Alla Classense Ia mostra "La biblioteca dell’architetto Camillo Morigia"
Dal 12 settembre al 5 gennaio l'aula Magna della Biblioteca Classense ospiterà la mostra "La biblioteca dell’architetto Camillo Morigia. I libri, le incisioni, i disegni all’origine del progetto architettonico del sepolcro dantesco" a cura di Claudia Giuliani, Alberto Giorgio Cassani e Donatino Domini. Una occasione per conoscere, nella splendida cornice della Classense, i capolavori dell'architettura italiana ed europea e per riscoprire la storia del sepolcro del poeta Dante a Ravenna.
Dalla Biblioteca del più consapevole ed operoso architetto ravennate del secolo dei Lumi, Camillo Morigia, al suo Sepolcro dantesco, dai suoi studi e dal costante confronto con gli antichi e moderni architetti alla pratica ed al progetto architettonico: tale è il percorso ideato in questa nuova mostra nelle sale della Biblioteca Classense, in omaggio ad un anniversario, quello dei 750 anni dalla nascita del poeta Dante, e ad una specialistica raccolta, bibliografica e non solo, fra le principali della Classense. Come è noto la biblioteca dello studio di Camillo Morigia, principale esponente dell’architettura neoclassica ravennate, viene lasciata alla morte, nel 1795 assieme agli strumenti di lavoro e ad una preziosa collezione di grafica e medaglie, alla Biblioteca dei monaci Camaldolesi di Classe.
Oggi è dunque patrimonio della città, prezioso quanto inconsueto per l’ampiezza e la completezza della dotazione libraria specialistica: 1400 volumi collocati nelle Sale delle Scienze e delle Arti della Classense. In occasione di questa esposizione se ne propone la lettura, in funzione del lavoro progettuale e della realizzazione, fra il 1780 e il 1782, della tomba dell’Alighieri, che a Morigia fu commissionata per impulso del suo principale committente, il cardinal legato Luigi Valenti Gonzaga. Il sepolcro dantesco di Morigia, oggi peraltro non più completamente leggibile nella sua originaria forma a seguito dei rifacimenti del 1921, viene in mostra documentato dai disegni progettuali e dalle riproduzioni incise che valsero a diffonderne rapidamente la fama.
I libri di architettura, di archeologia, di studio dell’antico, da Vitruvio e Alberti ai Piranesi, sorressero e guidarono le scelte costruttive, artistiche, decorative dell’architetto che si espressero nei molti lavori architettonici promossi dalla politica del cardinale legato Luigi Valenti Gonzaga, riformista e mecenate, collezionista e bibliofilo, che fu una politica di riforma e riabbellimento in senso neoclassico della città, nella quale pienamente si inscrive il rifacimento del Sepolcro dantesco, in una fase, peraltro, di rinata fortuna letteraria del poeta. In un clima di nuovo “entusiasmo dantesco” nacque e si consolidò il progetto della nuova tomba, che Morigia impronterà alla nobile semplicità ed alla quieta grandezza di un tempietto all’antica. L’intervento diede nuovo decoro ad un monumento fra i più insigni della antica città ricca di venerandi sepolcri.