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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Faenza

Difesa della "famiglia naturale", da Faenza si scatena il putiferio: il pd si spacca

L'ordine del giorno chiede la difesa della "famiglia naturale", intesa come "fondata sul matrimonio tra uomo e donna", chiedendo addirittura alla Regione l'organizzazione della "fersta della Famiglia Naturale" e al Governo la "non applicazione del Documento Standard per l'educazione sessuale in Europa"

E' bufera sull'ordine del giorno approvato dal consiglio comunale di Faenza, proposto da Forza Italia, ma approvato anche grazie al voto di sei consiglieri del Pd, tra i quali la neoeletta consigliera regionale Manuela Rontini e del sindaco Giovanni Malpezzi. L'ordine del giorno chiede la difesa della “famiglia naturale”, intesa come “fondata sul matrimonio tra uomo e donna”, chiedendo addirittura alla Regione l'organizzazione della “fersta della Famiglia Naturale” e al Governo la “non applicazione del Documento Standard per l'educazione sessuale in Europa”.

Il voto sta alzando un polverone, non solo sui social network, provocando reazioni soprattutto all'interno stesso del partito, non solo nel Ravennate. E' stato redatto un documento che contrasta con l'ordine del giorno che parte con oltre 70 firme, che stanno aumentando a vista d'occhio su Facebook, di consiglieri, dirigenti, militanti e simpatizzanti del Partito Democratico, tra i quali anche amministratori del Comune di Faenza, che non si riconoscono nella scelta di votare a favore dell'Ordine del Giorno

ANCHE IL PD PROVINCIALE SI DISSOCIA. “Personalmente – ha dichiarato il segretario provinciale del Pd ravennate, Michele de Pascale - conosco un'unica definizione di famiglia naturale. Una famiglia è "naturale" quando è fondata sull'amore e sul rispetto. In un'epoca storica in cui la vera contrapposizione è fra solidarietà fra le persone e individualismo, è profondamente sbagliato mettere in contrapposizione le famiglie italiane sulla base della loro composizione. Stiamo combattendo da anni una battaglia durissima per la piena attuazione dell'articolo 3 della Costituzione e il riconoscimento, vero, pieno e indiscusso della parità di diritti e doveri per tutti i cittadini di questo Paese, a prescindere dal loro orientamento sessuale. E' una battaglia che vedrà nell'istituzione delle unioni civili proposte da Matteo Renzi una tappa fondamentale, di un percorso più lungo che tutta la nostra comunità deve fare per accettare e valorizzare le differenze”.

“L'ordine del giorno presentato da Forza Italia a Faenza andava esattamente nella direzione opposta e le parziali modifiche effettuate e il riferimento al doveroso sostegno alle famiglie numerose non sono sufficienti a mitigarne la strumentalità.  - continua il segretario - Il problema è lo spirito che lo anima, ancor prima del dibattito su alcuni singoli punti sui quali il Pd deve fare ancora molti passi avanti. La vicenda è stata gestita molto male e si è arrivati a un voto che ci lacera e che, nei prossimi giorni, aprirà nel Pd di Faenza e provinciale un dibattito serio per chiarire le posizioni di tutti e uscire in maniera chiara e comprensibile.”

RACCOLTA FIRME NEL PD DI FAENZA
. Diversi militanti e dirigenti del Partito Democratico di Faenza si dissociano con una raccolta firme inviata ai giornali. In essa si legge che "Noi consiglieri, dirigenti, militanti e simpatizzanti del Partito Democratico non ci riconosciamo nella scelta di votare a favore dell'ordine del giorno. Il tema del sostegno alla famiglia non deve essere oggetto di strumentalizzazione politica. Le politiche di sostegno ai nuclei familiari (soprattutto quelli numerosi), è sempre stata una priorità per il Partito Democratico, in primis tramite l’offerta di servizi per l’infanzia. Le politiche della Regione Emilia-Romagna lo testimoniano chiaramente. In questo senso si orientano le vere azioni di difesa e sostegno alla famiglia, e non in ordini del giorno dal sapore ideologico e tradizionalista".
 

IL SINDACO CORREGGE IL TIRO. Dopo le prese di posizione molto nette, il sindaco Giovanni Malpezzi interviene con un comunicato stampa a prendere le distanze da un testo che riconosce di aver sottovalutato. Premette Malpezzi: "Così come presentato inizialmente, l'ordine del giorno di Forza Italia conteneva considerazioni del tutto inaccettabili, frutto di un'impostazione ideologica sbagliata e retrograda. Il voto favorevole mio e di altri consiglieri comunali è scaturito solo dopo lo stralcio dal documento di queste considerazioni, e dall'invito alla Giunta Comunale ad introdurre il "fattore famiglia" che ricalca la proposta di quoziente familiare presente nel programma di mandato di questa amministrazione. Ho temuto che un voto contrario su questo aspetto sarebbe stato letto come una evidente incoerenza. Il motivo del mio voto sta solamente qui". Dopo questa premessa, "sono ovviamente rammaricato di aver sottovalutato la lettura che sarebbe stata data di quel voto e dell'interpretazione dell'aggettivo "naturale" che può essere fuorviante, fino al punto di attribuirmi valutazioni e pensieri che non mi appartengono".
 

