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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Consorzio, Ancisi (Lpr): "Ora il sindaco si dimetta"

Gli avvisi di garanzia emessi dalla Procura di Ravenna a carico di 14 persone indagate per il “buco” di circa 9 milioni e mezzo di euro del Consorzio per i servizi sociali rappresentano, pur in questa prima fase delle indagini preliminari, già un atto di giustizia.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Gli avvisi di garanzia emessi dalla Procura di Ravenna a carico di 14 persone indagate per il “buco” di circa 9 milioni e mezzo di euro del Consorzio per i servizi sociali rappresentano, pur in questa prima fase delle indagini preliminari, già un atto di giustizia. Fa giustizia diradando una serie di polveroni che la cattiva politica locale ha sollevato a lungo su questa triste vicenda di mala gestione dei servizi sociali.

1.    Fa giustizia sulla tesi del “colpevole” unico, individuato come capro espiatorio dal sindaco e dalla maggioranza nella persona dell’ex direttore del Consorzio: tesi che ho combattuto aspramente in consiglio comunale e nella commissione comunale d’indagine, di cui sono stato presidente, dimostrandone la falsità nella mia relazione finale, con la quale mi sono dissociato in toto da quella di maggioranza. Dovranno dunque rispondere alla magistratura del loro operato, oltre al direttore (che, sia chiaro, io non ho mai sollevato dalle proprie responsabilità), anche i dieci componenti dei due consigli di amministrazione del Consorzio in carica negli anni dei bilanci “truccati”, presidenti compresi, e i revisori dei conti in carica quando i rendiconti furono presentati e approvati senza colpo ferire.

2.    Fa giustizia sulle accuse che la commissione d’indagine del Comune non sia servita a niente o addirittura che la scelta di farla presiedere al sottoscritto sia servita per renderla innocua, compiacendo la maggioranza. In effetti, la vera denuncia da cui ha preso le mosse l’indagine della Procura è quella scritta di mio pugno, da me proposta alla commissione non senza reazioni contrarie e alla fine sottoscritta, semplicemente ridotta in modo non sostanziale, anche dai membri della maggioranza. Depositata il 13 agosto nel palazzo di Giustizia, ha ipotizzato delitti, di cui al Codice penale, contro la fede pubblica, segnatamente falsi in atto: ipotesi fatta ora propria dalla Procura. A questa denuncia, ha fatto seguito, a fine anno, un’integrazione comprendente la descrizione dettagliata di tutti i fatti aventi possibile rilievo penale emersi dai lavori della commissione, sottoscritta solamente da me e dall’altro consigliere comunale di Lista per Ravenna, Gianfranco Spadoni.


Adesso la politica ha motivi per fare la sua parte, prendendo atto finalmente di quello che Lista per Ravenna ha sollevato da subito:
1.    Tutti i 14 indagati sono stati nominati dell’assemblea del Consorzio, composta dai legittimi rappresentanti dei Comuni di Ravenna, Cervia e Russi e dell’AUSL, di cui è presidente il sindaco di Ravenna. Tutti gli indagati sono stati nominati col criterio della stretta appartenenza politica ai partiti di maggioranza. Si conferma ora quello che scrissi nella parte finale della mia relazione: “In cima alla cupola delle responsabilità c’è, inequivocabilmente, il sindaco di Ravenna, per la responsabilità soggettiva di presiedere l’assemblea dei soci che ha approvato i rendiconti fasulli e per quella oggettiva di essere direttamente responsabile o corresponsabile delle nomine, a cascata, di tutti i soggetti che hanno avuto parte in causa... È quindi inevitabile che questa relazione comprenda...la richiesta delle dimissioni del sindaco”. Gli sviluppi giudiziari rafforzano l’opportunità di queste dimissioni.

2.    Il danno del buco del Consorzio ha prodotto danni gravissimi soprattutto al Comune di Ravenna, economico-finanziari e morali o d’immagine. La Giunta comunale non aspetti un minuto a segnalare alla Procura della Repubblica la propria volontà di costituirsi parte civile nei confronti dei responsabili, allorquando sarà avviato il processo.
 

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