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La ripartenza di parrucchieri ed estetisti, studio di Cna: "Il 72% delle imprese non ha aumentato i prezzi"

Le prime anticipazioni su un’indagine svolta da CNA Ravenna smontano le accuse su un aumento indiscriminato dei prezzi nei servizi alla persona

Cna Benessere Ravenna ha effettuato un’indagine approfondita, tramite questionario somministrato direttamente alle imprese del territorio, su 108 imprese del benessere della provincia di Ravenna, un campione molto ampio e rappresentativo del settore dei servizi alla persona. Hanno risposto per il 73% acconciatori, per il 21% centri estetici e per il restante 6% naturopati, fisioterapisti, tatuatori e altre professionalità collegate.

I primi risultati sono già molto chiari: l’84% delle imprese ha certamente avuto un aumento dei costi (il 31% definito “molto rilevante”) per il rispetto pieno dei protocolli di sicurezza; nonostante questo solo il 28% delle strutture ha ritoccato alcuni prezzi. Tra questi, appena il 3% delle imprese ha inserito nei prezzi tutti i costi in più causati dalla ripartenza, gli altri hanno rimodulato alcuni servizi o offerto kit specifici oppure semplicemente spalmato sul prezzo solo una piccola parte dei costi in più. Nulla a che vedere con le cifre e i numeri che sono stati raccontati ultimamente.

“Abbiamo condotto questa ricerca - afferma Roberto Zattini, presidente di Cna Benessere Ravenna - per capire se fossero reali le tante polemiche apparse su stampa e tv nazionali rispetto a presunti aumenti indiscriminati di queste categorie. La tecnica infatti è quella di prendere in considerazione singoli e isolati casi per discriminare l’intera categoria, che è stata ferma per 70 giorni e si assunta in pieno, alla riapertura, il compito di lavorare in sicurezza, con meno clienti per volta e con orari ancora più lunghi per fornire un servizio di qualità”.

“I primi dati parlano chiaro - racconta Nevio Salimbeni, responsabile di Cna Benessere Ravenna - la maggioranza delle imprese in questa fase, così difficile per tutti, ha garantito una sostanziale stabilità dei prezzi con, al massimo, piccoli incrementi certamente non sufficienti a pareggiare l’aumento generale dei costi. Molte strutture hanno perfettamente capito come questo momento sia davvero difficile per tutti e anche per questo hanno cercato di ri-accogliere tutti i dipendenti che avevano prima, assumendosi direttamente oneri in più per l’aumento degli orari e degli strumenti di sicurezza.

Non vogliamo nascondere che ci siano stati singoli casi di aumenti non accettabili - conclude Salimbeni -, ma riteniamo inaccettabile accusare ingiustamente un’intera categoria che sta pagando un prezzo altissimo nella lotta contro la pandemia e che ha scelto, nella stragrande maggioranza dei casi, di non riversare questi costi sui cittadini, come dimostrano i dati che abbiamo raccolto”.

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