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15 anni fa la "tempesta di Santa Lucia": Pierluigi Randi ricorda il blizzard

Una storia d'altri tempi se si pensa anche alla situazione attuale, caratterizzata dal dominio anticiclonico e da nebbie persistenti

I GIORNI PRECEDENTI - "Quella che ancora oggi è ricordata come “tempesta di Santa Lucia” o “blizzard di Santa Lucia”, al di là dei quantitativi di neve caduta (nulla di eclatante), rimase impressa per la violenza dei fenomeni e l’intensità del vento di bora che accompagnò le precipitazioni - premette Randi -. Il mese di dicembre 2001 fu alquanto freddo a partire dal giorno 7, quando lo sviluppo di un vasto anticiclone a tutte le quote sull'Europa centro settentrionale fece affluire sulla nostra penisola masse d'aria fredda e secca di origine polare continentale, le quali interessarono in particolare il versante adriatico e le regioni meridionali, laddove si ebbe un primo calo termico. La situazione rimase invariata fino al giorno 12, quando un'ulteriore pulsazione verso le latitudini artiche europee da parte dell'anticiclone, con isolamento di un massimo chiuso su Mare di Norvegia, favori la retrogressione in quota di un vortice di aria artica continentale, staccatosi già il giorno 8 dal comparto siberiano, su Russia occidentale".

IL 13 DICEMBRE - Chiarisce Randi: "Il giorno 13, persistendo la medesima configurazione di alta pressione a latitudini elevate, il vortice artico in quota (goccia fredda in sostanza) continuò a muoversi verso ovest (effetto tunnel), determinando una struttura di blocco meteorologico a bicella (o rex block), e puntando verso il centro Europa ed arco alpino. Alle ore 19 locali del giorno 13 il vortice freddo di origine artica continentale in quota (circa 5200 metri) si portò, provenendo da ENE, su alto Adriatico e Triveneto proseguendo poi la sua corsa verso W, mentre su Europa occidentale e settentrionale rimase attivo un vasto promontorio anticiclonico all'origine della retrogradazione della goccia fredda. Ad essa furono associate correnti cicloniche da NW che si disposero in seguito da SW ed infine da SE, apportando masse d'aria molto fredda ed instabile, favorevoli all'innesco di precipitazioni convettive (rovesci temporaleschi). All'interno del nocciolo artico si ebbero temperature di circa -41°C alla quota di circa 5200 metri, valore molto basso anche in relazione al periodo (inizio dell'inverno meteorologico)".

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