Elezioni europee, la Lega romagnola punta su Padovani: "Valorizzeremo il territorio"
"Abbiamo le idee chiare su quello che faremo al Parlamento europeo – ha esordito Padovani – e il nostro programma non lascia adito a dubbi"
Sono l'imprenditore agricolo faentino Gabriele Padovani, 40 anni, e l'avvocato bolognese Alessandra Basso, 52 anni, i candidati su cui la Lega punta per rappresentare l'Emilia-Romagna in Europa. I due eurocandidati hanno ricevuto lunedì mattina l'imprimatur dei vertici leghisti regionali, gli onorevoli Carlo Piastra e Gianni Tonelli e il consigliere regionale Andrea Liverani.
Partendo dalla considerazione che “questa Europa, così com'è oggi, non è in grado di dare risposte alle esigenze dei nostri cittadini”, e che, pertanto “è bene che attraverso il voto del 26 maggio prossimo gli emiliano-romagnoli siano consapevoli che possono (e devono) cambiare questa Unione europea, oggi a trazione franco-tedesca” gli onorevoli Piastra e Tonelli hanno introdotto la presentazione dei candidati Padovani e Basso, rispettivamente rappresentativi di Romagna ed Emilia, “come coloro che sapranno portare le istanze della nostra regione sui banchi di Bruxelles e Strasburgo, consentendo all'Italia di rialzare la testa nel panorama internazionale e battere i pugni affinché anche le politiche comunitarie comincino a valorizzare quel brand straordinario che è il Made in Italy”.
“Abbiamo le idee chiare su quello che faremo al Parlamento europeo – ha esordito Padovani – e il nostro programma non lascia adito a dubbi: sicurezza, lotta al degrado e all'illegalità, sostegno alla famiglia e alle imprese, valorizzazione del settore agricolo, del territorio, della nostra storia e della nostra cultura, delle spiagge, del turismo e della pesca. Impegni importanti che affronteremo restando in contatto diretto con le associazioni e i comitati del nostro territorio. Perché Alessandra ed io saremo i rappresentanti della circoscrizione del Nord Est – ha sottolineato l'imprenditore faentino – l'area che produce il maggior valore aggiunto dell'intero Paese: non possiamo più tollerare questa Europa dei poteri forti e delle banche, che premia le rendite finanziarie (tassate al 26%) e strangola gli imprenditori (soggetti a una tassazione del 43%) che sono invece coloro che producono la vera ricchezza reale e che creano posti di lavoro. Questa Europa che ragiona sui numeri e non sulla qualità e che non tiene conto delle specificità dei singoli Paesi (direttiva Bolkestein) non rappresenta l'idea di Europa unita ma federata che, invece, abbiamo in testa”.