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Stop alle trivelle, vertice in Comune: "Provvedimento totalitario, a rischio il futuro di 10mila lavoratori e del Paese intero"

Ravenna è diventata ormai la città simbolo della battaglia contro il provvedimento "blocca trivelle": e proprio qui si è svolto un vertice a cui sono stati invitati tutti coloro che fanno parte del comparto delle estrazioni

Ravenna è diventata ormai la città simbolo della battaglia contro il provvedimento "blocca trivelle", l'emendamento al decreto legge "Semplificazioni" che riguarda il settore upstream e prevede l'aumento di 25 volte i canoni annuali di coltivazione e stoccaggio degli idrocarburi per tutte le compagnie petrolifere e uno stop di 18 mesi alle ricerche in mare di idrocarburi per realizzare il "Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee". E proprio in Municipio a Ravenna, infatti, martedì mattina si è svolto un partecipatissimo vertice organizzato dal sindaco Michele de Pascale a cui sono stati invitati tutti coloro che a qualsiasi titolo fanno parte del comparto delle estrazioni per condividere, coordinare e programmare le azioni da intraprendere a sostegno del settore e dei lavoratori. Tra di loro anche alcuni volontari di Legambiente, che naturalmente la pensano in maniera diversa su questo tema e che hanno organizzato un piccolo "blitz" con tanto di striscioni.

"Il fatto che siano presenti in sala anche associazioni come Legambiente, che su questo tema ha un'opinione diversa dalla mia, non può che essere un valore - apre la discussione il sindaco de Pascale - Oggi ci si ritrova per chiedere che venga fermato un provvedimento sbagliato presentato in una sola notte senza un approfondito dibattito, senza aver ascoltato sindacati, associazioni economiche, Università. Un provvedimento che contestiamo nel merito e nel metodo: un provvedimento palesemente incostituzionale, visto che sono anche state violate le prerogative dei senatori che avevano diritti di discutere questo provvedimento nei tempi previsti. Per non parlare poi delle coperture finanziarie dello stesso, che sono irrisibili. Aumentando di 25 volte i canoni di concessione, infatti, si rischia l'abbandono delle stesse. Come pensare di aumentare l'affitto di una casa di proprietà di 25 volte e pretendere di guadagnare 25 volte tanto".

Ma il sindaco teme anche che con questo atto si crei una sorta di precedente pericoloso: "Oggi in questa sala ci sono tanti imprenditori che non fanno parte del settore offshore: ma se questa diventa la regola, domani potrebbe accadere a qualunque altro settore. Questo provvedimento non migliora di una virgola la situazione: infatti, non determina l'aumento neanche dello 0,1% della produzione da fonti rinnovabili, ma semplicemente svende le competenze del nostro Paese facendo un favore a chi nel mondo ci vende le risorse energetiche: Noi vorremmo un Paese che riducesse drasticamente le importazioni di energia, producendo maggiori energie rinnovabili e sostenendo e aumentando la produzione a livello nazionale. L'Adriatico è una grande opportunità, ma con questo gesto si rischia di segnare la fine dell'intero settore nel nostro Paese. Qui non ci sono un fronte per il "sì" e uno per il "no", ma c'è un fronte che dice no a qualunque estrazione e uno che dice che se un'estrazione si può o non si può fare non lo valutano sindaco, presidente della Regione, parlamentari, ma geologi, tecnici, persone competenti che possano fare valutazioni di impatto ambientale e poi dire cosa autorizzare e cosa no, in base a criteri scientifici".

Il primo cittadino ravennate non usa mezzi termini per esprimere il proprio disappunto: "C'è una sorta di neocolonialismo a non voler vedere le piattaforme di fronte alle nostre spiaggia e poi tornare a casa e volere il gas non importato, scaricando così gli effetti antropici sugli altri paesi. Ringrazio tutti coloro che si sono battuti affinchè questo provvedimento non venisse provato, come il senatore Stefano Collina del Pd (presente in sala, uno dei pochi contrari, ndr) e l'onorevole Gianluca Pini della Lega, che è andato contro il suo stesso partito. Ma rivolgo un plauso anche alle parole di Salvini, che diceva fosse assurdo bloccare l'attività, e ribadisco l'invito a venire a Ravenna a incontrare i lavoratori. Vogliamo che questo emendamento alla Camera venga cassato e che si apra una riflessione nazionale sulle politiche energetiche per abbandonare le fonti fossili e investire su quelle rinnovabili. Chiedo a ciascuno dei presenti di fare quanto è nelle sue possibilità per far sì che venga fermato questo provvedimento, da parte nostra vi assicuro che non ci fermeremo neanche se dovesse venire approvato. Abbiamo richiesto un tavolo con il Governo e il 9 febbraio saremo a Roma per la manifestazione nazionale dei sindacati". Poi, in chiusura, lancia una frecciatina a Luigi di Maio: "Nei giorni scorsi il vicepremier ha paragonato l'industria energetica al settore del gioco d'azzardo: è un paragone intollerabile e vergognoso, e spero che di Maio si scusi al più presto".

