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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Lavoro festivo, dopo lo sciopero di Pasqua: "Penalizza le piccole imprese"

Dopo lo sciopero proclamato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil regionali per la domenica di Pasqua e l'astensione dal lavoro per il 2 aprile, si continua a parlare di lavoro festivo

Dopo lo sciopero proclamato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil regionali per la domenica di Pasqua e l'astensione dal lavoro per il 2 aprile, invitando i lavoratori del commercio e gli addetti di tutte le attività svolte all’interno dei centri commerciali "ad aderire astenendosi dal lavoro nelle festività", si continua a parlare di lavoro festivo. "Nel 2014 il Movimento 5 Stelle promosse un’iniziativa popolare chiedendo la chiusura dei supermercati nelle giornate festive - ricorda il consigliere provinciale Civici Ravenna Gianfranco Spadoni - Tale proposta riprende una sorta di battaglia intrapresa e sostenuta dalla Confesercenti e pienamente condivisa dalla Conferenza episcopale italiana, sempre nel 2014, per portare in Parlamento una proposta di legge d’iniziativa popolare con l’obiettivo di rendere le giornate festive compatibili con le esigenze degli imprenditori e dei consumatori. Iniziativa, va ricordato, che ha ottenuto un larghissimo consenso sul piano delle adesioni perchè il suo scopo era ed è quello di mettere al centro alcune questioni umane e sociali che nel tempo sono state sacrificate sino a svuotare la festività domenicale del suo significato religioso. Peraltro abbiamo potuto toccare con mano come la liberalizzazione degli orari non abbia contrastato gli effetti della crisi, come dimostrano gli stessi dati statistici: ad esempio, sono calati i consumi (-2,2%); a questo si aggiunge, poi, il numero impressionante di saracinesche abbassate o intenzionate a farlo appena possibile, soprattutto per l’asfissiante carico fiscale".

"Forse l’unico vantaggio concreto del non stop per i negozi è andato unicamente a favore degli ipermercati - prosegue Spadoni - ma le piccole imprese e quelle di vicinato, ormai ridotte a numeri impercettibili, non solo non hanno tratto benefici, ma sono state seriamente penalizzate: forse il colpo finale. La raccolta delle firme per disciplinare le aperture domenicali al fine di riassegnare la competenza alle regioni è stata, dunque, un’ottima iniziativa perché oltretutto, specie dal punto di vista sociale, ha evidenziato come l’economia e il lavoro non rappresenti l’ultimo gradino valoriale della nostra vita. Questa liberalizzazione degli orari attuata in nome del rilancio economico rischia di rappresentare, infatti, un mero pretesto per annientare il riposo domenicale a totale discapito dei lavoratori e delle famiglie e senza, oltretutto, alcun beneficio concreto sul piano economico per nessun soggetto. E a tutt’oggi, nonostante l’ottimo lavoro compiuto dai vari attori, resta lettera morta e si continua a operare come prima, se non addirittura con maggiori aperture. Confidiamo, dunque, sull’impegno assunto allora dal Movimento 5 Stelle, che oggi si appresta a governare il Paese, affinché trovi soluzioni ai problemi generali incluso quello in oggetto".

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