Precisa Malpezzi: "Lungi da me il voler discriminare qualcuno e qualcosa, atteggiamento che non solo non mi appartiene, ma ritengo non possa appartenere ad alcun amministratore pubblico degno di questo nome. Lungi da me alcun intento di voler rappresentare posizioni confessionali o considerate oltranziste. Parlando quotidianamente con le persone, so perfettamente che la dignità di famiglia non è prerogativa né del matrimonio, né di alcuna altra convenzione sociale, ma del rispetto reciproco e della capacità di assumersi la responsabilità di condividere obiettivi di vita insieme. Visto quanto accaduto, per parte mia mi farò promotore di un nuovo documento da portare all'attenzione del Consiglio comunale. Un documento più rispettoso e della ricchezza di opinioni all'interno della città e dell'opinione pubblica, e che dimostri come, al di là delle parole, la valorizzazione della famiglia in questi anni si sia tramutata in impegni concreti, verso chiunque e senza alcuna discriminazione".

ARCIGAY - Anche Flavio Romani, presidente di Arcigay, commenta il voto del Consiglio comunale di Faenza: "Quell'ordine del giorno - spiega Romani - è un'esibizione di forza, un trofeo clericale che sta passando in queste settimane di aula in aula per definire in ognuna, tra laici e clericali, chi "comanda". Un virtuosismo tipico di chi in aula passa il tempo a girarsi i pollici, dal momento che nulla determina e nulla potrebbe mai determinare. L'unica utilità dell'ordine del giorno sta nel fissare una "bandierina": grazie a quel voto scopriamo che la maggioranza degli eletti di quell'aula sostiene un'istanza incostituzionale e che ricorda nella retorica, nel pensiero sotteso e negli obiettivi il ventennio di Benito Mussolini. A comporre quella maggioranza sono, oltre ai consiglieri di destra, la metà esatta degli eletti del Partito Democratico, sindaco e presidente del consiglio compresi. Per qualcuno questa potrà essere una doccia fredda, non lo è per noi: dalla nascita del Pd denunciamo il diritto di tribuna riservato in quel partito alla lobby clericale, dalla Binetti in poi. Ed è sempre stato sulla pelle di gay, lesbiche e trans, vera e propria ossessione del potere ecclesiastico, che si è giocato l'accordo per corrompere dall'interno il più grande partito di centrosinistra. Quello che veniva descritto come un fenomeno residuale, era ed è in realtà un preciso progetto politico. Il caso del Consiglio faentino è una delle tappe di questo percorso, ormai talmente evidente da aver scatenato conflitti con tutte le parti sociali e da essere tema di dibattito sulle prime pagine dei giornali. Saremmo a questo punto curiosi di chiedere al neogovernatore dell'Emilia- Romagna, Stefano Bonaccini, al quale è indirizza l'istanza del consiglio comunale di Faenza e che per cinque anni, come segretario regionale, ha tenuto le fila del partito che oggi partorisce questi orrori, se in cuor suo corrisponderebbe agli auspici di quell'ordine del giorno, per far capire a noi e a tutti quanto è grande in realtà la bandiera piazzata l'altra sera dai clericali in Romagna".
 

SEL - Il deputato di Sel, Giovanni Paglia non si risparmia: “Succedono cose così. Faenza è una bella città, di tradizione bianca, in tempi recenti culla dell'Ulivo. La sinistra in Consiglio non c'è, mentre c'è eccome il Pd, che governa sostanzialmente da solo. Ogni riga va letta se si vuole comprendere a che punto si possa scendere quando si guarda il presente con le lenti del Medio Evo e quando un partito (il Pd) perde ogni legame minimo con qualsiasi cultura politica liberale, se non progressista. Si arriva alla Festa regionale della Famiglia Naturale fondata sull'Unione fra un uomo e una donna e, naturalmente, all'"abolizione" della scuola pubblica, dato che, si sa, l'educazione non spetta allo Stato, per non parlare della scomunica dell'OMS e del suo Documento Standard per l'educazione sessuale. C'è da dire altro? Solo che rispetto a cose così ci troverete sempre dalla parte opposta e contraria, quella dei diritti e dell'amore”.

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