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Economia

E' sempre più difficile trovare lavoro: ancora in crescita la disoccupazione

Secondo Galeotti occorre rovesciare il concetto del lavoro come un costo a un sistema del lavoro come un valore

In provincia di Ravenna da oltre 6 anni si  registra un grave e continuo aumento dei disoccupati. Nell’ultimo anno se confrontiamo i dati di aprile 2013, con 31.529 disoccupati, con quelli di aprile 2014, con 35.407 disoccupati, emerge un aumento di 3.878 unità dei senza lavoro iscritti ai Servizi per l’Impiego della Provincia. “Spesso sento parlare di ripresa - dice Idilio Galeotti, segretario del Nidil Cgil provinciale - sento dire che siamo fuori dal baratro, purtroppo non credo sia così e i dati riportati sull’aumento dei disoccupati è significativo".

"Sempre più cittadini hanno una grandissima difficoltà a trovare un impiego - chiosa Galeotti -. Da una nostra stima i disoccupati reali sono un numero ancora maggiore, in quanto tantissimi giovani risultano non essere iscritti ai Centri per l’Impiego e si rivolgono alle agenzie interinali, oppure sfiduciati addirittura non cercano proprio un lavoro. Sempre da una nostra analisi risulta che una parte considerevole dei giovani sotto i 30 anni quando trova un lavoro, questo è sempre più precario e spesso sotto pagato e devono sottostare a condizioni di lavoro minime sotto tutti gli aspetti: salariali, della sicurezza e senza una reale prospettiva lavorativa”.

Sui 35.407 disoccupati registrati ad aprile 2014, il 50,3% ha un’età superiore ai 40 anni, mentre i giovani sotto i 30 sono 7.270 che corrisponde al 20,5%. Il dato evidenzia quanto detto sopra per i giovani e mostra il  forte aumento dei disoccupati over 40: “Parliamo di persone, spesso padri di famiglia, che hanno perso il lavoro da aziende – commenta Galeotti - che hanno chiuso l’attività (sono centinaia negli ultimi anni). Si tratta di persone che faticano a trovare altre possibilità di lavoro, in quanto per il lavoro precario vengono privilegiati giovanissimi che possono sembrare più propensi ad accettare condizioni di lavoro saltuarie e con poco salario; per cui spesso gli over 40 dicono di dover accettare anche condizioni di lavoro nero".

"Credo però che l’aspetto centrale sia riconducibile al fatto più grave e cioè, che non c’è lavoro. Tutte le analisi non devono a mio avviso orientarsi su cosa serve alle aziende, calo dell’Irap, meno burocrazia, l’ossessione dello spread che toglie o dà fiducia alle realtà produttive, la formazione professionale, come anche l’intervento degli 80 euro per i lavoratori dipendenti. Intendiamoci sono aspetti positivi e  probabilmente se attuati possono far allentare la crisi e il rischio di nuovi licenziamenti. Ma questi aspetti agiscono ancora sui minori costi e in questi anni come lavoratori abbiamo pagato su questo versante le varie riorganizzazioni delle aziende, con la perdita di tanti posti di lavoro".

"Se non riparte un nuovo sistema Paese che porti nuovi e reali posti di lavoro, con un nuovo progetto che si ponga l’obiettivo di nuove assunzioni, ho l’impressione che tutto il resto rischi di avvitarsi su se stesso e i risultati saranno insufficienti sia per l’ambito nazionale come per quello locale - continua -. A mio avviso occorre questo: come prima cosa rivedere la riforma Fornero sul sistema pensionistico e ristabilire di poter andare in pensione con i 40 anni di contributi. Questo permetterebbe di liberare posti di lavoro per le nuove generazioni, e poi lanciare un Progetto Paese per  nuovi posti di lavoro da individuare non solo nelle attività esistenti, ma anche a nuovi segmenti produttivi o tecnologici e/ o ambientali, come nei settori culturali-artistici, ai quali destinare risorse certe alle aziende che investono e che scommettono sul futuro produttivo”.

Secondo Galeotti occorre rovesciare il concetto del lavoro come un costo a un sistema del lavoro come un valore: “Occorre avere coraggio e scommettere su un paese che sia protagonista di un nuovo corso e non schiacciato come adesso accade sulla continua frammentazione del lavoro e dei lavoratori. Nel frattempo, mentre la misura “Garanzia Giovani” lanciata dalla Comunità Europea, in Italia non decolla, anche nella nostra realtà, sono in forte aumento le persone che si rivolgono al Nidil Cgil e sempre più denunciano una loro situazione di difficoltà. A questo proposito anche i dati della Caritas, sono emblematici nel dire che le persone che chiedono aiuto per cibo, vestiti, lavoro e casa, sono in forte aumento. Cosa si aspetta a intervenire? Almeno non si parli più di ripresa fino a quando i disoccupati aumentano e  le persone in difficoltà non trovano realmente un nuovo lavoro”.

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