Enrico Zanisi Trio al Teatro Socjale di Piangipane
La rivelazione del piano jazz al Socjale: Enrico Zanisi. La storia del giovanissimo Enrico Zanisi (classe 1990) appartiene a quella letteratura musicale che racconta in maniera universale il talento, gli incontri e le occasioni non perse dell’artista che non rinuncia ai propri sogni.
Enrico ha una scrittura che sa farsi riconoscere senza gli ornamenti di chi cerca visibilità ora e una collocazione indiscussa per sempre. Scrive di quello che conosce in prima persona.
Certe asperità iniziali cedono il passo a una calligrafia decisa, essenziale, che sta pian piano scivolando verso un modo di comporre elementare, al modo dei grandi e non degli ignari. E presto si capisce che il personaggio non è convenzionale: di questi tempi titolare un disco a una vocazione di romanticismo risulta strano, a dir poco controcorrente. Enrico Zanisi, a cui piace nuotare in direzione opposta, si spinge nel panorama segreto della sua interiorità attraverso esplorazioni dai contorni ora ascetici ora persino spirituali: gioca in un ambito in cui il romanticismo regna sovrano. In realtà tutto è lo specchio del suo modo di suonare il pianoforte e di concepire la musica. Da bambino suonava classico, poi si è laureato con lode al Conservatorio de L’Aquila, una specie a rischio di estinzione. A quindici anni ha incontrato il jazz e, poco dopo, si è mostrato in pubblico, subito lasciando presagire un gran futuro. Un futuro fatto di sublimi istanti di poesia, momenti licenziosi e ironici. Che lui non si vergogna a far emergere sotto il pentagramma allestito per riempire questo “Life Variations”.
Persino quando l’aria si fa tersa, alla maniera dei più contemporanei colleghi del Nord Europa: sotto quello strato di terra senza alberi si intuisce il calore dei vulcani, dell’acqua ribollente che nella musica che Enrico ha pensato per questo nuovo trio nel quale si fa accompagnare da Joe Rehmer al contrabbasso e Alessandro Paternesi alla batteria. Uno strano florilegio di idee, tante, copiose, con una varietà anch’essa insolita: la riproposizione di In the wee small hours of the morning e dieci composizioni originali, scritte con quella gioiosa, irrefrenabile leggerezza che appartiene a quei rari, fortunati artisti per cui creare è un fatto naturale, come bere, mangiare: uno stato di grazia, per l’appunto. Nel 2012 si è aggiudicato il premio Top Jazz come “miglior nuovo talento”. Cappelleti del Socjale nell’intervallo.