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Giovedì, 28 Marzo 2024
energia

Ricerca idrocarburi alla Stefanina, il "no" di Legambiente: "Sì al biometano"

"Biometano - evidenziano da Legambiente - che sappia valorizzare le realtà territoriali attraverso il corretto smaltimento di rifiuti e scarti agricoli, limitando le colture dedicate alle aree marginali"

Legambiente Ravenna esprime la propria posizione di estrema contrarietà rispetto alla progressione dell'”Istanza di conferimento del permesso di ricerca idrocarburi La Stefanina” proposta dalla società AleannaResources. L'associzione ritiene tale attività "incompatibile con gli interessi e futuri sviluppi della zona, oltre che deleteri per la comunità intera, invitando a sostenere modalità di produzione di energia che sappiano meglio valorizzare i territori".

VIBRAZIONI - Gli ambientalisti sollevano a le proprie perplessità: "Stiamo parlando del rilievo geofisico 3D operato dalle camionette vibroseis per ottenere un quadro tecnico della morfologia del sottosuolo e quindi della probabile presenza di idrocarburi (metano). Infatti, inviando una serie di onde elastiche nel sottosuolo, provocate da vibrazioni generate dai mezzi, è possibile definirne la conformazione attraverso l’individuazione della frequenza riflessa, da parte di un geofono. Attività invasive di questo tipo nelle immediate adiacenze di aree soggette a tutela, possono senz’altro generare degli squilibri etologici nei confronti della fauna presente (anche in vista dell’effetto cumulativo delle camionette con quello di altre attività già in essere nella zona), oltre che apportare ingenti quantitativi di inquinanti".

PREOCCUPAZIONI - "Dal progetto emerge la necessità di individuare quasi 5400 punti di vibrata, dove per ciascuno saranno previste ben 4 camionette in attività per almeno 5 minuti ciascuna, alternativamente. Immaginiamoci quindi il livello di emissioni che può andarsi generare in un’area già soggetta a forti pressioni antropiche - continuano da Legambiente -. Visto l’elevato onere economico di investimento per la realizzazione del rilievo geofisico 3D (quasi 3 milioni di euro tra “La Stefanina Sud e la Stefanina Nord”), e quindi una certa sicurezza da parte della società proponente di intercettare delle “trappole metanifere”, sorge spontanea la preoccupazione rispetto quelle che saranno le operazioni successive di esplorazione e di coltivazione in una zona a forte rischio di subsidenza. Questo in vista non solo degli effetti diretti che potrebbero manifestarsi sugli habitat di interesse comunitario, ma anche rispetto ai costi che potrebbero gravare sulla comunità (costruzione di idrovore ed impianti finalizzati a ristabilire l’equilibrio idraulico) e sulle attività agricole (moria delle colture e danni ai frutteti a seguito dell’eventuale innalzamento del cuneo salino)".

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