La musica di Grace Kelly chiude il festival Ravenna Jazz
Sarà un concerto d’eccezione a suggellare la fine dell’edizione 2017 del festival Ravenna Jazz: domenica 14 maggio il Teatro Socjale di Piangipane ospiterà l’esordio italiano della band di Grace Kelly. Già ampiamente affermata sulla scena internazionale da numerosi anni, la sassofonista e cantante coreano-americana ha dimostrato un precoce e vivace talento, facendo convivere nelle sue trascinanti esibizioni i linguaggi del jazz e del rock. Con lei suoneranno Julian Pollack (tastiere, pianoforte), Julia Pederson (contrabbasso, basso elettrico) e Ross Pederson (batteria). Biglietti: posto unico 10 euro (tessera Arci obbligatoria: euro 5).
Giungono al traguardo anche i concerti Aperitifs. L’ultimo appuntamento pomeridiano (ore 18:30, ingresso gratuito) sarà al Naturalmente Burger con la chitarra di Daniele Bartoli e il suo solo “In My World”.
Il tour che la porterà anche a Piangipane è la prima occasione per ascoltare dal vivo in Italia Grace Kelly: il che sembra quasi irreale di fronte alla ormai notevole mole di attività di questa precocissima artista, che aveva dato inequivocabili segni di un talento fuori dal comune sin da prima dell’adolescenza. Nata nel 1992 in Massachusetts (con origini per metà coreane e per metà americane), inizia a comporre canzoni all’età di sette anni, a dodici giunge al traguardo del primo album (sotto l’egida di Jerry Bergonzi), a quindici scrive, orchestra ed esegue un brano coi favolosi Boston Pops. Ora, nonostante sia poco più che ventenne, bisogna già accreditarla come una star internazionale del sax (senza tacere delle sue mirabili prove da cantante), su un fronte musicale che va dal jazz puro al rock e alle reciproche commistioni.
Il suo stile arguto dimostra una incredibile capacità di adattamento, mentre le canzoni che compone rivelano una spiccata originalità. Cose che non sono sfuggite ai grandi musicisti coi quali ha collaborato: Dave Brubeck, Phil Woods, Wynton Marsalis, Lee Konitz, David Sanborn, Marcus Miller, Esperanza Spalding, Gloria Estefan, Huey Lewis…
Come leader è apparsa in sedi che non lasciano dubbi sul punto in cui è arrivata la sua carriera (l’Hollywood Bowl, il Kennedy Center, la Carnegie Hall…), mentre la sua collezione di premi e riconoscimenti dei più vari è in continuo aumento (dagli ASCAP Composer Awards alla vittoria del referendum di DownBeat come rising star del sax alto: è tra l’altro la più giovane sassofonista mai entrata nella classifica stilata dalla più celebre delle testate jazzistiche).
L’esibizione in solo, per il chitarrista Daniele Bartoli, è un modo per spiare se stesso, per indagarsi nel profondo tramite un repertorio di standard americani, songs e pezzi originali.
Bartoli, diplomato in chitarra jazz con il massimo dei voti e lode al Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro, sta ancora approfondendo lo studio del suo strumento, sotto la guida di Roberto Cecchetto. Tra i suoi maestri precedenti risaltano invece le figure di Fabio Zeppetella e Massimo Morganti. La sua eclettica predisposizione lo ha spinto a cimentarsi con vari generi musicali e a collaborare con artisti come Bruno Tommaso, Paolo Ghetti, Marco Tamburini, Michele Francesconi.
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