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Economia

Crisi senza tregua, impennata della cassa integrazione

I dati mostrano un generale peggioramento del ricorso alla cassa integrazione tanto che nel mese di giugno si è raggiunto il picco di 5.862 cassa integrati

L’Ufficio studi e ricerche della Cgil di Ravenna ha elaborato un’analisi sul primo semestre del 2012. I dati mostrano un generale peggioramento del ricorso alla cassa integrazione tanto che nel mese di giugno si è raggiunto il picco di 5.862 cassa integrati. Nei primi sei mesi del 2012 le imprese che per la prima volta hanno adottato la cassa integrazione sono state ben 186 (dal quarto trimestre 2008 ad oggi complessivamente sono state 1.237) mostrando che si stanno diffondendo nuove situazioni di difficoltà.

“A questi dati già di per sè negativi – commenta Massimo Martoni, responsabile dell’Ufficio studi e ricerche – bisogna aggiungere un elemento altrettanto significativo: dal 2008 ad oggi il sistema economico provinciale ha perso 2.906 posti di lavori, mentre i lavoratori effettivi colpiti da riduzioni di orario sono stati 22.722. Il primo semestre del 2012 si configura alla pari dei peggiori semestri degli anni precedenti”.

In un confronto per semestri, dal 2008 ad oggi, si nota che il picco di ricorsi alla cassa integrazione si è registrato da luglio a dicembre del 2009 e nel primo semestre del 2010, quando il dato medio è rimasto costantemente sopra le 7.500 unità. Da luglio a dicembre del 2010 il ricorso agli ammortizzatori è progressivamente calato (dato medio più positivo registrato: 4.500 unità) per poi a impennarsi di nuovo dal primo semestre 2011 quando si è tornati sopra quota 5.200 unità (con il picco dei 5.862 già citato in precedenza).

“Rispetto al 2008 – commenta Martoni – abbiamo perso 2.906 posti di lavoro; dunque sommando questi posti di lavoro persi ai numeri di oggi della cassa integrazione, possiamo dire che il nostro sistema territoriale è tornato a soffrire come nei periodi peggiori. La flessione della cassa tra il periodo peggiore ed oggi si discosta infatti di poco dal numero di posti di lavoro persi. Attualmente ci sono meno cassa integrati perché si sono persi posti di lavoro; tante persone sono fuoriuscite dal mercato del lavoro e non sono state rimpiazzate. Anche i dati più recenti mostrano ancora una volta che il settore in maggiore sofferenza è il metalmeccanico; la media del semestre ci dice che il numero di dipendenti in cassa è per il metalmeccanico di 1.592 unità, seguono poi la ceramica e la gomma plastica con 1.067 e l’edilizia e costruzioni con 1.029”.

Martoni sottolinea che i segnali dell’ultimo periodo ci dicono che il sistema sta rapidamente tornando agli scenari più negativi registrati tra fine 2009 e inizio 2010: “Oltre alla conferma delle difficoltà del manifatturiero, oggi registriamo una forte crisi dell’edilizia e del commercio-servizi. L’edilizia ha mostrato i primi segnali negativi a partire dal 2011; mentre le difficoltà del commercio e servizi è per lo più dovuta al calo di attività legate al comparto manifatturiero”.

Nella suddivisione per territorio, ancora una volta emergono tutte le criticità del Lughese nella cui area sono state 463 imprese a fare ricorso alla cassa integrazione (dal 2008 ad oggi); seguito da Ravenna con 438 imprese e Faenza con 336. Per il numero di lavoratori colpiti dai provvedimenti spicca invece Ravenna 9.129, seguito da Lugo con 7.259 e Faenza con 6.334. Martoni si sofferma anche su un’analisi del semestre in questione: “Ogni anno in prossimità della chiusura di bilancio e al fine di tenere il valore delle scorte di magazzino più basso possibile, le imprese ricorrono più massicciamente alla cassa integrazione. Il ricorso agli ammortizzatori contribuisce, infatti, ad abbassare gli stock di magazzino. Nel primo semestre del 2012, con nostra sorpresa, si è già registrato questo fenomeno che invece ci saremmo attesi per il dicembre 2012. Siamo di fronte quindi a un atteggiamento forzatamente prudenziale delle nostre imprese. Ciò è dovuto principalmente alla scarsa copertura del portafoglio ordini e alla progressiva e ulteriore sofferenza in termini di liquidità”.

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