Il Novecento di Stravinskij e Ullmann nell'ultimo incontro con Guido Barbieri
L’ultima destinazione del viaggio alla scoperta dell’opera curato da Guido Barbieri - musicologo, divulgatore e voce di Radio 3 - per la Stagione 2017/18 del Teatro Alighieri è il secolo breve di Šostakovi?, Prokof’ev, Stravinskij, Janá?ek e Ullmann.
Da Lady Macbeth a Wozzeck, da Oedipus a il Re di Atlantide, sono infatti i miti letterari, dietro i quali si cela il ghigno feroce dei drammi del Novecento, a offrire ancora una volta l’opportunità di riflettere sull’opposizione tra figure del mito e figure della storia che ha caratterizzato fin dalle origini il teatro musicale, fil rouge dell’arazzo tessuto da Barbieri per questo speciale ciclo di conversazioni, tutte a ingresso libero, che si chiude sabato 3 marzo, alle 10.30, alla Sala Muratori della Biblioteca Classense.
Dopo aver percorso e indagato il “mito dell’Altrove” il teatro musicale del primo Novecento è costretto a spalancare gli occhi sul Qui e sull’Ora: trascorsa la breve stagione del simbolismo, la prima grande crisi - venti di guerra e conflitti sociali - spinge librettisti e compositori nelle braccia della realtà, ma anche dell’espressionismo, delle poetiche dello straniamento, dell’atonalismo e della dodecafonia. In breve l’hortus conclusus del teatro musicale è costretto a spalancare le porte.
Mentre Elektra e Salome di Richard Strauss traducono il disagio in una inusitata e sconvolgente violenza sonora di matrice espressionista, i capolavori teatrali di Alban Berg, il Wozzeck in particolare, esplorano la psicologia dei marginali, di chi è stato escluso del moto trionfante del progresso. E se la Lady Macbeth di Šostakovi? rivela i meccanismi distruttivi di un eros insopprimibile e devastante, Brecht e Weill trasformano gli esclusi in protagonisti e affidano al teatro il compito – fino a quel momento prerogativa del pensiero politico – di una critica dura e senza appello alle pratiche del capitalismo dominante e al deterioramento delle relazioni umane. Un percorso che non può che incrociare drammaticamente la Shoah: deportati nel ghetto di Terezin Viktor Ullmann e Peter Kien realizzano una ferocia allegoria del Terzo Reich, Der Kaiser von Atlantis, ma non riescono a metterla in scena. Pochi giorni prima del debutto, vengono caricati su un treno per Auschwitz - dove moriranno - insieme a tutti gli altri artisti del ghetto.