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"Il partito che vogliamo: costruiamo un nuovo Partito repubblicano italiano"

E' stata presentata la mozione in preparazione del congresso del Pri, che verrà proposta in tutte le sezioni del partito per le assemblee precongressuali

Martedì nella sede del Partito repubblicano italiano di Ravenna è stata presentata la mozione in preparazione del congresso del Pri, che verrà proposta in tutte le sezioni del partito per le assemblee precongressuali. Il congesso, salvo cambiamenti di programma, si svolgerà il 17 e 18 giugno prossimi.

"Il Pri di Ravenna ha ottenuto, alle ultime consultazioni amministrative, 3154 voti (4,43%) ed ha conseguito l’elezione di 2 consiglieri comunali. Un buon risultato - commenta Paolo Gambi - Tuttavia sfuggono (e non sono mai stati oggetto di alcun livello di adeguato studio) i grandi dati politici di queste elezioni, che sono due: per la prima volta la coalizione di centro sinistra non costituisce più la maggioranza degli elettori, avendo raggiunto una quota del solo 46,50%; inoltre, per la prima volta il Pri, con i suoi soli voti, non sarebbe stato in grado di eleggere rappresentanti in consiglio comunale. Evidentemente si tratta di due elementi che i repubblicani di Ravenna, se vogliono compiere un’analisi attenta ed utile a comprendere il loro futuro, devono tenere in assoluta considerazione. Oggi la città è contendibile e la prospettiva della continuazione della “egemonia” del Pd non più ineluttabile".

"Il tema centrale è il seguente - continua Gambi - Se il Pri continuerà ad essere visto e percepito come il permanente alleato di un Pd che, oltretutto, oggi non è neppure in grado di giocare una effettiva leadership nella città ed il Pri non avrà la capacità di impostare proprie battaglie politico-amministrative e di imporle nell’agenda della discussione della città, coinvolgendo settori sociali, allora si rischia di essere travolti. Non indichiamo la via di abbandonare, oggi, la collaborazione alla guida della città con il Pd. Chiediamo, tuttavia, un cambio di passo del partito repubblicano di Ravenna per essere all’altezza della sfida che ha di fronte. Dobbiamo ritornare allo spirito “rivoluzionario” delle origini, alla cultura democratica estranea alla cultura politica dominante, dobbiamo costruire una “ribellione democratica” contro una classe dirigente incapace. Dobbiamo essere radicalmente europeisti, radicalmente per la programmazione economica, radicalmente a favore dei nuovi diritti civili, radicalmente estranei alla cultura del potere ed impegnati a ricostruire il ruolo e la funzione dei partiti politici, come luoghi di costruzione di un pensiero di Paese, di società, di relazione tra gli uomini, poiché senza questo sforzo continuerà a prevalere la superficialità, il pressapochismo, l’opportunismo che sono le sole “qualità” della politica di oggi".

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