Associazioni e sindacati

La parola passa poi alle associazioni di lavoratori e ai sindacati. "Con questo provvedimento il Paese viene messo in ginocchio - attacca Guido Ottolenghi, presidente di Confindustria Ravenna - Stiamo parlando di un settore che sostiene migliaia di investimenti ogni anno. Fisica, chimica e geologia devono molti dei loro progressi al settore estrattivo. Come in ogni settore si fanno sbagli, ma ci sono controlli importantissimi. Si tratta di un provvedimento frettoloso e ideologico, le cui conseguenze ricadranno su famiglie e territori per anni e anni. Una visione dell'ambiente totalitaria che, come ogni totalitarismo, fa volentieri sacrifici umani. Nessuno sa se il futuro sarà completamente decarbonizzato o no: per scoprirlo dovremo sperimentare per gradi, senza favorire smaccatamente un settore rispetto a un altro. Fino ad allora lasciamo convivere vecchio e nuovo".

"I lavoratori delle trivelle sono un punto di riferimento, ma il sindacato deve tenere conto anche che il lavoro possa coesistere con il territorio, e la vostra esperienza ne è un esempio - aggiunge Angelo Colombini, segretario nazionale Cisl - Abbiamo la necessità di guardare alla transizione da carbonizzazione verso le rinnovabili, ma sono convinto che questa transizione passi attraverso il gas, che significa dipendere sempre meno da altre realtà estere. Dobbiamo investire sempre di più sulla questione ambientale e sulla transizione". "Non si possono fermare da oggi a domani opere così importanti - concorda Marco Granelli, segretario nazionale Confartigianato - Ravenna è capace di unire il profitto al rispetto ambientale: le vostre spiagge lo dimostrano, nonostante l'indotto del territorio sia importante. E' un settore che ha già tante incertezze, ma che diventerebbe davvero precario con questa mossa".

"Nel 2010 ho lavorato nel settore oil&gas e, da ecologista convinta, ho scoperto un mondo che non conoscevo - spiega Manuela Trancossi della segreteria ravennate Cgil - Ho conosciuto lavoratori con una capacità e un'attenzione per l'ambiente che mai avrei potuto immaginare, e quei lavoratori oggi meritano tutto il nostro rispetto. Abbiamo bisogno di una transizione energetica, ma anche di una transizione per i lavoratori, un percorso per riqualificarli". "I lavoratori di questa realtà hanno fatto tanti sacrifici in questi anni - aggiunge Maurizio Don, segretario nazionale Uiltec - Questa situazione è emblematica dell'attuale scollamento tra politica, e lo dico al di là delle posizioni o delle bandierine, e il mondo dell'industria".

Il presidente della Regione Stefano Bonaccini

Infine ha preso parola il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: "L'offshore è un settore cruciale per il territorio e per l'intero Paese. Invito il Governo a venire qui e a confrontarsi con noi. Stiamo parlando di un provvedimento di sospensione di 18 mesi che blocca tutti i permessi di ricerca su terraferma e mare rideterminando contemporaneamente i canoni in modo azzardato, paralizzando così un settore che coinvolge 10mila lavoratori diretti e 1000 imprese in Regione. Un emendamento estemporaneo, un atto ideologico e profondamente sbagliato che blocca un pezzo di economia per il Paese senza prevedere la conversione degli impianti. Così si aumenta la dipendenza del nostro Paese dall'estero, con ricadute economiche e ambientali molto rilevanti. Condividiamo pienamente l'utilizzo di fonti rinnovabili, come previsto nel Piano energetico regionale, e proprio lunedì abbiamo approvato un bando che mette a disposizione 5 milioni di euro per incentivare la rottamazione delle auto con altre di tipo ecologico. Credo che noi, come Regione, siamo più avanti del Governo nazionale sulle politiche ambientali: il Governo venga dunque a toccare con mano e poi prenda liberamente una decisione. Non ci accontentiamo di un "Adesso fermate tutto e poi vi faremo sapere". Ognuno deve fare la propria parte, dal singolo lavoratore al Governo nazionale passando per l'associazionismo, anche quello ambientalista. Chiediamo di aprire immediatamente un confronto col Mise affinchè si tenga conto degli accordi territoriali che si stanno già realizzando in città come Ravenna e Ferrara. Una transizione energetica non la si evoca, la si pratica. Abbiamo convenuto di incontrare subito Eni per la conferma dell'investimento dei due miliardi, ma vi assicuro che non c'è investitore che investirebbe un solo euro se passa il messaggio che da un giorno all'altro il Governo può calare una norma che blocca un intero settore. I 5 stelle garantiscono che creeranno nuovi posti di lavoro con le rinnovabili, per le quali non è previsto un solo euro; e spero che anche la Lega abbia un sussulto di responsabilità, che per ora non vedo. Se sarà necessario impugneremo il provvedimento davanti alla Corte Costituzionale, ma speriamo di riuscire a risolvere il problema in partenza, prima che saltino i posti di lavoro. Perchè il lavoro è dignità, e noi non siamo periferia di nessuno".

