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Ancisi (LpRa): "Quello che il commissario deve fare per il porto"

Dice Ancisi: "Il vero problema del porto è stato appena sollevato da Alessandro Vitiello, che, lamentando come i grandi piani di sviluppo della Bunge, di cui è amministratore delegato, siano stati rallentati in questi anni dal mancato approfondimento dei fondali, auspica che il contrammiraglio Meli, nominato commissario dell’Autorità Portuale, possa occuparsi da subito dei progetti di escavo del porto-canale"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Il dibattito sulla nomina di un commissario alla presidenza dell’Autorità portuale non può restringersi ai 45 giorni della mancata proroga dell’ex presidente Di Marco, anche se “dettata dalla legge e dalla consuetudine”, come ho argomentato e il nostro candidato sindaco Alberghini ha ribadito. Di più non si sarebbe potuto per legge, mentre la conferma (che non vuol dire proroga) di Di Marco per un secondo mandato quadriennale era stata esclusa da lui stesso.

Il vero problema del porto è stato appena sollevato da Alessandro Vitiello, che, lamentando come i grandi piani di sviluppo della Bunge, di cui è amministratore delegato, siano stati rallentati in questi anni dal mancato approfondimento dei fondali, auspica che il contrammiraglio Meli, nominato commissario dell’Autorità Portuale, possa occuparsi da subito dei progetti di escavo del porto-canale. L’altro suo auspicio, che “sia nominato in fretta il nuovo presidente con un mandato prioritario: scavare i fondali del canale Candiano”, è anche più sacrosanto. Se non fosse che, dovendosi aspettare i tempi della riforma portuale e poi quelli politici per la scelta del nome, il mandato semestrale di Meli potrebbe essere più volte rinnovato, anche per anni, esperienza solita con tale tipo di decreto ministeriale. Questa città deve concentrarsi su quello che può e deve fare il commissario. Chi pensa che egli debba star lì senza nemmeno avviare gli escavi difende interessi innominabili che non sono quelli pubblici del porto.

Lista per Ravenna non permetterà l’inganno. Per poter avviare il benché minimo progetto, un uomo solo al comando del Porto non sarebbe bastato finora e non basterebbe oggi. La legge sottopone infatti ogni piano operativo sul porto all’approvazione del Comitato portuale. Quello attuale, che scade oggi, lunedì, è stato composto, oltreché da Di Marco, dallo stesso Meli come vicepresidente, da quattro politici del PD per conto di Comune, Provincia, Camera di Commercio e Regione e da 14 rappresentanti di altre istituzioni pubbliche portuali (2), delle categorie imprenditoriali (6) e dei lavoratori (6). La valutazione dei meriti o demeriti del quadriennio passato dovrebbe quindi coinvolgere anche questo organo, se non fosse che acqua passata non macina più.

Il decreto del ministro Delrio (il quinto politico dei PD dai quali dipende ogni foglia del porto) ha conferito al commissario tutti i poteri del presidente, ma non quelli del Comitato portuale, che infatti non sparisce il 14 marzo, dopo la sua ultima seduta di venerdì scorso, convocata solo per confermare l’attuale segretario generale dell’ente per altri sei mesi. Come impone la legge (art. 7, comma 2, della legge sui porti), il nuovo Comitato è stato infatti correttamente composto da Di Marco prima che il suo mandato scadesse. Al commissario spetta nominarlo, ma soprattutto farlo funzionare.

Acqua passata anche il fallimento del Progettone, costruito (ripeto) entro l’Autorità portuale nel 2011: fallimento imposto da quel cumulo di illegalità (peraltro finora emerso solo marginalmente: mi si può credere), che non gli poteva permettere di andare oltre, come Di Marco ha onestamente ammesso, scusandosene. Ma ora il Commissario e il nuovo Comitato devono avviare l’approfondimento dei fondali, mettendo in campo un primo progetto che sia immediatamente fattibile. Possono anche stralciarlo da uno dei tre messi in campo da Di Marco. Su quale e come, il commissario riceverà la nostra collaborazione. Agli interessi politico-economici che siedono nel Comitato, raggruppati in definitiva nella SAPIR (alla quale presiede il sesto politico del PD), il porto serve forse così com’è, ingessato, in attesa di un presidente di fiducia politica? Ci affidiamo alle virtù del Commissario. Se non bastassero ci faremo sentire".

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