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Subsidenza, il M5S attacca il Comune: "Per qualche milione di euro consegna il proprio territorio"

" Il Comune di Ravenna, nell’allucinate delibera votata il 30 dicembre scorso, si rende complice di un atto che, se fosse accaduto nel sud Italia, sarebbe stato forse definito senza molte metafore"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Ignoranti o in malafede? Quasi certamente in procinto di commettere un assassinio, non si sa se volontario o colposo. Il Comune di Ravenna, nell’allucinate delibera votata il 30 dicembre scorso, si rende complice di un atto che, se fosse accaduto nel sud Italia, sarebbe stato forse definito senza molte metafore. Per qualche milione di euro consegna il proprio territorio, già largamente compromesso, al dissesto irreversibile della subsidenza, dell’erosione e dell’ingressione marina. Questi i piani per il futuro di una provincia in parte sotto il livello del mare e mantenuta asciutta solo grazie al lavoro incessante delle idrovore. Brinda Sinistra Ecologia e Libertà, che lotta fintamente a Roma per lo “Sbloccaitalia”, si allea col Pd alle Regionali e poi fa i conti a Ravenna con l’assessore al bilancio Morigi, che dovrebbe solo vergognarsi.  

Dopo decenni in cui si é avuta perlomeno la decenza di sospendere parte delle estrazioni a terra per il gravissimo dissesto provocato dalla subsidenza conseguente alle estrazioni di fluidi di sottosuolo, s’inchina il Comune alla delirante retromarcia anni ’50 ingranata da Renzi nello Sbloccaitalia che funge da luminosa premessa a tutto questo ed assesta la mazzata finale. A fronte di consumi di gas naturale in costante calo con punte anche del 10% in meno, come da dati ufficiali del Ministero dello Sviluppo Economico, il Comune decide di farsi addirittura promotore della riapertura dei suddetti pozzi a terra e forzare la mano alle prescrizioni che imponevano la sospensione nei permessi e nelle estrazioni, come da delibera di Giunta Regionale dell’aprile 2014. Alla faccia di tutti gli impegni votati all’unanimità in Regione nella risoluzione del 2011 in cui si obbligava ad esprimere parere negativo per ricerche e coltivazioni in territori già minati dalla subsidenza. Più demenziali e sciagurati di così. Però prevede opere di ripascimento e tanti momenti di cultura per la plebe.

La subsidenza è un fenomeno rendicontato dai dati di fatto e dagli studi di molti esperti, come nelle ormai celebri ricerche del professore dell’Università di Padova Mario Zambon, nelle carte del Poc che evidenziano, ad esempio, un imbuto sia nell’intorno del giacimento Angela Angelina che di Dosso Angeli, con abbassamenti annui di svariati cm fuori dalla media attorno a Lido di Dante, le ricerche di ARPA Emilia Romagna degli ingegneri Mentino Preti e Vinicio Ruggeri, i quali inequivocabilmente dichiaravano: “la coltivazione di un giacimento di metano produce un abbassamento di 6/8 mm all'anno nella zona corrispondente alla proiezione in superficie del perimetro del giacimento; l'area interessata dalla subsidenza indotta è compresa tra i 5 e 10 km dal giacimento”.

E la relazione sulla subsidenza che il coscienzioso e previdente assessore Guerrieri ci aveva promesso, per settembre, in una commissione a luglio? Ma le relazioni di Zambon ha mai avuto la decenza di leggerle, almeno? E le cosiddette “re-iniezioni” nei giacimenti mai attuate, e i ripascimenti inefficaci o parziali perché “era sbagliato il sottosuolo su cui sono stati sperimentati”, come ci è stato riferito in commissione ambiente dai tecnici ed ora nuovamente riproposte nella delibera? Il cittadino non può più prelevare acqua dal sottosuolo, il Comune invece si batte per favorire Eni nei permessi di ricerca e nella riapertura dei pozzi a terra. Leggiamo ad esempio che il progetto Tre Motte/Dosso Angeli di cui si caldeggia la ripresa vede localizzato il pozzo esplorativo che ha dato esito positivo proprio al centro delle Valli di Comacchio nei pressi dell’argine Agosta. Ma si sa, come scriveva il professor Zambon: “Nel Ravennate c’è l’Agip o l’Eni potentissime che a parere del sottoscritto sono come uno stato nello stato.” E pare, stavolta più che mai, che non si sbagliasse".

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