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Fare la spesa fuori dal proprio Comune si può? "Il Prefetto informi correttamente i cittadini"

Il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi ha scritto al Prefetto di Ravenna per sottoporgli un problema che, in tempo di Covid-19, preoccupa moltissime famiglie

Il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi ha scritto al Prefetto di Ravenna per sottoporgli un problema che, in tempo di Covid-19, preoccupa moltissime famiglie: quali siano le norme da rispettare sugli spostamenti per l’acquisto degli alimenti.

"Premesso che la libertà di circolazione è un diritto tutelato dall’art. 16 della Costituzione italiana, limitabile solo con legge, il quadro di queste norme si ricava dal decreto 10 aprile 2020 del Presidente del Consiglio dei Ministri, cosiddetto #IoRestoaCasa, che unifica tutta la serie mutevole di 37 decreti e ordinanze prodotte dal governo, in materia di Covid-19, dal 23 febbraio al 9 aprile - spiega Ancisi - Secondo tale decreto, l’approvvigionamento di generi alimentari rientra nelle “situazioni di necessità” che legittimano ogni cittadino non contagiato e non in quarantena a muoversi liberamente dalla propria abitazione entro il territorio del proprio comune (o anche fuori, per comprovate ragioni), purché evitando ogni assembramento e ogni contatto interumano a meno di un metro. Entro i confini del proprio comune, ci si può muovere con qualsiasi veicolo, compresa la bicicletta. Solo se si va a piedi occorre restare in prossimità della propria abitazione. Questa “lettura” della legge è talmente indiscutibile che si trova esposta sul sito internet del governo. Alla domanda: “Recarsi in una delle qualsiasi attività commerciali rimaste aperte costituisce una motivazione valida per gli spostamenti?”, il governo ha risposto “Sì”, alle condizioni suddette".

"Avviene però che, pur con lodevoli intenti, le diverse forze dell’ordine operanti nel ravennate utilizzino parametri di giudizio più restrittivi - continua il consigliere d'opposizione - Ad esempio, la Polizia locale ammette gli spostamenti solo entro la località dove si abita. Quello prevalente imporrebbe però, pena pesanti sanzioni, di effettuare gli acquisti nel supermercato o negozio di alimenti più vicino alla propria abitazione, precetto che contrasta anche col principio di libera concorrenza dettato dall’art. 41 della Costituzione e dall’art. 81 del Trattato istitutivo della Comunità Europea. Le contraddizioni sono peraltro vistose. Se in una città come Ravenna si potesse far spesa solo nel proprio circondario, all’Esp potrebbero andare solo gli abitanti di Borgo Montone; i tre grandi supermercati Conad, Lidl ed Eurospar, situati a stretto contatto tra loro nella periferia sud, si dividerebbero i residenti delle sole zone di viale Galilei e di via Romea Sud fino al ponte sul fiume. Finirebbero tutti sul lastrico".

"La cittadinanza ravennate, avendo dato prova di grande responsabilità, merita di sapere, senza più angosce o dilemmi, cosa può fare secondo legge per comprarsi da mangiare - conclude Ancisi - Ha diritto che la scelta dell’esercizio alimentare sia valutata con lo stesso metro di giudizio da parte di chi vigila sul rispetto delle leggi. Oltretutto, le norme per la spesa alimentare valgono anche per andare al lavoro, per motivi di salute e per altre comprovate necessità. Si può proporre di più come raccomandazione o consiglio, purché sia netta la distinzione. D’altra parte, al Covid fanno male le persone distanti l’una dall’altra un metro e oltre, se mai con le mascherine, i guanti o le mani igienizzate, non i metri in più che percorrono ragionevolmente per le loro ragionevoli necessità. Sono dunque a chiederle, con deferenza, di provocare il necessario chiarimento all’interno del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, affinché ne sia data informazione alla cittadinanza".

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