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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Decreto sui salumi senza carne di maiale, Coldiretti: "Mora romagnola a rischio"

La denuncia porta la firma del presidente Coldiretti Ravenna Massimiliano Pederzoli, ancora esterrefatto davanti alla proposta di schema di decreto ministeriale che rivede la normativa sulla preparazione dei salum

Mentre a Brisighella domenica scorsa si celebrava una delle eccellenze del territorio, ossia la ‘mora romagnola’ – antica razza riscoperta e allevata con dedizione dai nostri allevatori delle colline faentine – da Roma ecco la sorpresa che non t’aspetti, l’ennesimo attacco al patrimonio agroalimentare italiano promosso dalle lobby dell’industria. La denuncia porta la firma del presidente Coldiretti Ravenna Massimiliano Pederzoli, ancora esterrefatto davanti alla proposta di schema di decreto ministeriale che rivede la normativa sulla preparazione dei salumi, decreto che contempla anche la possibilità – che Pederzoli non esita a definire ‘allucinante’ - di produrre un prosciutto senza carne di maiale, ma che può contenere più acqua e additivi chimici sinora vietati, “il tutto ovviamente – aggiunge il presidente - a danno dei consumatori e dei nostri allevatori”.

Dopo l’allarme lanciato da Coldiretti, il silenzio attorno al decreto promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico e allo studio del Governo è stato rotto prima dal Ministero delle Politiche Agricole – che si è affrettato a garantire la massima vigilanza sul testo in preparazione – poi da Assica, l’associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, in prima linea nel difendere un decreto e una politica più generale che riduce i parametri di qualità dei nostri prodotti più tradizionali, “in pratica – afferma Pederzoli – così facendo si abbatte il livello di competitività del Made in Italy sui mercati nazionali ed esteri, peraltro attentando alle garanzie di scelte informate dei consumatori e al futuro degli allevatori italiani.

"Infatti – prosegue Coldiretti – il decreto in discussione prevede anche la possibilità di realizzare un prosciutto cotto utilizzando carne di altre specie creando confusione nei consumatori sul reale contenuto del prodotto che acquistano. Una possibilità che, come ha dimostrato la recente inchiesta sulla carne di cavallo spacciata per manzo in sughi e polpette,  alimenta  anche il rischio di frodi in un settore dove dall’inizio della crisi nel 2008 ad oggi sono aumentati del 150 per cento i sequestri secondo una analisi della Coldiretti sulla base dell'attività  dei carabinieri dei Nas nei primi nove mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2008".

"Il decreto consente poi l’aumento del contenuto di acqua nei salumi che sarà pagato dagli acquirenti come se fosse carne in un momento di pesante crisi economica. E cancellerebbe il divieto di utilizzo di aromi chimici, aprendo così la strada alla possibilità di correggere gusto e sapore dei salumi fatti con materia prima scadente e di dubbia origine. Paradossalmente viene mantenuta, invece, la possibilità di utilizzare le cosce di maiale congelate per produrre il prosciutto crudo stagionato. Proprio a causa di questa norma – ricorda Coldiretti - due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta dove non è ancora obbligatorio indicare l’origine".

"Altra novità del provvedimento è l’inserimento nel decreto del Culatello, sino ad oggi assente, ma anche qui si apre a una “industrializzazione” del prodotto (uso di involucri artificiali al posto del tradizionale budello naturale, ecc.) che finirà per abbassarne la qualità. Piuttosto che rivedere al peggio le leggi che regolano il settore dei salumi sarebbe utile alla nostra economia adoperarsi per l’attuazione della legge sull’etichettatura con l’indicazione obbligatoria dell’origine italiana, di importanza fondamentale soprattutto per i prodotti trasformati”, denuncia il Presidente Pederzoli, nel sottolineare che “non possiamo commettere un autogol che danneggia il patrimonio di credibilità conquistato dal Made in Italy in Italia e all’estero dove dobbiamo acquisire quote di mercato con politiche di trasparenza e verità”. Pederzoli conclude sottolineando che “è ora di smetterla di predicare in una maniera e razzolare in un’altra, i Ministeri competenti - tuona il Presidente - agiscano in modo tale da cancellare gli obbrobri normativi che sono stati proposti. Se ciò non accadesse - chiosa Pederzoli - vorrebbe significare che, quando qualcuno propone di far ripartire l’economia pensa a quella di chi non produce vero Made in Italy a discapito di agricoltori e produttori onesti”.

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