Due voci ravennati per il Poeta: Ivano Marescotti e Franco Costantini
«La lettura di Dante non ha tempo né stagione e ogni volta è come se Dante fosse nostro compagno», ha detto il poeta Mario Luzi, durante il conferimento della cittadinanza onoraria di Ravenna. L’intera edizione 2015 del Festival sta declinando questa considerazione; e il Sommo Poeta è per altro da sempre “compagno” di due voci ravennati che alla lettura dei versi danteschi, in italiano e non solo, hanno dedicato tanta attenzione e passione: Ivano Marescotti e Franco Costantini. Così, proseguendo nel percorso di conoscenza della musica che ha accompagnato la scrittura della Divina Commedia, il Festival propone, martedì alle 21, il recital “Ravenna canta il suo Dante”, nel Teatro che la città gli ha significativamente intitolato. Alla recitazione si alterneranno le musiche e le danze interpretate dall’ensemble La Rossignol specializzato nel repertorio medievale e rinascimentale.
È certo che Dante conoscesse perfettamente la musica, prima di tutto perché era inserita nel percorso formativo del quadrivium (insieme ad aritmetica, geometria e astronomia). D’altra parte nella sua opera ricorrono termini specifici e nomi di strumenti musicali (alcuni esempi: lira, arpa, cetra, cennamella, corno, organo, sampogna, tuba). Il Poeta offre un’altra importante testimonianza della cifra del “musicale” al suo tempo. Nel secondo canto del “Purgatorio” viene inscenato l’incontro del pellegrino e di Virgilio con Casella, un musico suo contemporaneo e amico, e su richiesta di Dante stesso egli intona, come era solito fare in vita, una canzone dell’altro, “Amor che nella mente mi ragiona”. Questo passo testimonia come il termine “canzone” non sia una designazione convenzionale di un certo componimento lirico, bensì indichi un modo di concepire il fare poetico inscindibilmente legato con un’attività di tipo performativo i cui effetti sull’uditorio sono esposti nello stesso canto II del “Purgatorio”: il rapimento degli astanti davanti alle melodie di Casella che solo la dura reprimenda di Catone riesce a spezzare.
A giudicare dal consistente numero di musiche fiorentine per il ballo pervenute (un intero codice conservato al British Museum di Londra), Dante doveva conoscere bene anche la danza; purtroppo non si hanno descrizioni delle coreografie impiegate ai tempi in cui visse il Poeta. L’ensemble “La Rossignol” propone quindi proprie ricostruzioni, oppure balli in voga nel tardo Quattordicesimo e nel primo Quindicesimo secolo, per completare l’evento. Senza alcuna pretesa esaustiva, e con l’ausilio del suono di strumenti antichi, saranno così presentate alcune fra le pagine più belle e toccanti della produzione musicale e coreutica dell’Ars nova e del primo Rinascimento italiano.
In questo contesto musicale, Ivano Marescotti e Franco Costantini leggeranno alcuni passi della “Divina Commedia” tratti da Inferno (I, III, V, XXVI, XXXIV), Purgatorio (VI), Paradiso (XXVII) e dalla traduzione in dialetto romagnolo di Francesco Talanti (“A dila s-ceta”, Il Girasole, Ravenna, 1969).