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Accordo Comune-Eni, il sindaco smorza le polemiche: "La sicurezza non è in discussione"

Continua la polemica sull'accordo tra Comune di Ravenna e Eni approvato dalla giunta, per i prossimi 3 anni, che prevede 12 milioni di euro per uno studio sulla subsidenza, opere di difesa costiera, promuovere l'utilizzo del metano nell'ambito del piano energetico comunale

Continua la polemica sull'accordo tra Comune di Ravenna e Eni approvato dalla giunta, per i prossimi 3 anni, che prevede 12 milioni di euro per uno studio sulla subsidenza, opere di difesa costiera, promuovere l'utilizzo del metano nell'ambito del piano energetico comunale. Interviene il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci: “La politica di estrazione di idrocarburi è legata ad una precisa scelta di approvvigionamento energetico. C'è chi continua a lavorare sul carbone, c'è chi sostiene il nucleare. C'è chi invece,  è il nostro caso, esclude nucleare e carbone, ed è convinto che sia necessario lavorare su un mix di approvvigionamenti da diverse fonti che punti soprattutto sull'utilizzo delle rinnovabili”.

“Questa scelta, a Ravenna, ha portato alla creazione di un comparto produttivo all'avanguardia che vede impegnati circa 5mila lavoratori. C'è quindi il tema di garantire il futuro di questo comparto – che in tempi di crisi come questi è una risorsa preziosa per l'economia del nostro territorio - oltre che di tutelare un patrimonio importantissimo di professionalità delle nostre imprese che operano nel settore offshore. - sottolinea il sindaco - Imprese che sono nate a Ravenna e sono conosciute per le loro capacità e la qualità del loro lavoro in tutto il mondo. Ma c'è anche  la necessità di porsi il problema, più  generale, di un approvvigionamento energetico del nostro Paese che, a questo proposito, deve rendersi sempre più indipendente”.

“Tutto questo è il “cuore”  di un documento sottoscritto il 6 ottobre, in occasione del tavolo provinciale per l'economia e l'occupazione da Provincia, Camera di Commercio, Comune, Confindustria, Confimi, Cna, Confartigianato, Legacoop, Confcooperative, Agci, Cgil, Cisl e Uil.
Questo documento partendo dal riconoscimento del  ruolo importante di Ravenna nel settore energetico - la nostra provincia produce infatti circa la metà del fabbisogno energetico dell'Emilia Romagna e l'estrazione del metano a Ravenna e nell'area nord est adriatica costituisce la gran parte della produzione nazionale - sottolinea l'importanza di non disperdere il patrimonio ravennate e l'esigenza per il nostro Paese e per l'Europa di aprire una nuova fase nelle politiche energetiche”, precisa Matteucci.

“La sicurezza del territorio e dei cittadini non sono in discussione, anzi, sono uno dei nodi centrali dell'accordo con Eni che contiene importanti provvedimenti di tutela ambientale, dalla protezione del cordolo dunoso  ai ripascimenti costieri, sulle cui modalità e tempistica vigileremo attentamente. Il rispetto del territorio e la salvaguardia della salute dei cittadini sono il principio cardine della nostra politica ambientale. - assicura il primo cittadino -  In provincia di Ravenna abbiamo fatto la scelta di attuare tempestivamente le normative europee, nazionali e regionali via, via più rigorose sui temi dello sviluppo sostenibile, dell'ambiente, della salute e della sicurezza. Spesso, con accordi volontari, abbiamo anticipato la legislazione in materia, come abbiamo fatto con gli accordi degli anni '70 sulle reti di monitoraggio della qualità dell'aria, la riconversione delle centrali elettriche dall'olio combustibile al metano, gli interventi per il miglioramento ambientale del distretto chimico fino alla certificazione EMAS di distretto, il piano ARIPAR sulla sicurezza, le prime sperimentazioni a Ravenna dei bus a metano ieri e dei bus a idro-metano oggi, l'impegno pluriennale per contrastare la subsidenza e per la difesa del territorio, il recente impegno di enti locali, cittadini e imprese per migliorare l' efficienza energetica e utilizzare via via le potenzialità delle energie rinnovabili”.

