Storici e archeologi raccontano la salina romana e il territorio di Cervia
Venerdì 22 novembre, alle 17.30, si tiene la presentazione della pubblicazione "La salina romana e il territorio di Cervia. Aspetti ambientali e infrastrutture storiche" a cura di Chiara Guarnieri, presso Le Officine del Sale di Cervia.
Alla presentazione intervengono il sindaco Massimo Medri, l'assessore alla Cultura Michele Fiumi, la direttrice di MUSA Annalisa Canali, il soprintendente della SABAP per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini Giorgio Cozzolino, gli archeologi Massimo Sericola, e Chiara Guarnieri e gli autori del volume.
Il volume curato da Chiara Guarnieri, archeologa della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, presenta la recente scoperta di un impianto per l’estrazione del sale databile all’età romana, uno dei pochissimi documentati archeologicamente nel bacino del Mediterraneo. Si tratta in particolare di strutture realizzate in legno, dotate di paratie che permettevano all’acqua salata di fluire entro i bacini di essicazione.
L’analisi geomorfologica del sito, unitamente allo studio ambientale (pollini, resti botanici e zoologici) ha permesso di ricostruire l’ambiente della salina e quello circostante. Il libro illustra inoltre alcuni importanti reperti rinvenuti nel territorio cervese, ora esposti nella sezione archeologica del Museo del Sale (MUSA) della cittadina, tra cui i resti di una nave bizantina.
La scoperta della salina di Cervia risale al 2015, in occasione della realizzazione di una rotatoria stradale.
Lo scavo ha confermato che la coltivazione del sale a Cervia si può fare risalire all’età romana, retrodatandone quindi l’esistenza visto che il primo documento che ne fa menzione risale al 965. L’indagine archeologica ha portato in luce una serie di canali, vasche e strutture in legno dotate di paratie, oltre ad alcuni piani pavimentali in battuto. Lo scavo è stato affiancato da analisi geopedologiche, paleozoologiche e paleobotaniche (pollini, macroresti, taxa) che hanno consentito di determinare le caratteristiche naturali dell’area e di meglio inquadrarne l’evoluzione nel tempo.
Di notevole interesse l’esistenza di molti frammenti di legno reimpiegato nelle strutture, provenienti per la maggior parte da imbarcazioni, sia del tipo a mortase e tenoni sia del tipo “cucito”. Su una parte di legni, resti animali e suoli si sono compiute analisi del carbonio 14 che, accanto a considerazioni di tipo stratigrafico, hanno consentito di inquadrare la vita della salina tra la fine del III sec. a.C. e la metà del I d.C. In seguito l’area è stata occupata da alcune sepolture.