mobili/immobili strumentali), mentre il 34% concerneva la liquidità (linee correnti e consolidamento).

“Relativamente alle Sezioni e alle Divisioni di attività – ha aggiunto Alessandro Battaglia, dell’Ufficio Analisi congiunturali Cna - si riscontrano, pur se tutte caratterizzate da un andamento negativo, anche per il 2013, differenze nei trend che caratterizzano i diversi settori. L’agricoltura e l’industria alimentare (dati aggregati), registrano un decremento dello 0,85%. Si conferma anche per il 2013 (nel 2012 -1,40%), quindi, una battuta d’arresto per il settore che aveva visto un forte sviluppo negli ultimi anni, probabilmente anche grazie al consolidarsi di una certa riscoperta delle tradizioni e una maggiore e premiante attenzione manifestata dai consumatori nei confronti dei prodotti di qualità del territorio".

Il settore tessile-abbigliamento-calzaturiero registra una brusca contrazione rispetto al 2012 (-8,90%). Tale dato va contestualizzato nel ridimensionamento che ha caratterizzato il comparto nell’ultimo decennio. Indicativi, a tal proposito, i dati relativi al periodo 2003-2012, che riflettono un decremento superiore al 30%. La meccanica di produzione, uno dei settori maggiormente penalizzato dalla crisi economica, vede un decremento delle imprese del settore pari al 5,69%, proseguendo il trend negativo che aveva già caratterizzato lo scorso anno (-4,43%), e l’anno ancora precedente (-4,77%). Per quanto concerne il settore del legno (industria e lavorazione del legno e fabbricazione di mobili), dopo i forti decrementi dell’ultimo triennio, si registra un’ulteriore contrazione pari al 2,08%.

Ragionando per aggregati, il settore manifatturiero (agroalimentare, sistema moda, meccanica e legno/arredo) registra una diminuzione del 4,72%. L’edilizia, vero traino della crescita dell’Albo delle Imprese Artigiane fino al 2008, prosegue la contrazione (-4,72%), confermando le forti difficoltà del settore. Nell’ambito del comparto, segno meno sia per gli impiantisti elettrici ed elettronici (-3,12%), che – seppure in modo meno marcato -  quelli idraulici (-0,23%), che registrano comunque una forte contrazione dal 2009 (-3,81%), soprattutto per la componente più legata all’edilizia.

Per quanto concerne il settore dei trasporti, il 2013 si chiude con un decremento delle imprese iscritte all’Albo del 7,15%, da ascriversi esclusivamente al trasporto merci (90% delle imprese del settore). Oltre a tali dati inequivocabili, va evidenziata una ulteriore netta contrazione della redditività delle singole imprese (che perdura ormai da diversi anni), dovuta in primo luogo all’ aumento del costo del gasolio per autotrazione (che rappresenta, fra l’altro, la maggiore componente dei costi aziendali e che la categoria non riesce a farsi riconoscere dalla committenza) e dalla riduzione delle tariffe di trasporto riconosciute dal mercato, con ripercussioni pesanti sulla sopravvivenza delle stesse.

Nella manutenzione e riparazione di auto e motoveicoli si registra una non marcata diminuzione (-0,37%), che va comunque a consolidare la contrazione in termini di imprese iscritte che caratterizza costantemente questo settore ormai da diversi anni, generato da un lato dalla crisi dei consumi privati che riducono gli interventi sul loro parco auto, non riparando i piccoli danni o evitando la manutenzione ordinaria del veicolo allo stretto necessario, e dall’altro dall’evoluzione tecnologica dei veicoli che impone una maggiore specializzazione con una conseguente concentrazione delle officine.

Nell’ambito delle attività professionali, si registra una forte decrescita anche per il settore informatico (-5,87%), da attribuirsi principalmente all’attività di computer e hardware. Per quanto riguarda i servizi alla persona, oltre ad un ulteriore decremento delle tinto-lavanderie (-1,75%), si registra un decremento delle imprese di acconciatura ed estetica (-0,51%), che caratterizzano il comparto per quasi il 90% delle imprese registrate del settore. A conferma della sempre maggiore tendenza  delle imprese a strutturarsi in forme complesse di organizzazione, per quanto riguarda la forma giuridica, va segnalato il confermarsi del costante aumento delle società di capitale, aumentate nell’ultimo anno di una percentuale pari all’1,56%.

Per quanto riguarda i principali comuni della Provincia, si evidenzia un deciso decremento occupazionale per Ravenna (-13,50%) e Cervia (-11,09%). Più contenuti, i decrementi relativi a Lugo (-5,74%) e a Faenza (-1,74%). Per il settimo anno consecutivo continua a contrarsi il numero di addetti extra nazionali occupati dalle piccole e medie imprese e dall’artigianato (-5,31%). Dal 2008 si registra una diminuzione di questa forza lavoro pari al 20%. Le nazionalità più rappresentative in termini di dipendenti extra nazionali sono, nell’ordine, quella rumena, albanese, marocchina, senegalese e moldava.

Nonostante il marcato saldo negativo registrato a dicembre 2013, costruzioni, meccanica di produzione e trasporti si confermano come quelle attività che di più, rispetto ad altre, assorbono manodopera extra nazionale. Ragionamento analogo va fatto per gli apprendisti, tradizionale modalità appositamente normata per l’assunzione di giovani da parte delle imprese artigiane. Da inizio 2008 a fine 2013, le assunzioni di apprendisti da parte delle imprese artigiane hanno subìto una riduzione di quasi il 40%.

“Analizzare questi dati – ha esordito il direttore della Cna, Massimo Mazzavillani – è indispensabile per costruire politiche efficaci a misura di piccola impresa. Il 2013 è stato indubbiamente l’anno peggiore dal 2008 ad oggi, l’unico dato positivo viene, infatti, dalle aziende che esportano. Il fatto però che per il 2014 dovremo accontentarci di un rallentamento della decrescita è veramente paradossale. Da troppo tempo ormai stiamo lanciando il nostro grido di allarme, invocando una seria politica industriale rivolta alle piccole imprese che, non dimentichiamolo mai, rappresentano il 97% del nostro tessuto produttivo".

"Una recente indagine dell’Ufficio Studi della Cna sulla tassazione locale conferma che dal 1° gennaio al 15 agosto una piccola impresa lavora per il fisco - ha proseguito -. C’è dunque un problema di tassazione complessivo, oltre a una burocrazia che stritola le aziende e, su questo piedistallo, non si possono sicuramente costruire le riforme che permetterebbero alle imprese di restare sui mercati, continuando a creare, come hanno sempre fatto, benessere e coesione sociale".

"La Cna - ha ricordato Mazzavillani - è impegnata quotidianamente per sostenere e mettere in rete le imprese, per la ricerca di nuovi mercati, per sostenere politiche efficaci sul credito, per la lotta contro l’abusivismo.  E anche se il recente Decreto sul lavoro sembra finalmente andare nella direzione giusta in termini di occupazione soprattutto giovanile, dobbiamo purtroppo constatare che il lavoro non si crea per Decreto ma con politiche industriali efficaci che rilancino il settore manifatturiero, il made in Italy e il turismo, una leva di sviluppo eccezionale per il nostro Paese”.

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