Al termine dell’incontro pubblico si è svolta una riunione operativa per definire le prossime azioni da compiere. "In tanti ci siamo chiesti come mai prima durante e dopo la discussone il sindaco abbia caldamente invitato i partecipanti a lasciare il loro contatto, con tanto di incaricati della segreteria del sindaco che distribuivano i fogli per la raccolta dati e banchetti sia all’uscita della sala pre-consiliare che all’esterno del municipio appena dopo lo scalone - commenta invece Mauro Bertolino di Forza Italia Ravenna - Ci è parso scorretto e fuori luogo effettuare una raccolta dati da incaricati della segreteria del sindaco, ovvero del Pd, sull’onda emozionale della battaglia che coinvolge quasi tutto il mondo industriale ravennate e tantissimi lavoratori. In molti si è palesato il dubbio di un velato secondo fine politico di raccolta consensi da parte del Pd, anche perché in altre questioni legate al mondo oil&gas in Romagna questa parte politica si è rivelata avversa. Ci auguriamo che questa impressione sia infondata e che la raccolta firme del Pd sia stata effettuata totalmente in buona fede per comunicazioni esclusivamente concernenti la questione oil&gas, senza strumentalizzazioni e propagande politiche".

"Questo deve essere solo un passo di una protesta contro l’emendamento al Decreto Semplificazioni che veda la nostra città come
protagonista a livello nazionale - sottolinea Stefano Ravaglia, segretario comunale del Partito repubblicano italiano di Ravenna - È invece sconcertante la manifestazione di Legambiente, una associazione privata, autoreferenziale, spesso foraggiata da soldi pubblici che si dimostra ancora una volta nemica della nostra economia, basata sul gas naturale, il meno inquinante e impattante fra le materie prime
fossili".

Movimento 5 stelle: "Reazione apocalittica"

“I toni apocalittici usati da Bonaccini per difendere le trivellazioni sono completamente fuori luogo. Quello che evidentemente il presidente della Regione non ha capito è che il DL Semplificazioni ha bloccato solo i nuovi permessi di ricerca, perché l’obiettivo finale è la tutela del nostro territorio. Salvaguardia che le trivelle potrebbero proprio mettere a repentaglio”. È questo il commento di Andrea Bertani, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, riguardo all’incontro. “Quello che fa il documento semplificazioni è bloccare solo alcuni dei nuovi permessi di ricerca fino al piano di definizione delle aree, che è importante proprio perché ci sono zone particolarmente fragili o vocate ad altro, incompatibili con le attività di ricerca prima e di eventuale estrazione poi – spiega Bertani – Un piano che serve finalmente a dare voce ai territori, che erano stati espropriati del diritto di decidere cosa fosse compatibile e cosa no. Lo stop serve anche a spingere la riconversione del settore garantendo comunque i posti di lavoro. Continuare a cercare nuovi idrocarburi fa da freno allo sviluppo della riconversione e delle nuove politiche energetiche basate sulle rinnovabili. Continuare a posticipare questo cambiamento, continuando a prendere tempo estraendo fino all'ultimo metro cubo, non fa altro che assuefare le stesse aziende che dovrebbero essere invece protagoniste del cambiamento. Bonaccini poi dovrebbe smetterla di personalizzare ogni iniziativa del Governo come se fosse contro di lui. I provvedimenti al contrario vengono presi per il bene e il futuro del Paese, che per noi non può non passare per una autentica riconversione energetica. Non ha senso continuare a cercare idrocarburi".

Foto Massimo Argnani

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