I Balmorhea tornano sul palco con l'album “Clear Language”
Dopo cinque anni di silenzio i Balmorhea hanno pubblicato il loro sesto album, “Clear Language”. Sui palchi dal 2006, Rob Lowe e Michael Muller sono pronti a tornare sul palco del Bronson venerdì 23 marzo, ore 21.30, accompagnati da una band di polistrumentisti per continuare a sottolineare l’importanza della compostezza e del minimalismo. In tour con loro il chitarrista tedesco Martyn Heyne, già nelle fila degli Efterklang.
Balmorhea (pronunciato “bal-more-ay”) sono un sestetto di Austin, Texas, fondato da Rob Lowe e Michael Muller nel 2006. La band prende il nome da un piccolo paesino del Texas e proprio come il suo moniker la musica della formazione riflette motivi e immagini del sudovest americano: il folklore texano, i paesaggi montuosi, la solitudine, la natura e la notte, in un sound strumentale, elegante e suggestivo che spazia dal folk, al post-rock, all'avanguardia. Durante gli anni il gruppo ha accolto nuovi membri, tra cui una sezione d'archi e percussioni, che hanno contribuito a rendere la musica dei Balmorhea concisa e complessa al tempo stesso, arricchendo ulteriormente lo spettro sonoro della band.
In tutto sei album in studio, l'ultimo, “Clear Language”, uscito sempre per l'etichetta Western Vinyl (Peter Broderick, Dirty Projectors, Kaitlyn Aurelia Smith), continua a muoversi con la loro musica tra i binari minimal di un rock da camera che fa della sottrazione uno dei suoi elementi principali. Certamente post da tutti i punti di vista, che sia rock o meno poco importa, i texani si librano in quel piano continuo che unisce la (post) modern classical e gli esperimenti post-rock dei Bark Psychosis di “Hex”.
La pulizia dei suoni – come si evince dal titolo stesso – emerge prepotentemente e rappresenta quasi una sorta di manifesto contro il caos dei mille rumori e delle mille voci urlate della società contemporanea. Lasciata alle spalle ogni tensione, il nuovo “Clear Language” si muove tra sintetizzatore, pianoforte, vibrafono, archi e chitarra con un ancor più scarnificato approccio minimal capace – anche per questo – di pennellare paesaggi onirici tramite brevi loop di synth e strumentazione acustica. I Balmorhea si confermano capaci di ricreare sonorità di fascino e semplicità. Né rabbia né spigolosità: il loro viaggio è estraniazione, sogni a occhi aperti, unico modo di fuga da una realtà che ci sovrasta quotidianamente con il suo caos.
Ingresso: 13€ + dp sul circuito Vivaticket o al Fargo. Cassa: 15€