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Voto a 16 anni, de Pascale favorevole: "Si farebbero meno guerre e si rispetterebbe il pianeta"

La mobilitazione studentesca per il clima ha riportato in auge un dibattito sulla consapevolezza politica e non solo dei giovani. D'accordo sembra essere il sindaco di Ravenna Michele de Pascale

Ciclicamente si torna a parlare di abbassare l’età del voto a 16 anni. L’ultimo, in ordine di tempo, è l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, che lunedì ha lanciato un appello dalle colonne di Repubblica per chiedere al governo “una riforma costituzionale da fare in un anno: il voto ai sedicenni”. Una riforma “urgente”, dice Letta, un “modo per dire a quei giovani che abbiamo fotografato nelle piazze, lodando i loro slogan e i loro entusiasmo: ‘vi prendiamo sul serio e riconosciamo che esiste un problema di sottorappresentazione delle vostre idee, dei vostri interessi'”.

La grande mobilitazione studentesca per il clima ha infatti riportato in auge un dibattito sulla consapevolezza politica e non solo dei giovani, in Italia ma anche nel resto del mondo. Era già successo l’anno scorso, dopo la strage del liceo Parkland in Florida, quando migliaia di studenti scesero in piazza contro le armi. Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, in molti Paesi l’età minima per votare venne abbassata da 21 a 18 anni, sulla spinta di un’opinione pubblica fortemente influenzata dal movimento giovanile e dai cambiamenti nella società intercorsi in quegli anni.

D'accordo con la proposta di Letta sembra essere il sindaco di Ravenna Michele de Pascale: "Avevo 16 anni nel settembre del 2001 e ricordo la paura e le tante iniziative, insieme ai miei compagni e alle mie compagne di scuola, per evitare che le risposte sbagliate all'11 settembre alimentassero la spirale di odio che avvolgeva il mondo e che purtroppo da quel momento non si è più fermata. Esponemmo le bandiere della Pace da tutte le scuole, convinti e fiduciosi che le scelte a livello globale passassero anche da noi e dal nostro impegno, ma rimanemmo completamente inascoltati. Pensando a quei giorni e ai tanti giovani di oggi nelle piazze del mondo, forse, con il voto ai sedicenni, ad esempio, si farebbero meno guerre, si rispetterebbe il pianeta e si investirebbe maggiormente in istruzione. Ragazzi e ragazze, per favore, non lasciateci decidere da soli!".

Come funziona in Europa e nel mondo

Nella maggior parte dei paesi del mondo i giovani possono votare a partire dai 18 anni. È così in Italia (ma per il Senato può votare solo chi ha compiuto 25 anni), Stati Uniti, Cina, India, Russia e in diversi paesi dell’Ue. L’Austria è stato il primo Paese dell’Ue ad abbassare l’età minima legale per il voto nel 2007. I 16enni possono votare per le elezioni locali in alcuni Länder in Germania mentre in Scozia hanno potuto votare per la prima volta nel 2014 in occasione del referendum sull’Indipendenza e dal 2015 per le politiche. In Norvegia nel 2011 è partita una sperimentazione per quanto riguarda le elezioni locali e in Grecia l’età per votare è stata abbassata a 17 anni. Si può votare a 16 anni anche in Argentina e Brasile (ma il voto è obbligatorio per chi ha dai 18 ai 70 anni), Nicaragua e Cuba. Urne aperte ai 17enni anche a Timor Est, Etiopia, Indonesia, Corea del Nord, Sudan.

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