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Allevatori ravennati salvano le razze storiche dall'estinzione

Secondo la Fao il 17 per cento delle razze nel mondo è a pericolo scomparsa, mentre un altro 60 per cento è in stato di rischio sconosciuto per mancanza di dati sulla dimensione e la struttura della popolazione

Custodi della biodiversità in grado di salvaguardare dall’estinzione razze pregiate come il vitellone di Bovina Romagnola e la Mora Romagnola. Sono gli allevatori della provincia di Ravenna, protagonisti di una fondamentale opera di tutela e recupero delle antiche razze di suini e bovini che ancora oggi – come denunciato dalla Fao – rischiano di sparire. In Italia sono 130 le razze animali a rischio di estinzione tra mucche, cavalli, asini pecore e capre. Secondo la Fao il 17 per cento delle razze nel mondo è a pericolo scomparsa, mentre un altro 60 per cento è in stato di rischio sconosciuto per mancanza di dati sulla dimensione e la struttura della popolazione.

"Grazie all’impegno degli allevatori per garantire una straordinaria biodiversità degli allevamenti nazionali – sottolinea Coldiretti - sono state salvate dalla scomparsa ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei dati dei Piani di Sviluppo Rurale della passata programmazione". Proprio sulle colline faentine, da anni, si lavora per tutelare la Mora romagnola. Nella seconda metà del ‘900 la razza ha rischiato di sparire a causa della scarsa prolificità e dell’accrescimento più lento rispetto ad altre razze: nei primi anni Novanta erano rimasti soltanto 18 esemplari concentrati in un solo allevamento con elevati livelli di consanguineità. Successivamente le istituzioni si sono attivate avviando un piano di recupero della razza.

Oggi esistono diverse decine di allevamenti iscritti all’albo degli allevamenti di razza Mora Romagnola e si trovano soprattutto nelle province di Ravenna (Faenza, Brisighella, Bagnacavallo). E sempre le colline del Faentino sono la culla del Vitellone bianco dell’Appennino centrale, la meglio nota Razza Romagnola’, uno dei sedici prodotti certificati di origine animale, sui quarantadue esistenti, che vanta la regione Emilia Romagna. La razza Romagnola è, assieme alle sue sorelle Chianina e Marchigiana, l’unica carne fresca che può fregiarsi della certificazione di Indicazione geografica protetta (Igp) a livello nazionale.

"La produzione di questa carne è tra le tre facenti parte del Consorzio di tutela quella con il più basso peso specifico in ambito produttivo. Sono, infatti, solo 60 gli allevamenti con 2.000 capi in provincia di Ravenna che diventano 321 in Emilia Romagna con capi che superano di poco le 10mila unità - specifica Coldiretti -. La presenza di questi bovini in regione ha origini antiche. Il suo arrivo in Emilia-Romagna risale al periodo della discesa italica di Agilulfo, re dei Longobardi, nel IV secolo d.C. Una presenza storica che, oggi, si ritrova in provincia di Ravenna dove ha sede uno dei più grandi allevamenti di razza Romagnola, quello dell’azienda Cenni di Riolo Terme (101 capi di Vitellone bianco)".

"Un’azione di recupero importante di queste razze antiche si deve ai nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori e dalle fattorie di Campagna Amica attivi in tutte le Regioni e che hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori di varietà e razze a rischio di estinzione che altrimenti non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di distribuzione. Si stima che - continua la Coldiretti - almeno 200 varietà vegetali definite minori, tra frutta, verdura, legumi, erbe selvatiche e prodotti ottenuti da almeno 100 diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta trovino sbocco nell’attuale rete di mercati e delle Botteghe degli agricoltori di Campagna Amica che possono contare su circa diecimila punti vendita".

“E’ questo il risultato del lavoro di intere generazioni di agricoltori impegnati a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari”, conclude il presidente Coldiretti Ravenna Massimiliano Pederzoli nel sottolineare che “si tratta di un bene comune per l’intera collettività e un patrimonio anche culturale sul quale tutta l’Italia può contare per ripartire”.

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