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Nuove Albe per il Festival: spettacolo e teatro uniti verso Dante. E il Rasi diventa lnferno

Presentati a Roma, nella splendida sede rinascimentale della Società Dante Alighieri, i nuovi progetti dedicati a Dante che vedono insieme Ravenna Festival, Teatro delle Albe e giovani artisti

Un lungo e accorato intervento del regista teatrale Marco Martinelli, la presenza del compositore Nicola Piovani e un nutrito gruppo di presenze ravennati, hanno salutato a Roma, nella prestigiosa sede della Società Dante Alighieri a Palazzo Firenze, l'avvio della progettazione 2017 del Ravenna Festival dedicata a Dante e ai giovani artisti. 

"Dante oggi non lo si ascolta più: è un rischio dei grandi autori. Versi incendiari ci scorrono addosso come acqua fresca. Quasi li sappiamo prima che il lettore ce li dica, e li neutralizziamo. Come un rito che perde senso. Non fanno più effetto: ma Dante non si poneva allora come un letterato. Il suo fine era liberare i mortali dallo stato di miseria per farli pervenire alla felicità - dice il regista del Teatro delle Albe, Marco Martinelli - I pazzi e i ribelli vanno presi sul serio, a costo di bruciarsi: Dante si pone a noi come uno sciamano che guarisce, ed è artista. La sua grandezza è che lui è il primo malato. Io ed Ermanna (Montanari) culliamo il sogno di lavorare sulla Divina Commedia fin dall’adolescenza, dal Liceo Classico Dante Alighieri. Quando è arrivata la commissione del Ravenna Festival per noi è stato un nuovo invito a nozze e anche un rischio, ma “là dove c’è il pericolo arriva quel che ci salva” diceva Friedrich Hölderlin. Il modello è la sacra rappresentazione medievale, con due caratteristiche: nel Medioevo i teatri vengono chiusi e con i giullari il teatro arriva in strada, dopo essere passato dalle chiese. La prima caratteristica è quindi che la ritualità invade lo spazio urbano: le nostre tre cantiche messe in scena nel 2017, 2019 e 20121, non saranno sul palcoscenico, ma useranno spazi, pinete, archeologie industriali, chiese. Il secondo aspetto è la partecipazione di popolo: non solo 'manipolo di artisti col pubblico che assiste'. Nel medioevo il popolo entrava in cortocircuito con gli artisti: tanti cittadini, le corporazioni, cori, figuranti partecipi a migliaia, oppure gli artigiani costruivano i palchi, preparavano costumi… Tutta la città partecipava. Questo vorremmo fare anche noi: attivare il popolo con una chiamata pubblica senza limite di numero e senza provini. Ogni cittadino di Ravenna lavorerà con noi. Se venissero in mille sarei felice, è anche un numero garibaldino".

Per la prima impresa, il luogo dell’Inferno "magmatico, sulfureo labirinto" verrà utilizzato il Teatro Rasi di Ravenna, che fino alla sconsacrazione di Napoleone era una chiesa di clarisse, Santa Chiara, di cui conserva ancora l’abside medievale illustrato da Pietro da Rimini (ora gli affreschi sono però al Museo Nazionale). Tutto il teatro verrà coinvolto dalla trasformazione, diventando una sorta di labirinto senza sedie, incarnando le bolge dell’inferno fin negli uffici e nei gabinetti. Verrà tolto il pavimento dell’abside e lì si potrà uscire da una porticina per "rivedere le stelle". "Ognuno si deve sentire Dante - conclude Martinelli - condotto in un viaggio iniziatico. Lo spettacolo sarà per un numero limitato di spettatori in grado di fare fisicamente questo viaggio, che io ed Ermanna prenderemo per mano uno ad uno, guidandoli in questo spazio circondati da centinaia di diavoli come fece Virgilio con Dante".

Le iniziative non si esauriscono qui, e qui nemmeno trovano un principio: Dante infatti è sempre stato, al centro delle attenzioni del Ravenna Festival, fin dagli Anni '90, quando venne fatta la scelta di intrecciare i programma ai luoghi cittadini, quella "Ravenna dantesca" che conserva l'unica traccia materiale del Poeta, le sue spoglie. 

Ha espresso soddisfazione anche il sindaco Michele de Pascale per questo percorso. sottolineando la grande ambizione e responsabilità della città di Ravenna: in un momento così difficile per la progettualità culturale, attivare iniziative di livello internazionale è un'importante occasione di cambiamento, trasformazione urbanistica e culturale, riflessione e studio. "Dante nel 2021 ci piacerebbe fosse il padre delle genti, questo è il senso profondo che vogliamo dare. Il Poeta è stato l’italiano che ha “parlato” a più gente nel mondo. Ravenna Festival e Ravenna Teatro sono due grandi realtà e la loro progettualità condivisa ci riempie di orgoglio. A cadenza biennale ci saranno progetti di potenza divulgativa e culturale eccezionale, con ricadute importanti sull’offerta turistica, dureranno più di un mese e saranno un grande servizio per il nostro paese".

Un altro capitolo fondamentale delle prossime iniziative, è tutta la partita che riguarda i giovani artisti: "Con Dante vogliamo fare un percorso: l’abbiamo iniziato anno scorso col direttore artistico Franco Masotti e vogliamo coinvolgere tutte le società a livello europeo che operano nel nome del poeta. - spiega Antonio De Rosa, sovrintendente del Ravenna FestivalDante fa tremare le vene nei polsi agli artisti, come accadde a Piovani quando lo coinvolgemmo per il primo progetto. Il turismo alla Tomba di Dante è un passaggio che dura poco e che si lasciava in fretta per proseguire oltre: da quest'anno noi abbiamo aperto un cantiere culturale nella Zona del silenzio e con un euro si può vedere uno spettacolo tutte le mattine alle 11". Un cantiere che avrà seguito, perché è già pronto il bando 2017 di Giovani Artisti per Dante, rivolto a proposte di spettacoli destinati ai Chiostri Francescani accanto alla Tomba del Poeta.

“C’è un’Italia della creazione che rispetto a Dante risponde e questo ci motiva per le prossime edizioni - conclude De Rosa - in quella di quest’anno abbiamo intercettato 6mila persone e oggi sono coinvolti anche i dirigenti scolastici a testimoniare la nostra volontà di trasmettere l’eredità culturale con uno stimolo creativo nel nome di Dante Alighieri”.

Presente e coinvolto anche il compositore Nicola Piovani: “L’opera commissionata dal Festival sulla Vita nuova è una di quelle che sento più riuscite. Ora c’è in ballo un nuovo progetto con idee concrete da realizzare. Sono temi importanti quelli toccati dal Sommo Poeta: se avessero dato più attenzione all’unita culturale europea (non solo a quella economica e politica), ora non saremmo in queste condizioni: impegnarsi in progetti come questo oltre che bello è anche eticamente giusto.

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