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Don Giovanni Baldini torna nella sua parrocchia. intitolato a lui un parco vicino la chiesa di San Vittore

La giunta comunale, facendo propria la decisione della commissione Toponomastica assunta il 20 novembre scorso, ha appena deliberato l'"Intitolazione di un'area verde al Parroco Don Giovanni Baldini".

La giunta comunale, facendo propria la decisione della commissione Toponomastica assunta il 20 novembre scorso, ha appena deliberato l'"Intitolazione di un'area verde al Parroco Don Giovanni Baldini". Si tratta del parco giardino del quartiere San Vittore tra le vie Primieri e Zenone, già intestato a Romolo Augustolo. Il toponimo del "piccolo Augusto" viene spostato nel largo di via Atalarico posto a fianco della casa di cura San Francesco. Alvaro Ancisi, avendo partecipato alla seduta della commissione Toponomastica quale primo firmatario della petizione presentata in proposito nel dicembre 2007, aveva caldeggiato, tra le due opzioni, la scelta del parco, in quanto maggiormente funzionale ad una fruizione allargata da parte degli abitanti del quartiere e della parrocchia. Il 7 ottobre scorso erano scattati i dieci anni dalla morte del sacerdote, termine necessario, senza ricorrere a deroghe, affinché un toponimo possa essere assegnato ad una personalità defunta. Particolarità della petizione, che ha avuto come seconda firmataria Mara Reggiani, è che i 578 firmatari, compresi i due presentatori, sono o sono stati residenti nel territorio della parrocchia di San Vittore o in quella confinante di San Giuseppe Operaio, dove hanno conosciuto e apprezzato di persona don Baldini.

LA VITA E LE OPERE

Di seguito, la biografia, redatta da Alvaro Ancisi, sottoposta alla commissione Toponomastica nel dicembre 2007. Nato ad Alfonsine il 10 agosto 1922, don Giovanni è stato parroco di San Vittore per 56 anni, fino alla sua morte il 7 ottobre 2004. Personalità tra le più luminose ed autentiche del cattolicesimo ravennate, il suo impegno sociale iniziò durante la guerra, ancora seminarista, quando si adoperò per portare in salvo le persone in pericolo. Nel 1948, gli fu affidata la parrocchia di San Vittore col compito di ricostruire la chiesa, andata distrutta, che era collocata in via Anastagi. La nuova chiesa, ubicata in via Narsete, allora ai confini della città, fu edificata quasi con le sue mani. L'inaugurazione ufficiale avvenne nel 1961, dopo aver superato grandi difficoltà materiali, per la mancanza di mezzi e la necessità di indirizzare le poche risorse a sostegno delle necessità dei più poveri, in un quartiere abitato da umili famiglie. Dal 1948 al 1955, don Giovanni celebrò le funzioni religiose nell'ex Lazzaretto comunale di via Sant'Alberto, avendo l'abitazione e l' "ufficio" nelle case popolari della zona. Molteplici furono le opere e le attività di servizio sociale che egli realizzò, tra cui: la mensa dei poveri presso le suore Cappuccine; l'oratorio e il doposcuola con refezione; la formazione, nel 1972, di un complesso musicale di giovani che è stato attivo fino al 1989; le colonie estive per bambini; la ricerca di una casa e di un lavoro per le famiglie di nomadi; la sponsorizzazione nel 1984 del lavoro per i giovani (idea software, nata nei locali parrocchiali, che è oggi, col nome di Twinergy, una realtà che dà lavoro ad oltre 120 persone di alta qualificazione). Lasciò anche un progetto anticipatore: una casa per anziani e giovani coppie di sposi, che purtroppo non riuscì a realizzare. Visse direttamente, con la presenza e la partecipazione, il contatto con le realtà sociali del territorio parrocchiale, nelle case popolari di via Sant'Alberto, nei cantieri dell'AGIP (dove, nel 1955, iniziò a celebrare, su richiesta di Enrico Mattei), nel borghetto della via Rotta, oltre la ferrovia, con la piccola e amata cappella in memoria dei morti in guerra di quella zona, dove ha celebrato la Messa festiva ininterrottamente e tuttora si celebra. Si adoperò per sostenere i lavoratori nei conflitti sindacali. Profondo studioso delle figure più insigni del cattolicesimo italiano, da don Minzoni a don Milani, al cui pensiero ispirò la sua attività pastorale ed educativa formando schiere di giovani, si dedicò alla diffusione delle novità introdotte dal Concilio Vaticano II (il rinnovamento liturgico, la responsabilizzazione dei laici, la partecipazione dei cattolici alla vita politica e sociale). Fu uomo di acuta intelligenza, di studio e di lettere. Scrisse spesso sui giornali, tenne rubriche a Ravegnana Radio, partecipò a molti convegni e dibattiti. È stato uno spirito critico libero, sostenitore di un cristianesimo vissuto responsabilmente, aperto e sensibile ai problemi di tutti, restando sempre profondamente fedele alla Chiesa di Cristo. I presentatori della petizione ringraziano l'assessore ai servizi demografici, Massimo Cameliani, per la disponibilità espressa ai fini dell'accoglimento della petizione.

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