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"Il porto come una camera a gas", sforamenti PM10 alle stelle

La segnalazione arriva dai due consiglieri di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi e Stefano Donati: "La centralina Sapir, con i suoi 73 sforamenti, risulta essere, in regione, la centralina con il più alto numero di sforamenti"

“Avevamo dato l’allarme già a gennaio, segnalando come a Ravenna la qualità dell’aria fosse pessima, con valori di PM10 altissimi nelle varie centraline. Ma il dato peggiore, rilevato da ARPA, arriva dalla centralina Sapir, che, ad oggi (venerdì ndr), con i suoi 73 sforamenti, rispetto ai 35 massimi consentiti su tutto l’anno, risulta essere, in regione, la centralina con il più alto numero di sforamenti rispetto ai limite di legge”. La segnalazione arriva dai due consiglieri di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi e Stefano Donati.

“Un dato che certamente evidenzia quale sia il pericolo reale per tutti coloro che lavorano nell’area portuale. Non stiamo monitorando una zona deserta, ma un’area industriale dove giornalmente lavorano migliaia di operatori ed addetti. Inoltre, avere valori così alti di PM10 proprio a ridosso del centro urbano non è rassicurante neppure per la popolazione residente in città. A questa situazione si aggiungono poi i dati preoccupanti delle altre centraline di Ravenna che già ad oggi hanno superato abbondantemente il limite massimo annuale di 35 sforamenti. Il quadro è ulteriormente aggravato dai dati altissimi di ozono rilevati nell’aria in questo periodo. Le famigerate “polveri sottili” rappresentano l’inquinante più pericoloso: penetrano nei polmoni, causando o aggravando patologie polmonari (attacchi di asma, ridotta funzionalità dei polmoni, bronchiti croniche) e da lì passano nel sangue, inducendo problemi al sistema cardiovascolare; possono colpire il sistema nervoso centrale, il sistema riproduttivo e causare tumori”, spiegano i due consiglieri.  

PROPOSTE DI LISTA PER RAVENNA PER RIDURRE L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO
“Noi avanziamo le nostre proposte, ricavate anche da esperienze di altre città: 1) costituzione di un’unità di crisi con ARPA, AUSL, associazioni produttive e ambientaliste e Autorità portuale; 2) potenziamento delle piste ciclabili nelle zone strategiche urbane (vedi il progetto di LpRA già presentato); 3) campagne pubblicitarie per promuovere l’uso dei mezzi pubblici e ridisegnare gli itinerari cittadini degli autobus; 4) incentivi per l’acquisto di auto con emissioni ridotte o nulle; 5) incentivi per l’installazione di impianti GPL e METANO su auto già in circolazione (raggiungere entro cinque anni la quota del 30 per cento, rispetto al 18 per cento attuale); 5) obbligo per l’amministrazione comunale di dotarsi esclusivamente di auto a basso impatto ambientale; 6) diffondere una coscienza sociale rispettosa dell’ambiente con appositi progetti utili per coinvolgere i cittadini, con particolare attenzione agli studenti delle scuole superiori; 6) vietare l’ingresso in città ai mezzi pesanti diretti o provenienti dal porto, responsabili di gran parte dell’inquinamento; 7) pari divieto per i veicoli commerciali diesel pre-euro senza filtro particolato (una restrizione presa ad Ancona per il traffico portuale); 8) messa in atto, da subito, di una capillare azione di verifica e controllo delle emissioni delle attività produttive; 9) un provvedimento di chiusura delle porte dei negozi, che limiti sprechi energetici e inquinamento (in base ad alcune stime, l’apertura delle porte degli esercizi commerciali in inverno, grazie all’effetto di corrente cosiddetto “lama di calore” nella zona di ingresso, porta a maggiori consumi variabili tra il 30 e il 70%, con inevitabili ricadute di smog);  10) un provvedimento che determini lo spegnimento del motore del mezzo durante le fermate in prossimità dei semafori (lo stesso semaforo è bene che sia dotato di countdown luminoso così da aiutare l’automobilista nei tempi di attesa).
La Commissione Europea stima che ogni anno in Europa avvengano circa 350.000 morte premature per inquinamento atmosferico. La pianura padana è tra le aree più critiche. Se le nostre proposte non vanno bene se ne facciano delle altre. Non tolleriamo più l’immobilismo di questa Amministrazione. Il passo successivo è una formale denuncia alla Commissione europea, come già fatto dall’Associazione Difesa Utenti e Consumatori nel Veneto”

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