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Classense e Cultura, Ancisi attacca De Pascale: "Nomina legata al partito"

E' il duro attacco del capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, dopo l'ufficializzazione delle cariche dirigenziali a Palazzo Merlato

"Le otto nuove nomine di dirigente effettuate dal sindaco per i primi tre anni del suo mandato 2016-2021, prorogabili agli ultimi due, sono quanto di peggio si possa produrre, per arbitrarietà e condizionamento politico, manipolando l’ordinamento dei Comuni italiani". E' il duro attacco del capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, dopo l'ufficializzazione delle cariche dirigenziali a Palazzo Merlato. "Al di là dei ricorsi in Tribunale annunciati a Lista per Ravenna da più parti e che spettano ai singoli candidati esclusi, ne mostrerò, a bocce ferme, i vizi comuni a tutte, finora non evidenziati - attacca Ancisi -. Da un lato abbiamo le nomine dei sei “vecchi” dirigenti, rimessi da De Pascale sulle stesse poltrone che Mercatali e/o Matteucci avevano loro graziosamente offerto senza parlarne con nessuno. Due “nuovi” dirigenti vanno però ad occupare posti scoperti di grande interesse e valore, che meritano un esame a se stante. Non c’è dubbio che la direzione della storica Biblioteca Classense, tra le più prestigiose d’Italia, a capo anche dell’intero servizio Cultura, riveste rilevanza e spessore strategici, soprattutto in vista del centenario dantesco nel 2021, che coincide col termine massimo dell’incarico".

Osserva Ancisi: "Le 45 candidature presentate per questo posto sono state non a caso il numero massimo, ma soprattutto è stato molto qualificato in complesso il gruppo dei 18 candidati ammessi dalla commissione al colloquio “selettivo”. Il punto fondamentale è come sia stata formata la terna che la commissione ha sottoposto alla scelta finale del sindaco. È pur vero che De Pascale ha messo al primo posto il candidato più dotato dei tre, Maurizio Tarantino, ex dirigente del settore bibliotecario di Perugia; ma i due candidati idonei di riserva, Davide Gnola e Claudio Leombroni, attualmente a capo dello stesso settore nei rispettivi più domestici Comuni di Cesenatico e di Lugo, dove non esiste neppure l’incarico da dirigente, non ponevano una credibile alternativa. Su tutti tre gravano poi due debolezze: essere pervenuti alle suddette posizioni non per concorso, ma per nomina politica (in amministrazioni dirette dal Pd); essere dunque dei lavoratori precari, legati alle decisioni politiche di ogni sindaco, ad ogni suo rinnovo. Lo dimostra il fatto che Tarantino non solo ha perso la poltrona, ma è stato lasciato a casa dal Comune di Perugia, quando, nel 2014, il centro-destra ha sorprendentemente mandato a casa il sindaco Pd: di qui la sgradevole sensazione, rafforzata dal modus operandi, che per l’occasione sia stato attivato il più grande poltronificio politico d’Italia, anche se nel caso abbastanza a proposito".

Prosegue l'esponente della lista civica: "Tra i candidati rimasti a terra, così da consentire a De Pascale di vincere facile una probabile guerra fratricida all’interno della terna, figurano nomi di grande livello in Italia, a capo di importanti settori bibliotecari a Cesena (nella Malatestiana, prima biblioteca civica d’Europa), a Ferrara (l’Ariostea), a Cremona (la Statale), nell’Università di Padova, nell’Università di Torino, nell’Università di Parma, per non dire dell’Università Alma Mater di Bologna-Ravenna: da questa hanno avuto l’idea di poter “concorrere” per il nostro Comune una funzionaria con esperienza di direzione nella Biblioteca Centralizzata di Bologna e nei servizi bibliotecari dei campus di Cesena e Forlì,  un’altra nelle biblioteche del polo scientifico di Ravenna e nel coordinamento del settore Biblioteca centrale del campus di Ravenna. Ha “concorso” pure uno dei massimi archivisti in campo internazionale, già direttore della Soprintendenza archivistica dell’Emilia-Romagna, dell’Archivio di Stato di Torino e dell’Istituto centrale degli Archivi, oltretutto recentemente incaricato come docente nel corso di Scienza del libro e del documento del campus di Ravenna".

"Svariati di questi nomi hanno il merito di aver effettuato concorsi pubblici veri per arrivare ai rispettivi vertici professionali e/o altri di occupare ruoli di dirigente, quasi tutti di non essere stati nominati da autorità politiche, così da distinguersi in tutto o in parte dalla terna vincente - continua Ancisi -. Cosa abbiano di meno si leggerà nei verbali della commissione, che a mio parere dovrebbero essere pubblicati, almeno perché, nell’immaginaria selezione a cui si sono in buonafede sottoposti, sia resa loro giustizia. Da colloqui in media di 16 minuti, con minimi di 5 e 10, non possono essere stati sufficientemente valutati, in assenza di psicanalisti, il “piano motivazionale”, “l’interesse al ruolo”, “l’insoddisfazione nell’attuale contesto”, la “consapevolezza del ruolo”, la “significativa progettualità”. Respingo la tesi che alcuni siano troppo “anziani” o scarsamente motivati a restare a lungo a Ravenna. Si sarebbe dovuto effettuare un concorso pubblico vero per un posto di ruolo, se si fosse voluto ragionare oltre la prospettiva di un incarico triennale/quinquennale legato alla scadenza di De Pascale. È sempre meno detto che il prossimo sindaco sia del Pd. Perugia insegna, non da sola". 
 

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