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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Fonti rinnovabili, allarme di Cna e Confartigianato: "Le imprese rischiano lo stop"

Cna e Confartigianato chiedono una modifica del Decreto Legislativo 28/11, "che recepisce una Direttiva europea e impone, quale requisito per poter effettuare interventi di installazione nel settore delle rinnovabili

"Un'altra legge contro l'occupazione". Cna e Confartigianato sottolineano che "nei prossimi mesi potrebbero trovarsi senza lavoro molti dei 57.000 installatori di impianti che, in Italia, operano nel settore dell’energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico, a biomasse, solare termico, pompe di calore e geotermia) e chiedono una modifica del Decreto Legislativo 28/11, "che recepisce una Direttiva europea e impone, quale requisito per poter effettuare interventi di installazione nel settore delle rinnovabili, percorsi di qualificazione professionale per i responsabili tecnici delle aziende (titolari e dipendenti)".

Sottolineano le associazioni: "L’approssimarsi della data di entrata in vigore dei nuovi sistemi di qualificazione degli installatori di impianti da fonti rinnovabili è accompagnata da un crescendo di preoccupazioni per migliaia di operatori che, a causa di un dispositivo normativo “poco chiaro”, rischiano di essere esclusi dal mercato. Ma, mentre per i laureati e i diplomati agli istituti tecnici la legge non prevede obblighi di formazione, e per i diplomati di scuola professionale impone un corso di 80 ore, non c’è alcun riferimento a titolari e dipendenti in possesso del titolo di studio della scuola dell’obbligo e dell’esperienza maturata in anni di lavoro".

"In pratica, a questi imprenditori si nega sia il riconoscimento delle competenze acquisite sia la possibilità di svolgere corsi di aggiornamento professionale. Per la legge è come se non esistessero - continuano Cna e Confartigianato -. Incomprensibilmente non vi è alcun riferimento all’abilitazione che la normativa vigente riconosce in capo ai Responsabili Tecnici – coloro che sottoscrivono la cosiddetta “Dichiarazione di Conformità” – che hanno lavorato per almeno 3 anni in qualità di “operaio specializzato”. Esperienza professionale, quest’ultima, che equivale a non meno di 10 anni di attività nel settore".

"Peraltro è bene sgomberare subito il campo da qualsiasi equivoco, specificando che tale “soluzione”, o meglio esclusione, non trova alcun fondamento nella Direttiva 2009/28/CE e si pone, fra l’altro, in palese violazione del principio comunitario di libera concorrenza e di quello costituzionale di uguaglianza sostanziale", proseguono le associazioni.

La Cna e la Confartigianato della provincia di Ravenna evidenziano che "nella provincia sono oltre 2500 le imprese che operano in questo settore, che si tratta di una disposizione assurda, inaccettabile e discriminatoria che impedisce di lavorare a migliaia di imprenditori che da anni svolgono con competenza la propria attività. Soprattutto in questo momento di crisi una norma come questa si abbatte come una mannaia sulle imprese e sui lavoratori del settore installazione impianti. Tutto il contrario di quanto servirebbe sia per favorire l’occupazione sia per contribuire a sviluppare il settore delle energie rinnovabili".

La Cna e la Confartigianato annunciano che "coinvolgeranno i parlamentari locali per modificare questa norma incomprensibile e, contemporaneamente, chiederanno alla Regione Emilia-Romagna di attenuare in tutti i modi possibili, gli aspetti iniqui e dirompenti del Decreto, per tutelare le imprese che da anni lavorano con professionalità nel settore dell’impiantistica".

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