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Accordo Eni, Minchini (Lpr): bene, ora si intervenga sul territorio.

L’accordo che Eni ha rinnovato con il comune di Ravenna è un’iniezione di liquidità per affrontare i problemi dell’erosione costiera del territorio ravennate

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

L’accordo che Eni ha rinnovato con il comune di Ravenna è un’iniezione di liquidità per affrontare i problemi dell’erosione costiera del territorio ravennate. Ai 4 milioni di euro, che “dovrebbero” essere rimasti dal precedente accordo firmato nel 2008, se ne aggiungono altri 11,5 milioni per i prossimi tre anni.

 Un bel gruzzoletto per far fronte alle opere di difesa degli arenili di Lido di Dante, Lido Adriano e Punta Marina Terme, località che soffrono di più la presenza dei due pozzi metaniferi Angela e Angelina, nonché la ricostruzione delle dune a salvaguardia e conservazione della pineta Ramazzotti, zona di pregio naturalistico fino alla foce del Bevano. Non da meno, l’intervento per frenare lo stravolgimento morfologico dell’area golenale a sud e nord della foce dei Fiumi Uniti, che l’amministrazione ancora non ha fatto conoscere chi sono gli autori del dissesto e quali provvedimenti ha adottati nei confronti degli stessi.

Tali interventi, unitamente agli studi previsti ed alla realizzazione delle infrastrutture non più procrastinabili (è il caso del ponte sui Fiumi Uniti tra Lido di Dante e Lido Adriano), costituiscono l’asse per la crescita e lo sviluppo del sistema imprenditoriale locale. L’assessore Corsini ha ragione a lamentarsi sull’insufficiente percentuale che incassa dalle concessioni demaniali ma dovrebbe fare di necessità virtù, ossia chiedere al Governo ed alla Regione Emilia Romagna la partecipazione alle spese per la salvaguardia dei centri abitati, nonché inoltrare specifici progetti alla Comunità Europea per il finanziamento di opere per la tutela dei siti patrimonio dell’umanità. Insomma, Matteucci e Corsini non hanno più alibi, i soldi ci sono e devono essere utilizzati per sanare i guasti cui le estrazioni di metano potrebbero essere concausa.

Affinché ci sia la massima trasparenza sull’utilizzo del contributo di Eni, è auspicabile che gli interventi che si andranno ad effettuare siano concertati con la cittadinanza del territorio costiero e con le associazioni di categoria, in modo da escludere qualsiasi diverso uso dei fondi a disposizione.
 

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