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Inaugura Critica in Arte: giovani curatori e giovani artisti, in numero perfetto, al MAR

Sabato 19 novembre alle 18 apre il "tris" di mostre al Museo d'Arte della Città, con opere di CaCO3 (a cura di Daniele Torcellini), Cristiano Tassinari (a cura di Roberta pagani) ed Enrico Tealdi (a cura di Davide Caroli)

Critica in Arte apre i battenti al Mar di Ravenna, per l'ottava edizione. Il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna e con il generoso sostegno della Fondazione del Monte di Bologna, è pensato per avere una valenza "militante" e dare spazio a tre giovani critici che presentano tre giovani artisti. I protagonisti di questo autunno-inverno dell'arte contemporanea a Ravenna sono il rilessivo Cristiano Tassinari, forlivese di stanza a Berlino, classe 1980 presentato dalla brava Roberta Pagani, il "metafisco" Enrico Tealdi (Cuneo, 1976) introdotto da Davide Caroli - unico dei curatori appartenente allo staff del Mar - e il gruppo CaCO3, affermata squadra di artisti del mosaico della generazione Anni '70 (al secolo Âniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia, Martina Franca e Pavlos Mavromatidis) legati da una consolidata storia di curatela a Daniele Torcellini.

"Anno dopo anno, questo appuntamento traccia lo stato dell'arte, attraverso l'importante confronto fra giovani artisti e giovani critici - commenta l'Assessore alla Cultura, Elsa Signorino - La vitalità delle nuove generazioni è un importante indicatore per la vita culturale della città e contribuisce, insieme alla ricca offerta che proviene da altri ambiti - non ultimo quello teatrale - alla ricchezza complessiva e alla libertà di scelta che deve sempre essere un diritto per i cittadini".

"L'amministrazione ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto, che mette d'accordo pubblico, appassionati e 'addetti ai lavori' - dice il Sindaco, Michele de Pascale - gettando luce su linguaggi e stili diversi, che insieme danno uno spaccato sul sentire delle nuove generazioni, su quello che provano e cercano di esprimere attraverso l'arte".

Critica in Arte intende infatti dare spazio a quella generazione di artisti e critici attualmente attiva in Italia, affiancando alla mostra altrettante monografie (tre cataloghi che saranno riuniti in un unico cofanetto).

Il percorso espositivo si apre con Cristiano Tassinari che lavora su materiali e readymade, simboli come quello di "Africanella", l'opera che introduce alla mostra e riproduce con lampade al neon il logo di una nota azienda italiana, rifacendosi all'immaginario fascista. Di fronte, in opposizione anche semantica, un'opera in piombo che contrasta con la luce fredda dal punto di vista materico, e con il significato, rappresentando un oggetto apotropaico della cultura cinese antica.

I temi della mostra, intitolata 55m2 it’s our home! - da uno slogan Ikea in cui l'artista si è imbattuto in Cina - incrociano i punti di vista dei colonizzatori che si confondono con quelli dei colonizzati, in una sorta di "dispersione di coordinate geografiche" che intercetta anche la biografia di Tassinari (le pareti della propria stanza di bambino) svela stereotipi e propone "esercizi di addensamento senza nulla escludere" spiega Roberta Pagani, affiancando oggetti che vanno dalle riproduzioni degli uccelli usati come richiamo da caccia (nell'opposizione tra gioco e latenza dell'aspetto mortifero), "griglie" da grafico in uso prima della rivoluzione portata da Adobe Photoshop.

Le sale centrali dell'allestimento sono invece dedicate alle opere di Enrico Tealdi (Cuneo, 1976), contraddistinte da un senso di sospensione che passa dai quadri di paesaggio compendiario e minimalista, oscurato da una "coltre nera" ricreata dipingendo e poi grattando via vernice nera sul vetro protettivo della cornice, alle figure di statue ritratte in cerca di autoaffermazione, col punto di vista tipico del "selfie", oppure dei campi da calcio in placida attesa di un qualsiasi accadimento.

La terza sezione della mostra chiude sul lavoro del gruppo CaCO3, proseguendo la riflessione sul linguaggio del mosaico intrapresa dal 2006, che coinvolge l'indagine "formale e cromatica della materia - apparenza, consistenza, movimento, durata - quale riflesso di procedure ripetitive di lavoro, tra casualità e controllo, tra concetto e manufatto". L'allestimento ricrea due differenti habitat dell'oggetto d'arte, lo studio dell'artista e il salotto del potenziale collezionista, che a loro volta sono ricondotti, come in un gioco di "scatole cinesi", all'interno del terzo contesto - quello museale - invitando l'osservatore a riflettere sui condizionamenti tra contenitori e contenuto, tra contenitori stessi e le mutazioni di significat dell'oggetto artistico che ne scaturiscono.

La mostra inaugura alle 18 di sabato 19 novembre e resta aperta fino all'8 gennaio 2017.

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