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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

I critieri per concedere l'insediamento di strutture di vendita

Introdotti i criteri qualitativi sulla base dei quali il Comune concederà le autorizzazioni per l’insediamento di strutture di vendita di medie dimensioni (non superiori a 2.500 metri quadrati)

Con una delibera approvata giovedì dal consiglio comunale, con l’astensione di Lista per Ravenna, Pdl, 5stelle, Lega nord, sono stati introdotti i criteri qualitativi sulla base dei quali il Comune concederà le autorizzazioni per l’insediamento di strutture di vendita di medie dimensioni (non superiori a 2.500 metri quadrati): condizioni di accessibilità, funzionalità, fruibilità dei servizi attraverso un idoneo inserimento nel contesto ambientale, adeguata viabilità e sicurezza stradale, interventi di mitigazione, di favorevole impatto socio economico in termini di sviluppo commerciale, di ulteriore offerta a tutela dei consumatori anche in termini di rilancio della concorrenza.

Il nuovo regolamento come ha spiegato l’assessore al commercio Andrea Corsini, recepisce la recente normativa regionale, nazionale ed europea ed è in analogia con gli strumenti di pianificazione urbanistica Psc, Rue e Poc nel perseguire l’obiettivo di valorizzare e rilanciare il territorio sia sotto il profilo politico commerciale che di quello urbanistico. Il consigliere Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna ha presentato un proprio emendamento volto ad introdurre una moratoria al rilascio delle autorizzazioni per le strutture di vendita medio grandi (da 1501 a 2500 metri quadrati), della durata massima di due anni, motivandola con la necessità di effettuare uno studio volto ad accertare eventuali situazioni di squilibrio e saturazione nella rete commerciale in conseguenza dell’espansione delle grandi strutture rispetto alla contrazione delle piccole e medio-piccole.

La proposta di Ancisi aveva avuto il parere negativo della dirigente del servizio commercio, ritenendolo contrastante, con la normativa di legge sulla liberalizzazione dei servizi. Ancisi ha però invitato il consiglio a tener conto del fatto che “le leggi richiamate in tale parere non si applicano, esplicitamente, quando sono in gioco superiori finalità o utilità pubbliche, che nel caso sono date dalla necessità di non impedire l’accesso ai beni di prima necessità nei quartieri urbani e soprattutto nella frazioni e nel litorale (durante i mesi invernali), che, in presenza di cittadini anziani o con problemi fisici non in grado di affrontare le distanze dai maggiori centri commerciali, vedono progressivamente chiudersi i negozi di vicinato. Altra emergenza sociale legata agli scompensi della rete commerciale è la perdita dei posti di lavoro conseguente alla chiusura dei negozi, non compensata dalle opportunità offerte dalle nuove grandi strutture (si è calcolato che, a fronte di dieci posti perduti, se ne istituisce solo uno di nuovi).Bisogna quindi – ha sottolineato - studiare le dimensioni e le cause di questo fenomeno, aggravato anche dalla crisi economica e dalla riduzione dei consumi, prima di andare ad ulteriori espansioni dei supermercati di notevole dimensione, peraltro soggetti ad estendere le condizioni di oligopolio esistenti a Ravenna”.

