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Ici alla Caritas, lettera di Ancisi al sindaco Matteucci

"Vorrei fornire un contributo alla comprensione di dove stia il punto vero della questione amministrativa, ritenendo peraltro che ne abbiano diritto i cittadini, altrimenti frastornati dalla diatriba mediatica".

"Caro sindaco,
lascio da parte le polemiche, avendo per primo riconosciuto che il problema Caritas/pagamento dell’ICI non è politico, ma amministrativo, e che “il sindaco non deve sostituirsi agli apparati amministrativi…ma può adoperarsi perché vengano effettuati approfondimenti, anche legali, e ricercata la soluzione secondo giustizia”, e perché condividiamo lo stesso giudizio, avendo tu scritto che le somme richieste alla Caritas per l’ICI significano: “Sottrarle alle opere di bene. Una cosa veramente penosa e ingiusta”.

Vorrei quindi fornire un contributo alla comprensione di dove stia il punto vero della questione amministrativa, ritenendo peraltro che ne abbiano diritto i cittadini, altrimenti frastornati dalla diatriba mediatica. La norma di legge applicabile al caso (d.lgs 504 del 1992, art. 7, lett.i) riconosce l’esenzione dall’ICI agli “immobili utilizzati dagli enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che non hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali, destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali...”.

È certo (ed è stato anche dimostrato a Ravenna Entrate) che i locali della Caritas sono utilizzati esclusivamente per attività assistenziali, come pure che sono enti non prettamente commerciali tanto la Confraternita del Santissimo Sacramento, proprietaria dei locali, quanto l’Archidiocesi di Ravenna (di cui la Caritas è parte), che li utilizza. La Corte Costituzionale, con due distinte ordinanze, ha però precisato che l’ente utilizzatore dell’immobile ne deve avere anche il possesso. Altrettanto si ricava dai principi giurisprudenziali fissati dalla Cassazione.

Da quanto hai scritto, si deduce che gli accertamenti di Ravenna Entrate per il mancato pagamento dell’ICI sui locali utilizzati dalla Caritas sarebbe da addebitare all’errore compiuto dall’Archidiocesi, perché non “ha provveduto per tempo a mettere proprietà e accatastamento dell'immobile in regola con la Legge, che giustamente in questo caso prevede il non pagamento dell'Ici”. Ma la proprietà non è richiesta nemmeno dai pronunciamenti della Corte Costituzionale e della Cassazione, bensì solo il requisito del “possesso” dell’immobile da parte dell’utilizzatore.

Proprietà e possesso non sono affatto sinonimi. L’art. 1140 del codice civile definisce il possesso come “potere sulla cosa che si manifesta in un’attività corrispondente alla proprietà”: quando cioè l’utilizzatore agisce come se fosse e come agirebbe la proprietà. Non ho dubbio che l’Archidiocesi, anche senza essersene intestata la proprietà, sia in possesso dei locali usati dalla Caritas.

Tuttavia un approfondimento legale su questo punto, assolutamente dirimente per stabilire il rispetto della legge, potrebbe servire a far riconoscere l’errore compiuto a chi (non certo il sindaco, né alcun amministratore pubblico) ha accertato a carico della Confraternita il mancato versamento dell’ICI per gli anni 2007/2011 sui locali utilizzati dalla Caritas. Dopodiché la questione non sarebbe più soltanto d’interesse della giustizia tributaria, bensì anche (per lo meno) della giustizia civile, potendo la parte lesa richiedere i danni.

Ti chiedo solo di consentirmi, in ogni caso, di esprimere la mia solidarietà alla Caritas e al suo direttore, che questa città può soltanto ringraziare per come e per quanto sono al servizio disinteressato dei più bisognosi e che nessuna colpa hanno dell’inghippo burocratico che li coinvolge. Cordialmente"

Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna

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