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Consigli territoriali, le incongruenze rilevate da Ancarani (Forza Italia)

"Il documento con il quale molti comitati cittadini chiedono una riforma del regolamento dei consigli territoriali ha il merito di porre un problema che sussiste realmente"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Il documento con il quale molti comitati cittadini chiedono una riforma del regolamento dei consigli territoriali ha il merito di porre un problema che sussiste realmente anche se appare contraddittorio in particolare quando “dimentica” alcuni problemi accentuandone altri di senso opposto. Tra l’altro lascia perplessi anche la modalità di firma di detto documento, con presidenti di comitato che condividono un punto e altri che non lo condividono facendo sorgere il dubbio che la reale motivazione per averlo diffuso sia tutt’altra. A destare inoltre numerose perplessità è la firma di un tal Ravaioli come presidente del Comitato cittadino di Porto Fuori. Risulta infatti che il consiglio precedente sia decaduto e che il nuovo consiglio non abbia ancora nominato alcun presidente. Insomma un po’ troppe cose non tornano…

Cercando di scendere ugualmente nel merito appare opportuno ricordare che Forza Italia aveva dapprima guardato con benevolenza all’istituzione dei consigli territoriali, insistendo per una loro rapida partenza in modo da poter sostituire a costo zero, o comunque irrisorio nei rapporti di prossimità col cittadino, le vecchie circoscrizioni di decentramento abolite dalla legge.
Nonostante tale condivisione di principio, ben presto ci si rese conto che le intenzioni della maggioranza erano ben altre. In primis venne inventato un meccanismo per la loro elezione che poteva persino considerarsi astrattamente sensato, ma che, posto in essere ben due anni dopo le elezioni comunali, dimostrò tutte le sue contraddizioni, e che oggi, a otto mesi abbondanti dalle elezioni per il nuovo mandato, dimostra di essere ancora più inopportuno.
Se si pensa infatti che gli attuali consigli territoriali, ovvero quelli che anche questa sera si riuniscono, sono tuttora figli della consiliatura precedente e continuano ad esprimere pareri senza avere più alcuna rappresentatività non serve aggiungere molto altro…
Per essere chiari al momento si verifica il comico evento per cui consigli territoriali (che già al loro insediamento non rappresentavano più la reale volontà degli elettori, dato che i consiglieri  furono eletti nel 2013, ma sulla base di risultati elettorali del 2011) proseguono impunenmente la loro attività dopo che gli elettori hanno già dato un nuovo responso, in molti di essi peraltro particolarmente diverso da quello del 2011! Insomma questi consigli territoriali sono il contrario della democrazia!
A nulla peraltro alla fine della scorsa consiliatura sono valsi i nostri richiami affinchè per un organo meramente consultivo quale il consiglio territoriale venisse abolita la cosiddetta “prorogatio” facendone decadere in automatico il ruolo fino al rinnovo.
Proprio da qui tuttavia ha origine il grande equivoco. Questi organi sembra siano stati voluti dalla maggioranza per dare “il contentino” di un incarico a questo o a quel militante,  spesso raccontando che quel ruolo era equiparato a quello di consigliere di circoscrizione. Ciò ha determinato l’obbligo che ogni consiglio territoriale – cioè tutti e dieci ogni volta - desse parere consultivo (ma non vincolante) su ogni singolo regolamento comunale e su molte delibere di competenza del consiglio comunale, quasi tale parere fosse determinante ai fini della validità della delibera finale, com’era ai tempi delle circoscrizioni di decentramento abolite dallo stato. 
La verità è che i consigli territoriali sono chiamati a rendere tali pareri il più delle volte in tempi ristretti, a volte troppo a ridosso dello svolgimento del consiglio comunale che dovrà licenziare la delibera in oggetto sicché molto spesso o non vengono letti o se ne fa strame, andando in direzione opposta.
E’ questo il motivo per cui una delle principali riforme del regolamento sui consigli territoriali dovrebbe essere proprio quella dell’abolizione totale dei pareri sui regolamenti, mantenendo tuttavia l’obbligo di trasmettere al consiglio territoriale competente – e riceverne parere -  soltanto per quanto concerne decisioni urbanistiche o amministrative che interessino il corrispondente territorio. 


E’ ovvio che l’amministrazione dovrebbe poi essere coerente e tenere conto dei  pareri ricevuti, come per esempio invece non fa non appena la maggioranza va sotto in un consiglio. Recentemente è accaduto con un voto contrario del consiglio di area centro che si è espresso contro l’amministrazione che vuole istituire una nuova viabilità in via Fiorita e che ha già comunicato di andare comunque in quella direzione nonostante il parere espresso.
Ai consigli territoriali dovrebbero insomma essere lasciate solo funzioni di controllo in senso lato del territorio di competenza, di rapporto coi cittadini, di risposta alle istanze di piccola risoluzione e di discussione su quanto è previsto o deliberato per quella porzione di territorio comunale.
L’altra funzione che dovrebbero svolgere è il mantenimento dei rapporti con comitati cittadini e pro loco.
E qui viene il bello: tale competenza è già normata dall’attuale regolamento, che prevede che, per rapportarsi all’amministrazione, comitati e pro loco interessino preventivamente i consigli territoriali. Ebbene, la prima a fare carta straccia di tale previsione è spesso la stessa giunta.
Come detto, sono dunque molte le criticità presenti nell’attuale regolamento che vanno risolte non per soddisfare questo o quel problema del cosiddetto ceto politico di questa città, ma proprio per meglio corrispondere alle esigenze e alle istanze dei cittadini di quello che è il secondo comune d’Italia per estensione territoriale.
 

Alberto Ancarani (Forza Italia)

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