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Economia

Grande distribuzione, i dipendenti incrociano le braccia: "Federdistribuzione nega il contratto"

Nel territorio ravennate sono coinvolti i lavoratori del gruppo Cash & Carry, dei punti vendita Famila, del gruppo Zara e di qualche altra realtà di minori dimensioni

Dopo la rottura delle trattative, lo scorso 13 aprile, per la definizione del primo contratto collettivo nazionale di lavoro per le aziende aderenti a Federdistribuzione, le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, e Uiltucs Uil proclamano per sabato altre 8 ore di sciopero dopo le 8 ore già svolte lo scorso 6 maggio. Nel territorio ravennate sono coinvolti i lavoratori del gruppo Cash & Carry, dei punti vendita Famila, del gruppo Zara e di qualche altra realtà di minori dimensioni.

"Le ragioni della rottura - spiegano i sindacati - sono da ricondurre alle condizioni inderogabili e non negoziabili poste da Federdistribuzione per la sigla del contratto collettivo nazionale, nello specifico la destrutturazione del sistema di inquadramenti utilizzando la leva del Jobs Act; l'imposizione di norme destinate a consentire alle aziende di derogare a tutte le norme del futuro Ccnl  anche in assenza di accordo tra le parti a livello aziendale; la definizione di aumenti salariali che determinerebbero al 31 dicembre 2018 una massa salariale di 1.831 euro al quarto livello a fronte dei 3.000 euro previsti alla stessa data e al medesimo livello di inquadramento dal Ccnl  applicato ai dipendenti delle altre aziende del commercio non associate a Federdistribuzione, ossia alla stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori dello stesso settore".

"Porre a 28 mesi dall'inizio dei negoziati tali condizioni inderogabili e non negoziabili dimostra che l'asserita volontà di Federdistribuzione di realizzare un'intesa è priva di fondamento - continuano i sindacati -. Federdistribuzione vorrebbe imporre un diktat inaccettabile attraverso cui realizzare un evidente vantaggio competitivo a danno dei propri dipendenti. In aggiunta a ciò è emersa palese la volontà di Federdistribuzione di modificare in peggio le norme contrattuali sul mercato del lavoro, l'orario di lavoro e la bilateralità, con particolare riferimento ai sistemi di welfare (assistenza e previdenza integrativa), determinando un danno aggiuntivo per i dipendenti delle imprese ad esse associate".
 

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