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Economia Faenza

In un anno 1000 imprese in meno. "Basta grandi aperture, centro storico in crisi"

L'appello di Confesercenti: "La vediamo dura per la vivibilità dei centri storici, delle frazioni e del commercio dei piccoli paesi"

Al 31 marzo, rispetto alla stessa data dell'anno precedente, il settore del commercio registra una perdita di 279 esercizi (-3,2%) in provincia di Ravenna, e le perdite maggiori sono nel comparto abbigliamento (-24 in sede fissa) e nei piccoli negozi alimentari (-20): è quanto comunica la Camera di Commercio di Ravenna nel suo rapporto trimestrale sull'andamento dell'economia. L'ambito del commercio risulta quello più sofferente rispetto a tutta la gamma dei settori produttivi e complessivamente, in un anno, la provincia di Ravenna ha quasi 1000 imprese in meno registrate alla Camera di Commercio. "Nonostante questo - commentano da Confesercenti Faenza - si prospetta l'ulteriore corsa all'insediamento della media e grande distribuzione, favorita dall'accoglimento di varianti al Rue chieste ad hoc (area ex Cisa; via Granarolo/Gubbio/Montelupo/Grottaglie). Senonché si vocifera anche dell'insediamento di una grande catena tedesca in una area all'uscita di faenza verso Castel Bolognese (zona Fa Gas)".

Confesercenti è fortemente preoccupata per il futuro della rete tradizionale che "non potrà reggere questa seconda ondata di insediamenti, dopo quella che ha portato all'apertura di Le Maioliche, La Filanda e fortunatamente non a quello de Le Perle. E i riflessi di questi nuovi insediamenti non impattano solo sul faentino, ma sull’intera rete del territorio provinciale. Ci si interroga in sessioni plenarie su come rivitalizzare i centri storici e garantire il presidio e la sicurezza delle città, che anche il commercio di vicinato garantisce, poi si fa di tutto per aprire le porte a grandi discount e alla grande distribuzione anche in barba alle norme urbanistiche. La chimera dei posti di lavoro non può sempre essere presa a giustificazione di questi insediamenti perché laddove si assume altri esercizi di vicinato, molti chiuderanno creando licenziamenti. Meno rumorosi perché fanno meno parlare di sé, ma non di meno devastanti per le famiglie - dichiara il presidente di Confesercenti Walter Dal Borgo - Lampante l'esempio della grande struttura commerciale di Fognano che ha fatto chiudere la quasi totalità degli esercizi di vicinato del paese, che oggi è oramai solo un dormitorio, con l'esito che oggi il destino di quella struttura risulta alquanto incerto se non infausto".

“Abbiamo discusso dei Rue, del Progetto di Legge Urbanistica regionale: in tutti gli strumenti si proclama l'obiettivo di consumo zero del territorio, poi invece si edifica solamente e a favore della grande distribuzione - prosegue Dal Borgo - La vediamo dura per la vivibilità dei centri storici, delle frazioni e del commercio dei piccoli paesi. Dovremmo tutti tenere presente che quando si spegne una vetrina aumenta il degrado e diminuiscono la vivibilità e la percezione di sicurezza, nonché la funzione sociale e aggregante delle aree a vocazione commerciale". L'associazione si dichiara sconfortata dall'esito di anni e anni di battaglie per la tutela del piccolo commercio. “Per cinque anni le risorse sono state destinate alla valorizzazione dei centri storici (animazione, arredo urbano, sicurezza, eventi). Ora che quelle risorse non ci sono più, la disponibilità finanziaria è drasticamente ridotta e ci si prospetta una ulteriore ondata di insediamenti che andrà a danno non solo del centro e dei centri, ma anche a danno delle altre strutture della grande distribuzione già esistenti, che in buona sostanza si andranno a dividere le fette di una torta che non è certo aumentata, perché i consumi son ben lontani da essere in ripresa”.

Confesercenti conclude ricordando che anche a Castel Bolognese rimane la "spada di Damocle" di un ulteriore insediamento della grande distribuzione, appellandosi "al buonsenso dell'amministrazione comunale affinché non conceda modifiche ad hoc al Regolamento urbanistico". “Se lo strumento urbanistico è passibile di modifiche per agevolare qualsivoglia insediamento delle grandi catene - conclude il presidente - tanto valeva liberalizzare tutto e rinunciare a governare il territorio”. Queste considerazioni fanno il paio con la forte preoccupazione per la previsione entro il 2020 di avere una ztl pari al perimetro del centro storico per il comune di Faenza.

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