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Occupazione, donne e giovani i più penalizzati. "Aumentano le richieste di passaggi a part-time"

“In sostanza - esemplifica Cinosi - se prima la maggior parte delle richieste che arrivava al sindacato erano su come poter ottenere il part-time, ora ci segnalano il problema opposto: è il datore di lavoro che chiede al lavoratore di passare ad un orario ridotto”

Occupazione in provincia, si moltiplicano i passaggi contrattuali da full time a part-time. Non sono solo i licenziamenti a preoccupare la Cisl nei dati appena resi noti sulla situazione occupazionale a livello nazionale e provinciale “che di fatto riportano indietro il Paese di oltre 37 anni, mettendo a rischio, soprattutto  quelli sull’occupazione giovanile, la tenuta dell’intero sistema contributivo”, secondo il segretario Cisl Romagna, responsabile dell’area di Ravenna Antonio Cinosi. Da segnalare c’è anche un aumento di oltre il 10% del ricorso al part-time e soprattutto dei passaggi da impieghi a tempio pieno a tempo parziale, con una conseguenza diretta sul livello di reddito delle famiglie.

“In sostanza - esemplifica Cinosi - se prima la maggior parte delle richieste che arrivava al sindacato erano su come poter ottenere il part-time, ora ci segnalano il problema opposto: è il datore di lavoro che chiede al lavoratore di passare ad un orario ridotto”. Un fenomeno che è solo la punta dell’iceberg di una crisi che colpisce in varie forme, anche su nostro territorio, l’occupazione femminile, storicamente più precaria e caratterizzata da contratti a tempo parziale, di collaborazione o partita Iva. I settori più interessati sono quelli del terziario, il commercio, della ristorazione e del pulimento e dei servizi in genere. Come deve comportarsi dunque il lavoratore dipendente di fronte alla richiesta sempre più frequente del datore di lavoro? “La trasformazione di un contratto da tempo pieno a tempo parziale presuppone la volontarietà di entrambe le parti. Noi consigliamo sempre di partire da una valutazione della situazione aziendale: se il lavoratore ritiene che la richiesta sia strumentale, consigliamo di resistere alle pressioni, se invece la situazione mostra segni evidenti di difficoltà, la cosa migliore è concordare (per iscritto) una scadenza temporale, 6 mesi o 1 anno ad esempio per il contratto di lavoro a tempo parziale”.

A livello generale, la disoccupazione in provincia (secondo i dati dei centri per l’impiego) è aumentata del 2,5% negli ultimi 12 mesi e anche nei primi tre mesi del 2014 il dato si è alzato (di qualche decimo di punto), anche se in misura minore rispetto a quello nazionale. A rimetterci soprattutto i lavoratori con contratti a tempo determinato, probabilmente perché non si vedono ancora sul territorio effetti di un’eventuale ripresa economica. E al contempo ci sono ancora 4600 dipendenti in cassa integrazione, di cui oltre 3000 in deroga, che almeno possono contare su una forma di reddito: “Anche se - sottolinea Cinosi - i fondi della Regione per questo ammortizzatore, garantiti solo per i primi 6 mesi del 2014, non sono ancora arrivati”. Rispetto alla media nazionale, sul nostro territorio la disoccupazione giovanile è inferiore di 15-20 punti percentuali: una situazione dovuta soprattutto a quella valvola si sfogo che per noi è la stagionalità: “Non abbiamo notato una variazione nelle domande di Aspi e mini-Aspi - osserva il segretario Cisl - segno che comunque i contratti stipulati per la stagione estiva continuano a dare una risposta significativa”.

Cosa fare dunque? “L’occupazione - chiosa Cinosi - non si crea con le riforme. Fino a quando non si libereranno risorse per gli investimenti la crescita non arriverà. E per attirare gli investimenti, serve anche uno snellimento della burocrazia. E’ dal 2010 che parliamo del progetto dei fondali del porto; del patto per lo sviluppo che abbiamo sottoscritto nel maggio 2012 non si è attuato molto. Speriamo che l’avvio del tecnopolo, che inaugura martedì 10 giugno, sia un primo passo verso un’inversione di tendenza, che porti all’innovazione e che dia slancio allo sviluppo”. 

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