Dante2021, un giovedì denso di incontri agli Antichi Chiostri Francescani
La quinta edizione di Dante2021 continua a Ravenna, giovedì sempre agli Antichi Chiostri Francescani, luogo dantesco per eccellenza e cuore pulsante del Festival, con un denso programma di appuntamenti che affronteranno diversi aspetti delle tematiche scelte per questa edizione della manifestazione. In primis Dante come “ambasciatore” della cultura e della lingua italiana all’estero tema dell’incontro (ore 17) dal titolo “Anche io parlo la lingua di Dante” organizzato in collaborazione con l’Università per Stranieri di Siena. La rettrice Monica Barni introdurrà le testimonianze di alcuni studenti stranieri, sul significato da loro percepito dell’opera di Dante, anche come “grimaldello” e accesso per avvicinarsi alla cultura e alla realtà italiana. Racconteranno in varie forme le loro esperienze Saad Bakkali Tahiri (Marocco), Amani Barboura (Tunisia), Sanaà Masoud (Giordania), Junko Masuda (Giappone).
Seguirà una riflessione a due voci sul tema “Dante in guerra. Letterature italiane tra i due conflitti mondiali”. Domenico Scarpa, del Centro internazionale di studi Primo Levi di Torino, e Martina Mengoni, studiosa della Scuola Normale Superiore di Pisa, indagheranno e illustreranno la presenza e l’uso dei testi danteschi in autori novecenteschi sottolineando, anche con documenti inediti, il ruolo di Dante nella scrittura di Primo Levi, così come si manifesta anche nelle pagine in cui l’Ulisse di Dante è citato in Se questo è un uomo. L’attore Amerigo Fontani accompagnerà la conversazione con la lettura di alcuni brani significativi a cui si farà riferimento: da Levi a Gobetti, da Bobbio a Pavese. Nell’ambito della serie “Ne la pittura tener lo campo” sarà poi inaugurata la mostra fotografica di Giampiero Corelli “Dante ci guarda” (catalogo con presentazione di Franco Zabagli) in cu il fotografo ravennate ha colto negli sguardi del Poeta, nelle statue disseminate nel paese, da Venezia a Napoli, da Firenze a Ravenna, da Trento a Padova, da Verona a Mulazzo in Lunigiana, il senso di un lungo ragionare sull’Italia (anche di oggi). Al fianco delle statue, gli uomini di oggi, distratti o consapevoli.
Dopo il consueto Aperidante, alle 21, il gradito ritorno al Festival di un mattatore come Virginio Gazzolo che presenta, insieme ai giovani attori partecipanti al laboratorio del Festival Orizzonti Verticali di San Gimignano e al musicista Stefano Albarello (canto e strumenti medievali), “Il Fiore di Ser Durante” la sua personale rilettura di un testo poetico poco noto al pubblico, Il Fiore, attribuito al giovane Dante. Il testo è tramandato da un unico manoscritto anonimo e senza titolo della Biblioteca di Medicina di Montpellier. Si tratta di una sequenza di 232 sonetti che parafrasano il Roman de la Rose (di Guillaume de Lorris e Jean de Meung). Come nel testo francese, troviamo Amante, ferito dalle frecce di Amore, che benché dissuaso da Ragione, tenta di cogliere il Fiore posseduto da Bellaccoglienza.
L’attribuzione all’Alighieri, suggerita dal fatto che in due circostanze l’autore si cita come Durante (Dante ne è la forma abbreviata), è stata sostenuta dal grande filologo Gianfranco Contini, sulla base di numerose corrispondenze stilistiche, lessicali e fonico-ritmiche tra i versi del Fiore e quelli delle Rime e della Commedia. Lo spettacolo è coprodotto con Orizzonti Verticali - Compagnia Giardino Chiuso - San Gimignano. Al termine dello spettacolo e a conclusione della serata Luciano Formisano (Università di Bologna), che recentemente ha curato l’edizione del Fiore per la “Nuova edizione commentata delle Opere di Dante” (Salerno editore), si interrogherà, sulla base degli studi più recenti su “Chi era Ser Durante?”.