Ravenna Festival: una stralunata sinfonia beckettiana
La prima assoluta della pièce teatrale Sinfonia beckettiana, per la regia di Maurizio Lupinelli, conduce il pubblico attraverso un viaggio nell’immaginario di Samuel Beckett e Alberto Giacometti. Giovedì 21 giugno, alle ore 21 al Teatro Alighieri, saranno in scena cinque straordinari attori diversamente abili (Paolo Faccenda, Gianluca Mannari, Francesco Mastrocinque, Federica Rinaldi, Cesare Tedesco) e due musicisti, il pianista Matteo Ramon Arevalos e il violinista Stefano Gullo. Con il lavoro Che cosa sono le nuvole, rappresentato a Ravenna Festival nel 2013, il regista Maurizio Lupinelli ha chiuso il biennio di studio su Pasolini e ha cominciato un lavoro di avvicinamento all’universo poetico di Samuel Beckett. Lo spettacolo Sinfonia beckettiana, prodotto da Nerval Teatro e Ravenna Festival, chiude questo percorso pluriennale, che si è nutrito anche dell'universo poetico dello scultore svizzero Alberto Giacometti e dell'opera dei compositori Arvo Pärt e Valentin Silvestrov.
Pur lavorando in ambiti diversi, Beckett e Giacometti condividevano l'amore per il silenzio, per lo studio del vuoto e dei corpi nello spazio e infine l'ossessione dei volti. Maurizio Lupinelli ed Elisa Pol, a cui si deve l’ideazione dello spettacolo, nel tentativo di costruire un dialogo immaginario tra Beckett e Giacometti insieme al gruppo di attori diversamente abili con cui collaborano da anni, hanno riscontrato come le nature disarmanti e giocose di questi attori, fatte di movimenti bizzarri, di volti, che si aprono in smorfie esilaranti, e un attimo dopo diventano dure come la pietra, siano vicine al mondo di Alberto Giacometti e perfette per far rivivere alcune situazioni stralunate e al limite che i testi di Beckett propongono. “I tre testi di riferimento di Samuel Beckett ai quali si ispira Sinfonia beckettiana” spiega Lupinelli “sono Finale di partita, Giorni felici e Aspettando Godot, scelti non solo perché contengono ‘situazioni di coppia’, ma soprattutto perché i tre drammi sono molto legati da vari concetti quali il tempo, il silenzio, il senso ed il segno delle pause, l’ineluttabilità della vita, lo scorrere inesorabile dei giorni e la morte”. Le musiche di Arvo Pärt e Valentin Silvestrov consentono un ulteriore lavoro drammaturgico su questi temi: “i brani scelti non costituiscono un semplice elemento di accompagnamento ma creano visione, partiture che scandiscono i ritmi e i silenzi degli attori, diventano fondamentali a garantire connessioni di senso tra linguaggi differenti e forniscono un ulteriore piano di lettura nello spettacolo”.
Biglietti: posto unico numerato 15 euro (ridotto 12)
‘I giovani al festival’: fino a 14 anni, 5 euro; da 14 a 18 anni e universitari, 50% tariffa ridotta