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Darsena, Ancisi: "Il Sigarone forse non andrà in fumo. Ma sarebbe stato fuori legge"

L’11 luglio prossimo, la giunta comunale festeggerà, con un concerto di nani e ballerine, il “nuovo” Piano Operativo Comunale (POC) della Darsena. Sarà l’ennesima scorrettezza di un governo politico locale

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

L’11 luglio prossimo, la giunta comunale festeggerà, con un concerto di nani e ballerine, il “nuovo” Piano Operativo Comunale (POC) della Darsena. Sarà l’ennesima scorrettezza di un governo politico locale capace di agire solo a colpi di strapotere e di imbonimento. Il POC è, per legge, di competenza esclusiva del consiglio comunale, che, nel caso, non ne sa niente, se non quello che può leggersi in codice dalle veline trasmesse dal sindaco ai giornali.

Da queste si ricava indirettamente la notizia che nel POC Darsena troverebbe buona sorte il restauro del cosiddetto Sigarone, ex magazzino SIR, su cui, invece, gravava un progetto - fino a ieri “inevitabile” secondo il governo cittadino - di demolizione. Tale progetto, presentato al Comune il 26 maggio 2010 ad opera della Cino Zucchi Architetti di Milano (quella della torre sul canale Candiano), sarebbe stato cestinato. Ne subentrerebbe uno nuovo, elaborato da Nuovostudio di Ravenna, che conserverebbe la struttura portante del Sigarone, testimonianza storica di architettura industriale.

Gli spartiti sono in prova. Il Comune canterà che è stato sensibile al processo di partecipazione sulla Darsena avvenuto negli ultimi mesi del 2011: incontri, passeggiate, tavoli di lavoro, convegni e documento finale. Lista per Ravenna li ha apprezzati e condivisi. Ma non può evitare di ricordare che l’abbattimento del Sigarone sarebbe stato semplicemente fuori legge, a prescindere e da prima che la Soprintendenza ai beni architettonici vi imponesse un vincolo, peraltro non rigidissimo. Non sarebbe passato un anno dalla presentazione del progetto, benedetto dalla giunta comunale e dagli uffici, senza che le ruspe avessero sbriciolato il Sigarone - come già successo dolosamente con la Fornace Hofmann all’inizio della via Romea Nord - se il sottoscritto, nel febbraio 2011, non avesse pubblicato, col titolo: “FUORI LEGGE MANDARE IN FUMO IL SIGARONE”, l’esito di una faticosa ricerca compiuta nei fascicoli degli uffici urbanistici del Comune, dimostrando (in estrema sintesi) che tutti gli strumenti normativi di piano regolatore e della pianificazione urbanistica, dal 1993 in poi, compreso il cardine del nuovo piano regolatore, che è il Piano Strutturale Comunale (PSC), vincolano l’edificio come edificio testimoniale di archeologia industriale destinato a restauro conservativo. Il Piano di Riqualificazione Urbana (PRU) della Darsena di città, ancora vigente, affermava, al riguardo: “Il magazzino riveste un elevato valore figurativo... L’intervento di conservazione dovrà garantire il restauro e la riqualificazione della struttura portante in cemento armato e delle parti di chiusura in laterizio...”. Dicemmo che “a questo la proprietà privata dovrà sottostare, avendo peraltro ricevuto in cambio, vantaggiosamente, la possibilità di costruire in zona 64.000 mq di esercizi commerciali e di uffici. L’unico vero interesse pubblico è che l’edificio sia conservato nella sua struttura portante. Il bilanciamento con gli interessi economici e le convenienze legittime della proprietà dovrà avvenire su altri piani”. Aver dimostrato che la demolizione non era solo un misfatto politico e culturale (già detto in abbondanza), ma roba da manette, ha imposto un bel freno all’iter del progetto Zucchi, su cui una grande partecipazione democratica ha avuto modo di esercitarsi, sembra con successo. Ma per l’amministrazione comunale la necessità è venuta prima della virtù.


 

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