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Economia

Oltre 2mila persone in piazza contro il blocco alle trivellazioni: "Non si blocchi lo sviluppo"

"Benessere, crescita, rispetto per l'ambiente e diritti vanno avanti solo con l'innovazione e non bloccando lo sviluppo", ha evidenziato De Pascale

Tutti uniti per fermare il blocco alle trivellazioni. Circa 2500 persone si sono date appuntamento a Ravenna per la manifestazione nazionale “Per l’energia italiana – accendiamo il buon senso”, organizzata per chiedere al Governo di cambiare rotta in merito alle attività estrattive. In tantissimi sono arrivati dalla Basilicata, dall'Abruzzo e dalle Marche. "Benessere, crescita, rispetto per l'ambiente e diritti vanno avanti solo con l'innovazione e non bloccando lo sviluppo", ha evidenziato il sindaco Michele De Pascale

Oltre 2mila persone in piazza contro il blocco alle trivellazioni (foto di Massimo Argnani)

"Siamo molto preoccupati - ha evidenziato De Pascale -. Questa è una piazza che nega la contrapposizione tra istituzioni e società. E' una piazza che nega la contrapposizione rispetto agli interessi generali del Paese fra l'esigenza dello sviluppo e l'esigenza della tutela dell'ambiente, fra l'esigenza del mondo delle imprese e quella del mondo del lavoro. E' una piazza che manda un messaggio, sedendosi e discutendo, basandosi sull'evidenze scientifiche e confrontando opinioni diverse. Così si può trovare la strategia per far ripartire questo Paese. Si può trovare la strategia per aumentare la produzione di energia italiana".

Manifestazione "Per l'energia italiana - accendiamo il buon senso" - Il video

Per De Pascale, "il vero dramma, il principale problema del nostro Paese, è la dipendenza energetica. Dobbiamo produrre energia nel rispetto delle leggi, nel rispetto dell'ambiente, sfruttando il meglio che la ricerca scientifica offre. Sono tante le imprese che operano nel settore del fonti fossili meno inquinanti e la nuova frontiera dell'energia rinnovabile. Benessere, crescita, rispetto per l'ambiente e diritti vanno avanti solo con l'innovazione, non fermandosi a guardare il passato o bloccare tutto. Chiediamo che questa Piazza possa essere ricevuta con lo spirito di unità nazionale. Così si può ripartire per una strada nuova".

Occorre "difendere un settore industriale importante per il territorio e cruciale per l'Italia - ha scandito dal palco ravennate il vice-presidente di Confindustria, Stefano Pan - siamo preoccupati per una norma introdotta, senza un reale confronto coi soggetti interessati".

Energia, le parole di Salvini

L’iniziativa, a cui hanno aderito 11 organizzazioni imprenditoriali e sindacali con il patrocinio del Comune e della Provincia di Ravenna, è nata per difendere i lavoratori e le imprese del settore energetico penalizzate dal provvedimento 'blocca trivelle', l'emendamento al decreto legge "Semplificazioni" che riguarda il settore upstream e prevede l'aumento di 25 volte i canoni annuali di coltivazione e stoccaggio degli idrocarburi per tutte le compagnie petrolifere e uno stop di 18 mesi alle ricerche in mare di idrocarburi. In piazza con lavoratori, sindacati e associazioni di categoria c'erano quindi anche imprese da tutte le Regioni d'Italia interessate dal provvedimento, per sostenere la transizione energetica, le fonti rinnovabili e l’estrazione del gas naturale italiano, e per convincere il Governo a cambiare rotta in merito al blocco delle attività estrattive.

“I due grandi obiettivi – aveva già ricordato il sindaco e presidente della Provincia di Ravenna De Pascale - dei prossimi anni saranno ottenere energia con il minor impatto possibile sull’ambiente e a un costo il più basso possibile. Il combinato disposto di questi due obiettivi ci porta a dover investire con forza sul mix di energie rinnovabili e gas naturale, la fonte fossile più pulita che esista, abbandonando progressivamente tutte le fonti maggiormente inquinanti. Ravenna, dove è concentrato il 13% delle imprese e il 29% dell’occupazione regionale del settore, può rappresentare un riferimento per esperienza, ricerca e know-how, operando sempre in condizioni di massima sicurezza e grande sostenibilità. L’Italia purtroppo è passata oggi da non avere una strategia energetica ad averne una sbagliata. Il nostro Paese ha abbandonato i criteri scientifici affidandosi alla demagogia e questo rischia di creare un danno enorme al comparto, di mettere in crisi migliaia di lavoratori e famiglie, di respingere possibili investimenti, ma soprattutto di pregiudicare lo sviluppo energetico italiano. Parliamo infatti di un settore, quello dell'oil&gas, che viveva già delle difficoltà; e proprio nel momento in cui Eni decide di investire due milioni di euro si blocca tutto. Questo provvedimento, totalmente demagogico, sembra andare nella direzione dell'abbandono delle fonti fossili per redarre un fantomatico piano inesistente, mentre in realtà serve solo a colpire l'industria energetica italiana e ad aumentare le importazioni dall'estero, senza investire sulle rinnovabili, con la conseguenza che i lavoratori di questo settore se vorranno continuare a lavorare saranno costretti a farlo trasferendosi chissà dove nel mondo. Il Governo bloccando le attività estrattive ci costringe di fatto ad aumentare le importazioni di gas naturale dai paesi stranieri".

Quali richieste dunque? "Con questa manifestazione chiediamo con forza a Governo e Parlamento di rivedere la propria posizione in merito al blocco delle attività estrattive e di mettere mano a tutta la normativa che le riguarda, collegando le autorizzazioni esclusivamente ad elementi di valutazione di carattere scientifico e ambientale - aveva spiegato il primo cittadino - Provocatoriamente: questo blocco dice che si hanno fino a 18 mesi per redarre il nuovo piano energetico: quindi possono anche servirne solo due. La cosa più semplice sarebbe proprio redarre il piano in breve tempo. Spero che tanti ravennati non solo del settore, ma anche preoccupati per le bollette che dovranno pagare o per le prospettive di lavoro dei propri figli, prendano parte alla manifestazione. Non si spiega come questo emendamento sia sopravvissuto alla "tagliola" che ne ha tagliati una settantina dal "Dl Semplificazioni". Diversi soggetti stanno valutando la possibilità di un ricorso alla Corte costituzionale, c'è già giurisprudenza costituzionale che dice che ciò che è stato fatto in Senato è illegittimo; il problema è che i tempi del ricorso sono di gran lunga superiori ai 18 mesi, ma c'è da dire che non è dato di sapere se i mesi saranno effettivamente solo 18 o di più, visto che esiste il 'Milleproroghe' e questa è la preoccupazione più grande".

"In un paese fermo, dove tutti gli indicatori economici virano in negativo, il tema delle infrastrutture, anche energetiche, è centrale per rilanciare crescita e occupazione - dichiara Stefan Pan, vicepresidente per le Politiche di Coesione Territoriale di Confindustria - In uno spirito costruttivo, speriamo che la ripresa del confronto con il Governo possa ora concentrarsi sulle misure della crescita, per contrastare questo inspiegabile sentimento anti-impresa e anti-sviluppo. La nostra presenza in piazza è un'occasione per manifestare la forte preoccupazione che può generare lo stop alle trivelle, contenuto nel provvedimento Semplificazioni, mettendo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro e un'intera filiera di imprese di eccellenza: quella dell'Oil&Gas".

Foto di Massimo Argnani

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