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Made in Italy, scatta l'obbligo d'etichetta per pasta e riso

Dopo quella del riso, mercoledì è il "gran giorno" dell’etichetta obbligatoria d’origine per la pasta, una rivoluzione all’insegna della trasparenza e della sicurezza alimentare

Dopo quella del riso, entrata in vigore martedì, mercoledì è il "gran giorno" dell’etichetta obbligatoria d’origine per la pasta, una rivoluzione all’insegna della trasparenza e della sicurezza alimentare per l’alimento più amato dagli italiani, che scatta proprio nel giorno di San Valentino. "Una rivoluzione fortemente voluta da Coldiretti e dai consumatori italiani, che avrà effetti positivi anche per i tanti produttori di grano della provincia di Ravenna dove su 116.000 ettari di superficie agraria utile, sono 24mila (quindi un buon 20%) quelli coltivati a frumento - spiegano da Coldiretti Ravenna - di questi 13.400 a grano tenero e i restanti 10.600 a grano duro con una produzione totale raccolta in quintali superiore a 1.200.000 (la metà, 600mila quintali a grano duro) e se aggiungiamo il mais, circa 5mila ettari, la percentuale di coltivazione a cereali sul totale degli ettari coltivati in provincia sale al 25%. Nonostante l’ingente produzione italiana, sostenuta in gran parte dall’Emilia-Romagna che ‘sforna’ 14 milioni di quintali di grano grazie alle 30 mila aziende che coltivano una superficie di 324 mila ettari per un valore di 340 milioni di euro, sono ben 2,3 milioni le tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero ogni anno, senza che questo venga reso noto ai consumatori".

Con l’entrata in vigore dell’etichetta di origine obbligatoria sarà possibile conoscere l’origine del grano impiegato nella pasta, "mettendo fine all’inganno dei prodotti importati, spacciati per nazionali, in una situazione in cui un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero, come pure un pacco di riso su quattro senza che questo fosse fino ad ora indicato in etichetta. Si fa finalmente chiarezza - commenta il presidente di Coldiretti Ravenna Massimiliano Pederzoli – I consumatori potranno fare acquisti consapevoli e sapere quello che portano sulla tavola. Per esempio potranno sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosate, proibito sul grano italiano. Siamo soddisfatti, anche perché questo è il risultato della guerra del grano lanciata da Coldiretti con decine di migliaia di agricoltori scesi in piazza per difendere dal rischio di abbandono della coltivazione più diffusa in Italia”.

Coldiretti, che ha organizzato il Pasta Day in occasione dell’entrata in vigore dei due decreti interministeriali sull’indicazione dell’origine obbligatoria del riso e del grano, ricorda che l’etichettatura è una scelta applaudita dal 96% dei consumatori che chiede venga scritta sull’etichetta in modo chiaro e leggibile l’origine di tutti gli alimenti e confermata in Italia anche dal Tar del Lazio che ha precisato come sia “prevalente l’interesse pubblico ad informare i consumatori considerato anche l’esito delle consultazioni pubbliche circa l’importanza attribuita dai consumatori italiani alla conoscenza del Paese di origine e/o del luogo di provenienza dell’alimento e dell’ingrediente primario”. "Secondo quanto previsto dal decreto le confezioni di pasta secca prodotte in Italia – spiega Coldiretti– dovranno d’ora in poi avere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: paesi UE, paesi NON UE, paesi UE e non UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

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