Ancisi ha ringraziato tutti i gruppi di opposizione per avere approvato il suo emendamento, “purtroppo respinto dalla maggioranza”, dichiarando altresì che “il testo del regolamento, a prescindere dall’opportunità di soprassedere temporaneamente alla sua applicazione solamente per le strutture da 1501 a 2500 metri quadrati, è condivisibile riguardo ai requisiti di qualità richiesti per la concessione, da parte del Comune delle autorizzazioni”. Nel corso del dibattito sono intervenuti i consiglieri Paolo Guerra di lega nord e Elisa Renda di 5stelle e Gianandrea Baroncini del Pd (intevento fornito dal consigliere): “Questo è per noi un argomento molto delicato che abbiamo affrontato con la massima serietà . La difficoltà del sistema economico e produttivo in un contesto molto difficile, impone infatti la più assoluta sensibilità ed attenzione. Così come, con il massimo rispetto, prendiamo atto dei pareri delle associazioni di categoria ribadendo la volontà di tenere sempre monitorato l'andamento della crisi e gli sviluppi nella nostra comunità . Il quadro normativo si rifà al DL 114 del 98 e alla legge Regionale 14/99 che traduce in norma attuativa le disposizioni dell'art. 6 della legge nazionale. La LR prevede che i Comuni, ai fini dell'adeguamento dei propri strumenti urbanistici generali ed attuativo, articolino le norme relative alle medie strutture in relazione ai due settori merceologici (alimentare e non alimentare) e alla sottodivisione: A) medio piccole, da 150 a 1500 Mq; B) medio grandi, da 1500 a 2500 Mq. Le strutture con superfici superiori ai 2500 Mq sono di rilevanza sovracomunale e, quindi, di competenza della pianificazione provinciale. Siamo ora, in questo quadro, a riscrivere il regolamento approvato adottato in consiglio comunale nel 2000 e tuttora in uso. Nel frattempo, sappiamo bene che son entrati in opera i nuovi strumenti urbanistici RUE e POC, da cui ovviamente tutta la normativa comunale sulla rete distributiva commerciale non può prescindere per compatibilità . C'è poi la nuova normativa europea del 2006 tradotta nel decreto relativo ai servizi nel mercato interno (direttiva Bolkestein) che va in una direzione di liberalizzazione delle attività e dei servizi per favorire lo sviluppo del mercato e tutelare la concorrenza. Già in quel provvedimento e concesso di prevedere strumenti di programmazione per soli motivi imperativi di interesse generale che attengono alla tutela dell'ambiente, del territorio e della sicurezza urbana. Quindi già dal 2006 è vietatala soppressine delle autorizzazioni riferite a contingenze, parametri, numerici o quote di mercato. Rientrano però a pieno titolo tra i motivi imperativi i dettami legati alla programmazione urbanistico - commerciale. Così- alla luce della necessità di avvalersi di criteri di qualità da tradurre in accessibilità , fruibilità dei servizi, funzionalità attraverso l'idoneo inserimento nel contesto ambientale (viabilità , sicurezza stradale, favorevole impatto socio-economico) siamo oggi a rimodulare gli attuali criteri per il rilascio delle autorizzazioni per le medie strutture di vendita. Nel merito si chiede in sostanza di rispettare alcuni principi generali imprescindibili e che ci consentono di non dare il via a qualsivoglia liberalizzazione selvaggia. Il rispetto dei requisiti morali e professionali; il rispetto e la congruità con le norme urbanistiche; Il rispetto delle norme di polizia urbana, annonaria e di igiene sanitaria. Introduciamo l' obbligo di fornire una valutazione preventiva Dell'impatto sui flussi del traffico, di ripercussioni sulla viabilità precedente, della presenza di aree di pertinenza, della dotazione di servizi igienici e sulla compatibilità ambientale. Si introducono inoltre la valutazione di elementi socio-economici con riferimento al bacino di mercato e di utenza. Per le strutture medio grandi inoltre imponiamo l'eventuale dimensionamento dei punti di connessione con le reti esterne e l'attenzione alla viabilità ciclo-pedonale”.

Gianandrea Baroncini del Pd dichiarando il voto favorevole alla delibera, ha detto: “ E’ un regolamento equilibrato che cerca di ottenere la massima programmazione possibile, cerca di preservare l'equilibrio ambientale mirando alla massima incisività pur integrandosi in un quadro normativo che marca una profonda liberalizzazione che purtroppo non sempre finisce per impattare positivamente nel contesto in cui si inserisce. La semplificazione e gli standard qualitativi che ne scaturiscono rappresentano ad ogni modo un passo avanti importante del quadro normativo della nostra amministrazione”.

In merito all’emendamento di Ancisi, Baroncini ha annunciato il voto contrario pur affermando di comprenderne le ragioni. Per il gruppo Pdl è intervenuto il capogruppo Nereo Foschini che si è dichiarato favorevole all'emendamento di Ancisi affermando che "una opportuna valutazione di natura politica alla rete distributiva sarebbe necessaria. In un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, incrementare, l'utilizzo di grandi aree ha una forte incidenza sulla vita locale e sul territorio. E' evidente e opportuno un esame alla rete distributiva da parte di noi amminatratori di fronte a una sperequazione già in atto" motivando in tal modo l'astensione del suo gruppo alla delibera.

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