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Aeroporto di Rimini, le ragioni della protesta dell'Udc ravennate

"Abbiamo sempre espresso forti perplessità, infatti, sulla situazione di Aeradria, da alcuni anni in condizioni simili a quelle dell’aeroporto Ridolfi di Forlì"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Sulla delibera di dismissione della partecipazione nella società Aeradria, vale a dire sull’atto deliberativo in sé, non c’è molto da dire, se non fosse per tutta la storia e le vicissitudini e la mala gestio che stanno dentro a questa triste pagina amministrativa. Abbiamo sempre espresso forti perplessità, infatti, sulla situazione di Aeradria, da alcuni anni in condizioni simili a quelle dell’aeroporto Ridolfi di Forlì, e allo stato attuale, in concordato in continuità d’impresa. Sulla base dei dati e delle relazioni tecniche in nostro possesso, il quadro appare molto grave e alcune riflessioni di merito  lo confermano ampiamente. Intanto avremmo dovuto recedere da anni, ma ostinatamente le varie giunte che si sono succedute hanno fatto l’opposto, e oggi siamo di fronte  a questi risultati, ampiamente prevedibili.

Nello specifico riassumo alcuni elementi di forte criticità e di mala gestione della società e di chiare corresponsabilità della Regione e in qualche misura anche della provincia. Nella società in oggetto continuano le perdite  d’esercizio e il  capitale diminuisce  causa, appunto,  le ingenti perdite, dall’altro si registra un  forte incremento dei debiti verso le banche, verso i fornitori e debiti diversi. La quota della Provincia passa da 157.080,00 euro a 25.855,00 euro con una perdita patrimoniale di ben 131.233,00 euro.

Siamo di fronte ad un disequilibrio finanziario e patrimoniale sempre in continuo peggioramento, e i vari esercizi, specie quelli degli ultimi anni, lo confermano su tutti i fronti. Il piano finanziario è stato disatteso,  mentre l’aumento di capitale ha raggiunto i risultati sperati  grazie anche alle operazioni di ricapitalizzazione  cui, tra l’altro, ha contribuito la regione con operazioni che avevano la connotazione di mera copertura delle perdite più che di una vera e propria ricapitalizzazione. Anche i contatti con le banche da parte della società, peraltro,  non hanno dato  le risposte sperate in considerazione soprattutto del gravissimo quadro complessivo. Si presume, inoltre, il mancato raggiungimento dei risultati auspicati a fronte della mancata risposta degli istituti di credito per la concessione di nuovi affidamenti: l’assenza di risposta delle banche è emblematica e rappresenta un segnale molto chiaro.

Non si è raggiunto neppure l’obiettivo di fare del Fellini l’aeroporto turistico  di riferimento della Romagna e della Repubblica di San Marino, e in questo senso vi sono gravi responsabilità della Regione che aveva proposto una holding  del sistema aeroportuale regionale, o, in ogni modo l’ente regionale era indirizzato ad una razionalizzazione sino ad arrivare a firmare un protocollo d’intesa, completamente disatteso e fermo alla sola sottoscrizione dei vari soggetti. Lo stesso ministro Corrado Passera (settembre 2012) costatando come in 200 chilometri quattro aeroporti fossero eccessivi, aveva ipotizzato una razionalizzazione - una riduzione degli scali salvando quelli in grado di reggersi economicamente senza interventi pubblici, ma anche in questo caso è rimasta lettera morta, se non la classificazione di Rimini quale scalo a vocazione turistica.

Ora è difficile  recedere dalla partecipazione e  assegnare il mandato di vendere le nostre quote azionarie, addirittura ipotizzando, come  negli atti iniziali predisposti dalla giunta provinciale “anche la forma gratuita”,  senza una linea chiara, perché, oltretutto, qualsiasi scelta intrapresa probabilmente potrebbe essere oggetto di approfondimento da parte della Corte dei Conti. La stessa Corte dei Conti, a proposito, nel maggio 2012  evidenziava come sul territorio emiliano romagnolo, citando esplicitamente la nostra Provincia e i nostri comuni, vi fossero troppe partecipate, alcune addirittura definite dal magistrato relatore, “inutili o aventi scopi sociali non attinenti alle finalità delle amministrazioni pubbliche che le controllano”. Ancora, sono sempre le parole del magistrato: “ ..…la questione è contabile ma anche sostanziale giacchè spesso l’ente pubblico non riesce a coordinare e controllare adeguatamente le sue partecipate finendo per non capire quali siano i fattori gestionali che poi generano perdite d’esercizio..”.

E’ il caso dunque, di Aeradria, ma si potrebbe citare anche la società Stepra o altre partecipate in situazioni più o meno occulte di debito destinate a gravare sulla collettività pubblica. Solo oggi, la Provincia,  forzatamente ammette la non strategicità di Aeradria, anche qui, dimenticando la ricognizione delle società partecipate approvata dalla Giunta e dal Consiglio che, al contrario, inseriva fra le venti società partecipate strategiche anche la stessa Aeradria.   Resta, dunque, un giudizio negativo, anche se con questo atto si tende a rimuovere ogni legame col passato, quasi dimenticando di avere contribuito economicamente per molti anni e investito malamente risorse pubbliche.

Senza, oltretutto, avere vigilato con la dovuta attenzione, con la piena responsabilità  di non avere ceduto , in tempi non sospetti, la pur esigua quota di partecipazione. Per queste ragioni, i gruppi di minoranza escono dall’aula consiliare senza esprimere il voto in segno di forte dissenso rispetto all’ operato della Provincia.

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