Continua il sindaco: “Condividiamo e giudichiamo molto importante la scelta della Regione Emilia-Romagna di avviare studi e monitoraggi per escludere la relazione tra le attività estrattive e le attività sismiche che hanno colpito il territorio emiliano e romagnolo nel nel maggio 2012. Le conclusioni della commissione Ichese hanno posto l'improrogabile esigenza di elevare il livello di conoscenza come corretta declinazione del principio di precauzione,  imponendo a tutti il maggior grado di prudenza possibile e la possibilità  di estrarre solo dopo rigorosi studi, monitoraggi e verifiche come, ad esempio, quelli già svolte nell’area ravennate".

"E' bene poi ricordare che le ultime attività di monitoraggio e verifica svolte dal Laboratorio Cavone nell’ambito dell’accordo di collaborazione stipulato nell’aprile 2014 tra il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Emilia Romagna e la Società Padana Energia e rese note nel mese di luglio,  hanno confutato l'ipotesi di  correlazione tra gli eventi sismici registrati in Emilia Romagna con le attività della concessione “Mirandola", proprio attraverso  lo studio del sottosuolo e l'attuazione di un sistema avanzato di monitoraggio dimostrando con un vero e proprio modello fisico l'impossibilità  di un' interazione tra l'area interessata dalle estrazioni e la faglia da cui si è originato il sisma del 2012", chiosa il sindaco.

"Il costante monitoraggio delle attività estrattive e l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili restano comunque un altro degli aspetti fondamentali dell'accordo che abbiamo siglato con Eni per garantire la tutela del territorio rispetto al rischio sismicità. Per quel che riguarda il rischio subsidenza, il livello di conoscenza  è molto elevato grazie all'attività  di studio e monitoraggio che si è sviluppata nel tempo e sussiste a tutt'oggi l'impegno ad attuare in tempi certi la piena realizzazione del progetto di reiniezione Angela-Angelina, con modalità  operative e volumi di reiniezione in grado di neutralizzare al maggior grado possibile ulteriori fenomeni di subsidenza insostenibili  per la nostra linea di costa”, conclude.

LA REPLICA - Replica a Matteucci il deputato di Sel, Giovanni Paglia: "La politica di estrazione di idrocarburi è legata a una precisa scelta di politiche energetiche. Il problema è che quella scelta è sbagliata e non condivisibile. L'Italia non è più quella di alcuni anni fa e oggi produce il 36% del proprio fabbisogno grazie a fonti rinnovabili. Questo dato può ancora crescere sensibilmente e soprattutto accompagnarsi ad una seria politica di efficientamento energetico di cui oggi non c'è traccia. Non si capisce quindi in base a quale ragione l'Italia, e in particolare l'Emilia Romagna, dovrebbero diventare terra di estrazione, con tutti i problemi noti di carattere ambientale, tanto più in un momento non di breve periodo, secondo tutti gli analisti, segnato dal crollo del prezzo degli idrocarburi".

"Ravenna sta già dando molto in termini di danni subiti a causa della subsidenza indotta da piattaforme estrattive che andrebbero limitate, non certo incentivate ad operare - prosegue il parlamentare ravennate - Ma soprattutto non si dice nulla su un punto dell'accordo su cui sarebbe lecito attendersi una seria autocritica, ovvero quello in cui il Comune si impegna a fare pressioni sulla Regione per conto di Eni. Non si capisce infatti in base a quale principio questo debba e possa accadere, e soprattutto sulla base di quale interesse pubblico.
Rimango invece curioso di sapere quali garanzie si siano ottenute questa volta sulla re-iniezione di liquidi all'Angela-Angelina, dato che gli impegni presi in tal senso da anni non sono mai stati portati a termine".

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