Degrado ai Giardini Speyer e via Pallavicini: Bazzocchi propone il modello Mirano (Venezia)
L'esponente della lista civica segnala "schiamazzi, abbandono di rifiuti di ogni genere (vetro, anche rotto, lattine, cartacce, resti di cibo), nell'area verde all'angolo fra le due viabili"
Adottare il modello Mirano, in provincia di Venezia, per risolvere "l'insostenibile" situazione nella zona all'angolo fra Viale Pallavicini e Via Alberoni. E' quanto suggerisce il consigliere territoriale zona Darsena di Lista per Ravenna, Giulio Bazzocchi. L'esponente della lista civica segnala "schiamazzi, abbandono di rifiuti di ogni genere (vetro, anche rotto, lattine, cartacce, resti di cibo), nell'area verde all'angolo fra le due viabili", ma anche urla "nell'area pubblica prospiciente l'esercizio commerciale gestito da africani (facente parte del condominio “Ex Bellucci”) poco prima della ferrovia, nell'ultimo tratto di Via Alberoni".
"Sono mesi - aggiunge Bazzocchi - che vengono fatte segnalazioni gli uffici competenti, con esposti e fotografie ma la situazione non cambia. C'è anche chi ha subito aggressioni fisiche e che continua a subire aggressioni psicologiche, mancanza di pace. Da parte dell'autorità che, più di ogni altro, dovrebbe avere a cuore la vita dei cittadini, il sindaco, nemmeno un cenno. Non voglio insegnare il mestiere a nessuno, però informo il sindaco, che a Mirano (Venezia), Maria Rosa Pavanello, ha firmato il 18 giugno scorso, un'“Ordinanza speciale per la prevenzione e la repressione degli schiamazzi, dei comportamenti in pubblico lesivi del decoro e della sicurezza urbana nonché dei rumori molesti prodotti da pubblici esercizi e/o da esercizi similari con attività rumorose dal 20 giugno al 30 settembre 2014”".
Tra i motivi del provvedimento, illustra Bazzocchi, "vengono registrati ripetuti episodi di schiamazzi e disturbo della quiete specie in ore notturne"; ma anche "abbandono dopo l'uso, di contenitori di bevande e alimenti, in piazze, strade, giardini". Viene sottolineato che "ol riposo e il silenzio hanno alto valore per la rigenerazione psicofisica della persona umana", ma anche "la necessità di salvaguardare la quiete pubblica, attraverso la repressione dei rumori molesti, per contemperare le esigenze abitative e economico/lavorative.
L'esponente della Lista civica chiarisce che "l'ordinanza, è stata emessa a salvaguardia degli interessi individuali e collettivi, per contemperare il diritto alla riunione, allo svolgimento delle attività economico/commerciali ma anche il diritto dei cittadini alla tutela della salute, della sicurezza urbana, della serenità e ordinata convivenza fra i componenti della società. Il tutto, tenuto conto della legge 125/2008, che ha modificato l'articolo 54 comma 4 del decreto legislativo 267/2000, che ha concesso ai Sindaci come ufficiali di governo, facoltà-dovere di intervento in materia, adottando provvedimenti “anche contingibili e urgenti, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento, al fine di prevenire gravi pericoli che minacciano l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana” e che la Corte Costituzionale ha reso illegittima con sentenza 115/2011, solo per il comma 4".
"Le misure adottate per combattere il fenomeno, sono sia pecuniarie che interdittive, quale la sanzione accessoria della sospensione dello svolgimento delle attività che siano fonte/causa, diretta o indiretta, dei comportamenti antisociali descritti - aggiunge il consigliere territoriale -. L'ordinanza è stata trasmessa il 13 giugno dal Prefetto di Venezia, che l'ha considerata in linea con gli ambiti di competenza indicati nel decreto del Ministero dell'Interno del 5 agosto 2008, articolo 2 comma 1.
COSA ORDINA L'ORDINANZA 101 - "Al punto 1, viene riportato, “sono vietati dalle 22 alle 7 del giorno successivo, comportamenti fonte e causa diretta, ovvero mediata, di fatti e situazioni quali: suoni musicali diretti o riprodotti, schiamazzi, assembramenti chiassosi, rumori molesti anche derivanti da utilizzo emulativo dei veicoli, occupazioni improprie della sede stradale e degli spazi con limitazioni o intralci alla libera circolazione mediante consumo sul posto di alimenti e bevande con abbandono senza riguardo dei relativi contenitori”. Al punto 2 viene imposto ai titolari degli esercizi di "porre in essere ogni comportamento utile a contenere gli schiamazzi ed ogni altro comportamento degli avventori atto a costituire causa di disturbo, in particolare nelle aree esterne, adiacenti o pertinenti al locale”. La prima violazione è di 100 euro, la seconda è di 200 e per ogni successiva la somma è di 500 euro. In caso di recidiva, ovvero quando sono commesse dell'esercente le attività, il sindaco può disporre la chiusura dell'esercizio per tre giorni.