Al Bronson Café Jesse the Faccio, l’alfiere della lo-fi wave italiana
Al Bronson Café appuntamento venerdì 27 dicembre alle 20 con Jesse the Faccio. Dopo una lunga tournée estiva, l’alfiere della lo-fi wave italiana ha aperto il suo home banking e si è reso conto di non poter realizzare il sogno americano. Per questo, torna dal vivo in solo con un live sussurrato e urlato, pulito e distorto. In repertorio anche “Caviglie”, il nuovo singolo uscito in novembre, e in anteprima alcuni pezzi del secondo album “Verde”, previsto a marzo 2020. Per amanti di Beach Fossils, Mac DeMarco, Alex G, Elliott Smith, Battisti e De André, con un’attitudine più punk.
Intimo e semplice, malinconico ma vivace. Con il suo debutto ha portato le sonorità Lo-Fi americane nella scena italiana, sorprendendo con i suoi testi personali ed onirici. A un anno dal suo album di debutto “i soldi per New York”, Jesse the Faccio non si ferma un secondo e si sta già preparando all’uscita del suo secondo album intitolato “Verde”. Jesse the Faccio è un progetto solista capofila della nuova scena adriatica italiana. Il progetto mischia sonorità Lo-Fi di stampo nord-americano con il cantautorato italiano. Con il disco d’esordio “I soldi per New York” Jesse è riuscito a conquistarsi il suo intimo spazio nella scena musicale italiana pur non allineandosi con le mode IT-POP. Anche l’appoggio discografico non risponde agli stereotipi della scena, uscendo per una cordata di etichette che lo hanno appoggiato: Mattonella Records, Dischi Sotterranei, Pioggia Rossa Dischi e Wooden Haus. La famiglia e la condivisione sono alla base delle velleità artistiche di Jesse. Oltre 100.000 stream su Spotify, un tour di oltre 50 date che lo hanno visto girare per tutta Italia da est a ovest, da Milano a Salerno calcando palchi importanti come il MIAMI e Woodoo Fest, aprendo ad artisti come i Tre Allegri Ragazzi Morti, i Block Party e Fulminacci.
“Verde” è un disco che vuole sviluppare in undici brani il concetto di “speranza” visto da Jesse the Faccio. L’album si divide in due parti; nella prima le liriche sono incentrate sull’idea che la “speranza” non serva, che sperare è inutile e non porti a molto di concreto. Piano piano che il disco prosegue questo “ideale” va a perdersi arrivando al mezzo, allo strumentale (“Verde pt.2”) che divide appunto il disco introducendone la seconda parte. In questa si tratta il concetto di “speranza” come fondamentale, la vera necessità di sperare. I cinque pezzi qui hanno suoni più sperimentali, tra ballate lo-fi/punk e punti di rumorosa intimità, dove anche le liriche risultano tra l’onirico e il nonsense.