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Economia

Rating di legalità: una ventina d'impresa hanno ottenuto la certificazione

Si è svolto nel primo pomeriggio di venerdì a Ravenna il convegno “Rating di legalità: comprendere per agire”

“Il lavoro compiuto a Ravenna sulla diffusione e condivisione dei temi della legalità e quello della nostra associazione nazionale su questo tema hanno portato a parlare oggi di rating della legalità. E’ un altro degli strumenti che si cerca di utilizzare per favorire una migliore relazione per le imprese tra loro e per le imprese con la pubblica amministrazione”. Con queste parole il presidente di Confindustria Ravenna, Guido Ottolenghi, ha aperto il convegno “Rating di legalità: comprendere per agire”, al quale sono intervenuti, dopo l’introduzione di Elio Bagnari, presidente del gruppo Piccola industria, Antonio Matonti, dirigente area affari legislativi Confindustria, Alessandro Mancini, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Ravenna, Antonio Patuelli, presidente del gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna SpA e presidente dell’Associazione Bancaria Italiana.

Il rating di legalità è una sorta di certificazione di qualità rilasciata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato e introdotta dal Parlamento alla fine del 2012 per certificare l’affidabilità di un’impresa sulla base di parametri giuridici. L’anno scorso le richieste sono state 1.500: poche in valore assoluto, se si pensa alle imprese con più di due milioni di fatturato che possono farne richiesta, ma comunque il triplo rispetto al 2014, che a sua volta aveva registrato un incremento di domande del 180% sul 2013. Per Bagnari “il rating di legalità è sottoutilizzato. Nella nostra provincia, al momento, sono appena una ventina le imprese che hanno ottenuto la certificazione, di cui solo una con il massimo punteggio. Per il ruolo sociale e istituzionale dell’impresa, gli imprenditori devono assumersi la responsabilità di applicare questa legge, anche se non è obbligatoria”.

“E’ uno strumento per incentivare le imprese – ha sostenuto Antonio Matonti, dirigente area affari legislativi Confindustria - ad adottare comportamenti virtuosi, rendendo così meno ‘conveniente’ l’illegalità. Riveste, quindi, un ruolo strategico nella costruzione di una visione moderna del fare impresa. L’evoluzione della prassi evidenzia, oltre alla crescita del numero di imprese interessate, anche un ampliamento degli ambiti di operatività. Sono sviluppi che lasciano ben sperare rispetto al raggiungimento dei suoi obbiettivi istitutivi”. Il procuratore Mancini ha spiegato che “il rating di legalità riguarda il tema più generale del controllo della legalità nell’esercizio dell’attività imprenditoriale ed economica. Parliamo di strumenti che tendono ad affermare le esigenze di legalità, controllo, competizione e concorrenza libera e legale contro le varie mafie che, purtroppo, in un qualche modo attanagliano il nostro Paese”.

“Il rating di legalità – ha concluso Antonio Patuelli, presidente del Gruppo Cassa di Risparmio Spa e dell’Abi -, non è contemplato esplicitamente nelle normative bancarie europee e nemmeno nelle regole di Basilea, ma è un elemento di assoluta importanza che chiaramente favorisce l’accesso al credito, perché certifica la correttezza dell’impresa. La correttezza dell’impresa è un presupposto fondamentale, perché non ha merito di credito quella impresa o quella persona che occulti al fisco il reddito”.

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